Campi, Società Ceramica Italiana di Laveno, Vaso C 5 e derivati

Campi, Società Ceramica Italiana di Laveno, Vaso C 5 e derivati

 
Autore / manifattura: Antonia Campi, per la Società Ceramica Italiana di Laveno
Datazione: 1949 – 1953
Tecnica e materiali: terraglia a colaggio
 
 

Il Vaso C 5 fu il primo progetto documentato della Campi realizzato dalla Società Ceramica Italiana di Laveno e rappresenta uno dei modelli-simbolo frutto della collaborazione tra la creatività della designer e le possibilità tecniche della manifattura. Il vaso ha una forma asimmetrica e panciuta che si allunga nel collo stretto e aperto “a boccaglio”, definendo linee fluide e sempre diverse a seconda del punto di osservazione. Questo genere di invenzioni si rivelarono perfette per la produzione seriale a colaggio, dimostrando una rara capacità di coniugare le esigenze estetiche, frutto di una visione moderna e personale, con le necessità industriali. Anche le scelte di decorazione pittorica dell’oggetto si muovevano in una chiara direzione seriale, ricorrendo a smaltature monocrome a stesura lucida e omogenea (più rari i casi marmorizzati come quello in esame) o a una bicromia con smalti a contrasto, che separano verticalmente e con precisione la superficie in due aree, evidenziando ulteriormente l’andamento asimmetrico dell’oggetto. Esistevano poi delle versione in bianco opaco decorate con un motivo floreale stilizzato o con un Arlecchino, che richiedevano però un tempo di realizzazione più lungo.

La monocromia e la bicromia erano frutto di scelte estetiche, soprattutto nella combinazione optical del bianco e nero, ma anche di esigenze tecniche: muovendosi alla ricerca di soluzioni che potessero velocizzare il processo di smaltatura, Antonia Campi, con l’aiuto dell’architetto Bruno Ravasi, decise di provare una tecnica base della decorazione ceramica, che consisteva nell’immergere gli oggetti direttamente in una vasca piena del colore prescelto. Dopo molti tentativi, i tecnici della fabbrica riuscirono a controllare il processo per evitare sgocciolature, sovrapposizioni o aree prive di colori (Antonia Campi. Antologia Ceramica 1947-1997, catalogo della mostra (Cerro di Laveno Mombello, Museo Internazionale Design Ceramico Civica Raccolta di Terraglia, 9 maggio – 2 agosto 1998) a cura di Enzo Biffi Gentili, Electa, Milano, 1998, pp. 15-16).

Il vaso C 8 ripropone le stesse forme del modello precedente, ma con l’aggiunta dell’ansa laterale. Oltre alle varianti monocrome o in netta bicromia, la manifattura produceva esemplari con motivi figurativi (automobile) e astratti, dipinti a mano. Il vaso in esame, con anelli concentrici in bianco e nero, rientra in quest’ultima categoria.

Le linee fluide e i riferimenti a forme tratte dal mondo naturale trovano un sorprendente corrispettivo in opere coeve ideate da artisti stranieri, come dimostra il confronto proposto da Gio Ponti nell’articolo dedicato al VIII Concorso Nazionale della Ceramica d’Arte di Faenza del 1949, nel quale la foto dei due vasi della Campi è accostata a un vaso dello svedese Hans Heldberg, che interpreta le medesime forme della Campi ma con uno spirito arcaicizzante e tribale molto lontano dal gusto dell’artista italiana (Gio Ponti, Picasso anche a Faenza, n. 239, ottobre 1949, p. 21).

Secondo quanto suggerito da Enzo Biffi Gentili, questi primi lavori seriali potrebbero essere il risultato della rielaborazione di un precedente progetto di vaso, realizzato in esemplare unico nel 1948, del quale mantengono l’asimmetria, mitigandone però i tratti spigolosi (Antonia Campi…, 1998, p.14).

Sulla stessa linea si collocano anche i più tardi Vaso C 143 e Portalampada C 338. Il vaso rielabora le medesime forme, rendendo l’oggetto più panciuto e meno slanciato, e aggiungendo, rispetto ai modelli precedenti, uno sbalzo nel modellato che determina un ulteriore movimento sulla superficie. Oltre agli esemplari in monocromia e in bicromia con interno bianco ed esterno colorato, la manifattura realizzava alcuni esemplari dipinti a mano su fondo bianco o avorio, come l’esemplare con un paesaggio di stampo picassiano, la versione con pennellate libere di ispirazione informale (si pensi alle tele di Hartung) e la variante con gatti, come il vaso in esame.

