Sala 8 Sala delle lunette – Alcova – Palazzo Martinengo Cesaresco
L’ultima sala dell’enfilade a sera (Sala 8), utilizzata come alcova e affrescata da Giuseppe Manfredini (Tanzi 1985, p. 89), finge un porticato formato da colonne singole o binate, con fusti scanalati e capitelli a foglie d’acanto e volute, sostenute da un cornicione inciso con un motivo a onda continua, a sua volta poggiante su uno zoccolo con riquadri in finto rilievo: i riquadri posti sono le colonne binate, presenti nelle pareti aperte dalle porte di passaggio tra i vari ambienti, sono ornati con girali in finti rilievi monocromi, mentre i riquadri di maggiori dimensioni sono dipinti con una doppia baccellatura divisa da cerchi. Nella parete rivolta verso il cortile, il motivo del porticato si interrompe per lasciare spazio alle due finestre. Sulle altre tre pareti, il porticato si apre su un cielo stellato, parzialmente oscurato da drappi bianchi ricamati con motivi vegetali e floreali. I tessuti sono fissati alle colonne e al cornicione, in modo da rimanere distesi e mostrare i medaglioni ottagonali centrali, raffiguranti personaggi della mitologia classica: Vesta, Diana ed Endimione, Orfeo e Euridice, Arianna abbandonata da Teseo sull’isola di Nasso (interpretata anche come Medea che attende la nave di Giasone. Cfr. Tanzi 1985, p. 91). Nell’apertura centrale dell’unica parete priva di porte e finestre il drappo è nascosto da un baldacchino dipinto, decorato al suo interno da encarpi. Lo spazio tra le colonne binate è occupato da teste femminili e festoni di fiori e foglie intrecciati con nastri turchesi. Il cornicione di raccordo tra pareti e soffitto, ornato con grottesche, contiene medaglioni con scene mitologiche legate al tema dell’amore e del sonno: Amore e Psiche, Ero e Leandro, Venere e Adone e Eos e Titone. Le soprapporte raffigurano paesaggi (allegorie delle quattro stagioni). Le quadrature architettoniche della volta fingono aperture a doppio arco a sesto acuto e ogivale al centro dei lati, aperture ad arco negli angoli e un oculo centrale, sempre affacciati sul cielo stellato. Nelle aperture angolari sono posti incensieri di varia forma, sotto gli archi al centro delle pareti vi sono figure femminili, putti e uccelli legati al tema della notte (gallo e civette), mentre nell’oculo ottagonale campeggia un ibis con le ali spiegate. Le cornici che formano la struttura architettonica sono dipinte con motivi a candelabra monocromi a finto rilievo e con rami fiorati e fogliati in policromia.
Stefania Cretella
Gian Enrico Manzoni, Palazzo Martinengo Cesaresco dell’Aquilone, senza editore, s.d., pp. 5-6; Fausto Lechi, Le dimore bresciane in cinque secoli di storia, Vol. 3: Il Cinquecento nella città, Edizioni di Storia Bresciana, 1974, pp. 89, 91; Itinerario di Brescia neoclassica, 1797-1859, catalogo della mostra “Il mito del decoro privato, architettura neoclassica a Brescia, 1797-1859”, a cura di Francesco Amendolagine, Centro Di, Firenze 1979, p. 172; Marco Tanzi, Aspetti della pittura neoclassica in Lombardia tra Rivoluzione e Restaurazione: Giuseppe Manfredini (1789-1815), in “Ricerche di storia dell’arte”, n. 26, 1985, pp. 89-91; Il Palazzo Martinengo Cesaresco dell’Aquilone, Editrice La Scuola, Brescia 2003, pp. 115-118;
Stefania Cretella, Università Cattolica del Sacro Cuore, Istituto Arici, già palazzo Martinengo Cesaresco, in Stefania Cretella (a cura di), Miti e altre storie. La grande decorazione a Brescia. 1680-1830, Grafo, Brescia 2020, p. 307.
Palazzo Martinengo Cesaresco, ora sede dell’Università cattolica e del Collegio Arici – Brescia
Brescia
Elenco immagini:
Giuseppe Manfredini, Decorazione della parete orientale, 1797-1799
Giuseppe Manfredini, Orfeo e Euridice, 1797-1799
Giuseppe Manfredini, Decorazione della parete settentrionale, 1797-1799
Giuseppe Manfredini, Diana e Endimione, 1797-1799
Giuseppe Manfredini, Soprapporta con Allegoria dell’inverno, 1797-1799
Giuseppe Manfredini, Decorazione della volta, 1797-1799
Giuseppe Manfredini, Decorazione della volta, 1797-1799
Giuseppe Manfredini, Ibis su cielo stellato, 1797-1799