Salone d’Apollo – Palazzo Martinengo Palatini
Il grande Salone d’Apollo, posto al centro del piano nobile e affacciato su piazza del Mercato, non deve il suo nome al programma iconografico, ma probabilmente all’utilizzo fattone all’inizio del Novecento come salone da concerti dell’Istituto Musicale Venturi.
Le pareti, dipinte con una tinta azzurra, chiara e uniforme, ospitano sei imponenti medaglioni con cornici in stucco arricchite da grappoli di frutti legati a nastri e foglie d’acanto, che sulla sommità creano una sorta di stemma che sale fino al cornicione sul quale si imposta la volta e le finestre superiori, anch’esse impreziosite da stucchi bianchi. I medaglioni dei lati minori sono ulteriormente decorati da una coppia di putti e dall’aquila dei Martinengo posta sul cornicione. All’interno delle cornici, intorno al 1715 Giulio Quaglio ha affrescato sei episodi di storia antica, tratti dalle Storie di Alessandro Magno di Quinto Curzio Rufo. La parete rivolta verso il cortile interno ospita due riquadri inseriti tra finestre: Muzio Scevola che mette il braccio sul fuoco davanti a Porsenna e Artemisia che beve le ceneri del marito; sulla parete minore è raffigurato Camillo che conquista Falerii ed usa clemenza alle donne che gli offrono le chiavi della città etrusca; tra le porte-finestre della parte verso la piazza sono affrescati Il Messo di Alessandro e familiari di Dario e Alessandro mette a ferro e fuoco la città di Tiro; sull’ultimo lato si trova Creso gettato nel fuoco per ordine di Ciro (distrutto durante la seconda guerra mondiale e ridipinto nel 1948 da Tita Mozzoni sulla base di fotografie: “Iulius Qualeus de Lanijno comesi p.t anno MDCCXV Rifatto nel MCMIIL da T. Mozzoni”).
Al centro della volta, Quaglio realizza il Ricevimento di Ercole nel concilio degli dei nell’Olimpo (Giove, Giunone, Genio alato, Merito, Flora, Venere, Cupido, Marte, Saturno, Nettuno, Plutone, Cerere, Bacco, Diana, Urania, Atena), tema che rimanda alla nomina di Ercole Martinengo a conte palatino assegnatagli dall’imperatore Massimiliano.
Il medaglione è contornato da una cornice mistilinea in stucco bianco, intrecciata con un ramo di foglie e arricchita alle estremità da foglie d’acanto e grappoli di frutti. La decorazione a stucco della sala comprende anche panoplie di armi sorrette da mascheroni ai quattro angoli delle pareti e stipiti e soprapporte con foglie d’acanto, rami con foglie e delicati festoni fitomorfi.
Stefania Cretella
Il palazzo Martinengo Palatini in Brescia. Nuova sede della Cassa Nazionale Infortuni, Brescia 1931; Remigio Marini, Giulio Quaglio la maturità e la vecchiezza, in “Arte Veneta”, 1958, pp. 141-157, in part. pp. 149-150; Fausto Lechi, Le dimore bresciane in cinque secoli di storia, Vol. 5: Il Seicento, Edizioni di Storia Bresciana, 1976, pp. 221-234; Giuseppe Bergamini, Giulio Quaglio, Arti grafiche friulane, Tavagnacco 1994; Valentino Volta, Palazzo Martinengo Palatini nella piazza del Mercato, in Valentino Volta (a cura di), La cittadella degli Studi: chiostri e palazzi dell’Università di Brescia, Jaca Book, Milano 2006, pp. 111-129;
Stefania Cretella, Università degli Studi di Brescia, Rettorato, già palazzo Martinengo Palatini, in Stefania Cretella (a cura di), Miti e altre storie. La grande decorazione a Brescia. 1680-1830, Grafo, Brescia 2020, p. 335.
Palazzo Martinengo Palatini, ora sede del Rettorato dell’Università degli Studi di Brescia
Brescia
Elenco immagini:
Giulio Quaglio, Ricevimento di Ercole nel concilio degli dei in Olimpo, 1715
Tita Mozzoni (dall’originale distrutto di Giulio Quaglio), Creso gettato nel fuoco per ordine di Ciro, 1948
Panoplia, 1715 circa
Giulio Quaglio, Muzio Scevola che mette il braccio sul fuoco davanti a Porsenna, 1715
Giulio Quaglio, Artemisia che beve le ceneri del marito, 1715
Panoplia, 1715 circa
Giulio Quaglio, Camillo che conquista Falerii, 1715
Panoplia, 1715 circa
Giulio Quaglio, Il Messo di Alessandro e familiari di Dario, 1715
Giulio Quaglio, Alessandro mette a ferro e fuoco la città di Tiro, 1715
Panoplia, 1715 circa