Il portalampada si muove nella direzione opposta, stirando e allungando la silhouette del vaso-matrice C 5, trasformando e semplificando anche l’imboccatura, in linea con la differente destinazione d’uso dell’oggetto. Oltre alle consuete varianti monocrome in molteplici tonalità, anche per il portalampada erano previste varianti con decorazioni raffiguranti Arlecchino, un’automobile d’epoca, un battello a ruota e la serie di gatti già utilizzati nel Vaso C 143. L’esemplare in esame, dalla superficie decorata in rilevo, è una edizione successiva, realizzata nello stabilimento Laveno Lago della Pozzi-Ginori, ditta nata nel 1975 dalla fusione tra la Pozzi e la Società Ceramica Italiana Richard-Ginori, che dieci anni prima aveva assorbito la Società Ceramica Italiana di Laveno.

I Portalampada C 196 e C 231 fondono invece in un’unità armonica due caratteristiche tipiche del linguaggio della Campi della prima metà degli anni cinquanta: la linea fluida e asimmetrica inaugurata con il Vaso C 5 e la propensione per riferimenti zoomorfi, sperimentati ad esempio nel Servizio Gallina. Nel caso del modello C 196 la forma base, che si ritrova anche nel Portalampada C 338, si allunga posteriormente e si appoggia su tre piedini conici che fanno somigliare l’oggetto a una foca. La similitudine appare ancora più evidente quando si avvita la lampadina, che diviene una sorta di palla che l’animale tiene in bilico sul muso, ricordando uno dei tipici numeri da circo eseguiti dall’animale marino. Il modello venne ideato nel 1950 e prodotto con una decorazione floreale realizzata a mano, mentre la produzione seriale degli esemplari in bicromia iniziò nel 1953.

Il Portalampada C 231 dilata le forme in larghezza, creando una sagoma tondeggiante e affusolata che ricorda l’incedere impettito di una papera. La superficie dell’oggetto, dipinta come di consueto in tinta unita o in bicromia, è vivacizzata dalla presenza di incavi tondeggianti dalle funzioni puramente estetiche.

Stefania Cretella

Bibliografia:

Vaso C 5Astrattismo e ceramica, in “Domus”, n. 244, marzo 1950, p. 28; Anty Pansera, Antonia Campi. Creatività, forma e funzione. Catalogo ragionato, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 2008, p. 132-133, cat. 2.1; Carlo Sironi, Antonia Campi. Opere scelte 1949-2009, Allemandi, Torino, 2009, pp. 28-29, 88; Antonia Campi: fantasie di serie, fantasie d’eccellenza, brochure della mostra a cura di Jadranka Bentini, Anty Pansera, Mariateresa Chirico (Faenza, Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza, 4 ottobre 2009 – 31 gennaio 2010, Silvana editoriale, Cinisello Balsamo, 2009, p. 11; Geometrie impossibili: le ceramiche di Antonia Campi, catalogo della mostra (Sondrio, Galleria Credito Valtellinese, Palazzo Sertoli, MVSA, Palazzo Sassi de’ Lavizzari, 28 settembre – 17 novembre 2012; Milano , Museo Diocesano, 4 dicembre 2012 – 6 gennaio 2013), a cura di Anty Pansera e Mariateresa Chirico, Verona, 2012, p. 72; Geometrie impossibili: le ceramiche di Antonia Campi, catalogo della mostra (Sondrio, Galleria Credito Valtellinese, Palazzo Sertoli, MVSA, Palazzo Sassi de’ Lavizzari, 28 settembre – 17 novembre 2012; Milano , Museo Diocesano, 4 dicembre 2012 – 6 gennaio 2013), a cura di Anty Pansera e Mariateresa Chirico, Verona, 2012, p. 93

Vaso C 8Astrattismo e ceramica, in “Domus”, n. 244, marzo 1950, p. 28; Ceramiche e tessuti, in “Domus”, n. 252-253, novembre-dicembre 1950, p. 72; Anty Pansera, Antonia Campi. Creatività, forma e funzione. Catalogo ragionato, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 2008, pp. 136-137, cat. 2.3; Carlo Sironi, Antonia Campi. Opere scelte 1949-2009, Allemandi, Torino, 2009, pp. 34, 88; Geometrie impossibili: le ceramiche di Antonia Campi, catalogo della mostra (Sondrio, Galleria Credito Valtellinese, Palazzo Sertoli, MVSA, Palazzo Sassi de’ Lavizzari, 28 settembre – 17 novembre 2012; Milano , Museo Diocesano, 4 dicembre 2012 – 6 gennaio 2013), a cura di Anty Pansera e Mariateresa Chirico, Verona, 2012, p. 96

