Laveri

Dopo un’iniziale formazione e attività nel campo cinematografico e teatrale, l’artista savonese si dedicò prevalentemente alla produzione artistica, trovando nella ceramica il mezzo tecnico più adatto per esprimere la propria creatività, sempre influenzata dal suo occhio da regista e appassionato cinefilo. La fase sperimentale può considerarsi conclusa nel 1984, quando presentò la serie Cineceramica, costituita da Fotogrammi in ceramica dedicati ai grandi film. Fin da questo primo gruppo di opere, che segnano l’inizio della sua produzione matura, lo stile e gli interessi di Laveri si orientano verso una personale interpretazione ironica e giocosa dei simboli della cultura occidentale del XX secolo, poggiando le basi su linguaggi artistici ormai consolidati, come il dadaismo duchampiano di inizio secolo, la pop art di Oldenburg, Oppenheim e Warhol, l’arte povera di Pascali e Kounellis.
L’oggetto quotidiano, apparentemente semplice e banale, viene estrapolato dal suo contesto abituale, realizzato in materiali a lui estranei, reso monumentale nelle dimensioni e scintillante nei colori, privandolo di fatto della sua identità e funzionalità e trasformandolo in un’icona del suo tempo, in un oggetto da desiderare e possedere per il puro piacere estetico, in un costante oscillare tra il fascino retrò degli anni sessanta e la sfavillante modernità contemporanea.
Nascono in quest’ottica le opere della serie Truka, rossetti di varie dimensioni e colori che divengono un simbolo della bellezza artificiosa e del mondo glamour hollywoodiano; le giganti e coloratissime penne stilografiche della serie Stylo, ispirate, come sottolineato dallo stesso artista, alla penna del commissario Basettoni, ricordo delle letture d’infanzia (Giorgio Laveri. Terre non convenzionali, catalogo della mostra (Castellamonte, 3 settembre – 3 ottobre 2010), a cura di Vittorio Amedeo Sacco, Stendhal, Torino, 2010, p. 12); le diverse combinazioni di birilli e palle da bowling del ciclo Strike, simbolo evidente di uno dei più iconici divertimenti di massa caratteristici della cultura americana. In quest’ultimo caso, le opere si caricano di un significato più profondo, quasi di carattere esistenzialista, che tende a identificare nei birilli gli essere umani e nella palla il destino dell’umanità: “Ho la sensazione di vivere in una parte dell’universo dove uomini e donne mostrano la loro fragilità di fronte a un potere capace di organizzare grandi manifestazioni dove ognuno crede, o ha la sensazione, di essere al centro della scena, dove tutto apparentemente è lecito. Non è così. È il quotidiano che fa Strike; e l’ingranaggio che ci rialza ci ripresenterà ancora una volta come bersagli per una nuova boccia che ci abbatterà” (Giorgio Laveri. Terre non convenzionali, 2010, p. 16).
Il cambiamento di scala di questi oggetti comuni, riprodotti fedelmente nelle loro proporzioni, determina un effetto destabilizzante e crea un nuovo rapporto tra realtà e immaginazione; come sostenuto dallo stesso artista, “sono sculture che raccontano, risvegliano la voglia di sognare, il desiderio di credere ancora alle favole da grandi, e non basta farsi piccoli piccoli per guardarle dal basso verso l’alto e farsi stupire, bisogna anche crederci”.
Stefania Cretella
Truka: Giorgio Laveri ceramista, catalogo a cura di Riccardo Zelatore, 2004, pp. 11-12; Giorgio Laveri. Terre non convenzionali, catalogo della mostra (Castellamonte, 3 settembre – 3 ottobre 2010), a cura di Vittorio Amedeo Sacco, Stendhal, Torino, 2010, pp. 6-11
Stylo Arlequin: Giorgio Laveri. Terre non convenzionali, catalogo della mostra (Castellamonte, 3 settembre – 3 ottobre 2010), a cura di Vittorio Amedeo Sacco, Stendhal, Torino, 2010, p. 14
Strike: Giorgio Laveri. Terre non convenzionali, catalogo della mostra (Castellamonte, 3 settembre – 3 ottobre 2010), a cura di Vittorio Amedeo Sacco, Stendhal, Torino, 2010, p. 17
Elenco immagini:
Giorgio Laveri, Truka, terracotta policroma con interventi in oro a terzo fuoco, h 110 x diam. 35 cm, collezione privata
Giorgio Laveri, per Ceranima, Stylo Arlequin, 2007, terracotta policroma con interventi in oro a terzo fuoco, tappo: 29 x diam. 8,6 cm, penna: 62 x diam. 8 cm, collezione privata
Marchio della scultura Stylo Arlequin di Giorgio Laveri
Giorgio Laveri, Strike, 2007, terracotta policroma con interventi al platino a terzo fuoco, h 37 x 37 x 32 cm, collezione privata
Firma della scultura Strike di Giorgio Laveri