Vaso C 143: Anty Pansera, Antonia Campi. Creatività, forma e funzione. Catalogo ragionato, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 2008, pp. 160-161, cat. 2.38; Geometrie impossibili: le ceramiche di Antonia Campi, catalogo della mostra (Sondrio, Galleria Credito Valtellinese, Palazzo Sertoli, MVSA, Palazzo Sassi de’ Lavizzari, 28 settembre – 17 novembre 2012; Milano , Museo Diocesano, 4 dicembre 2012 – 6 gennaio 2013), a cura di Anty Pansera e Mariateresa Chirico, Verona, 2012, p. 77

Portalampada C 338: Anty Pansera, Antonia Campi. Creatività, forma e funzione. Catalogo ragionato, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 2008, p. 178, cat. 2.70

Portalampada C 196: Anty Pansera, Antonia Campi. Creatività, forma e funzione. Catalogo ragionato, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 2008, p. 167, cat. 2.47; Carlo Sironi, Antonia Campi. Opere scelte 1949-2009, Allemandi, Torino, 2009, pp. 54, 89; Geometrie impossibili: le ceramiche di Antonia Campi, catalogo della mostra (Sondrio, Galleria Credito Valtellinese, Palazzo Sertoli, MVSA, Palazzo Sassi de’ Lavizzari, 28 settembre – 17 novembre 2012; Milano , Museo Diocesano, 4 dicembre 2012 – 6 gennaio 2013), a cura di Anty Pansera e Mariateresa Chirico, Verona, 2012, p. 93

Portalampada C 231Antonia Campi. Antologia Ceramica 1947-1997, catalogo della mostra (Cerro di Laveno Mombello, Museo Internazionale Design Ceramico Civica Raccolta di Terraglia, 9 maggio – 2 agosto 1998) a cura di Enzo Biffi Gentili, Electa, Milano, 1998, p. 49; Anty Pansera, Antonia Campi. Creatività, forma e funzione. Catalogo ragionato, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 2008, p. 171, cat. 2.52; Geometrie impossibili: le ceramiche di Antonia Campi, catalogo della mostra (Sondrio, Galleria Credito Valtellinese, Palazzo Sertoli, MVSA, Palazzo Sassi de’ Lavizzari, 28 settembre – 17 novembre 2012; Milano , Museo Diocesano, 4 dicembre 2012 – 6 gennaio 2013), a cura di Anty Pansera e Mariateresa Chirico, Verona, 2012, p. 79

 

Elenco immagini:

Antonia Campi, per la Società Ceramica Italiana di Laveno, Vaso C 5, 1949, terraglia a colaggio, h 37,5 x diam. 15,9 cm, collezione privata



 

Antonia Campi, per la Società Ceramica Italiana di Laveno, Vaso C 5, 1949, terraglia a colaggio, h 37,5 x diam. 15,9 cm, collezione privata



 



 



 

Antonia Campi, per la Società Ceramica Italiana di Laveno, Vaso C 8, 1949, terraglia a colaggio, h 26 x 13 x 10 cm, collezione privata



 

Marchio del Vaso C 8 di Antonia Campi per la Società Ceramica Italiana di Laveno



 

Antonia Campi, per la Società Ceramica Italiana di Laveno, Vaso C 143, 1952, terraglia a colaggio, h 50 x 21,5 x 21,5cm, collezione privata



 

Marchio del Vaso C 143 di Antonia Campi per la Società Ceramica Italiana di Laveno



 

Antonia Campi, per la Società Ceramica Italiana di Laveno, Vaso C 143 con decoro “Gatto”, 1952, terraglia a colaggio, h 50 x 21,5 x 21,5cm, collezione privata



 

Marchio del Vaso C 143 con decoro “Gatto” di Antonia Campi per la Società Ceramica Italiana di Laveno



 

Antonia Campi, per la Pozzi-Ginori, Portalampada C 338, post 1975 (ideazione 1954), terraglia a colaggio, h 48,8 x 13 x 13 cm, collezione privata



 

Antonia Campi, per la Società Ceramica Italiana di Laveno, Portalampada C 196, 1953, terraglia a colaggio, h 36,5 x 19 x 15 cm, collezione privata



 

Marchio del Portalampada C 338 di Antonia Campi per la Pozzi-Ginori



 

Antonia Campi, per la Società Ceramica Italiana di Laveno, Portalampada C 196, 1953, terraglia a colaggio, 36,5 x 19 x 15 cm, collezione privata



 

Antonia Campi, per la Società Ceramica Italiana di Laveno, Portalampada C 231, 1953, terraglia a colaggio, h 22 x 11,5 x 11 cm, collezione privata



 

Marchio del Portalampada C 231 di Antonia Campi per la Società Ceramica Italiana di Laveno