De Poli, Smalti

Paolo De Poli studiò disegno e sbalzo a cesello su metallo presso la Scuola d’Arte Pietro Selvatico di Padova, per poi occuparsi di pittura frequentando lo studio veronese di Guido Trentini tra il 1925 e il 1927. La svolta nella sua carriera artistica avvenne nel 1933, quando De Poli riscoprì l’antica e ormai perduta tecnica dello smalto a gran fuoco su metallo, divenendo ben presto il massimo esperto e il più apprezzato artista italiano di questo particolare genere. Grazie alla perizia tecnica conquistata attraverso continui esperimenti sulla cottura e sull’applicazione degli smalti, De Poli riuscì a realizzare sia grandi pannelli per la decorazione architettonica e d’arredo, sia oggetti tridimensionali come sculture, bassorilievi, vasi, scatole e oggetti d’uso di varia natura. La preziosità cromatica e il particolare effetto traslucido ottenuto dagli smalti, spesso associati a effetti maculati, crettati o sbalzati, gli consentivano di rendere particolari e unici anche oggetti d’uso quotidiano dalle forme semplici come i piccoli vassoi, i posacenere, le ciotole e i vasi dai volumi irregolari e dalle superfici martellinate. La maestria tecnica messa a punto dall’artista è ancora più evidente nelle piccole plastiche degli anni sessanta, come ad esempio le diverse varianti di pavoncelle presentate alla XXXI Biennale veneziana del 1962, per le quali De Poli accosta diverse tonalità di smalti trasparenti e opachi, sovrapponendoli tra loro per ottenere superfici brillanti, cangianti e vibranti con risultati di grande impatto scenografico che accompagnano il generale ritorno a una figurazione naturalistica, recuperando modalità espressive già sperimentate negli anni quaranta. Anche i pannelli decorativi eseguiti tra la fine degli anni sessanta e i primi anni del decennio successivo si muovono in direzione naturalistica, come mostra il pannello con fiori blu, che rielabora nel formato orizzontale il motivo degli Steli di duna del 1969 (L’arte dello smalto: Paolo De Poli, catalogo della mostra (Padova, Palazzo della Ragione, 13 ottobre – 20 novembre 1984) a cura del Comune di Padova e dell’Unione provinciale artigiani, 1984, p. 111, cat. 73).
Il Piccolo pavone, esposto in occasione della XIII Biennale d’arte triveneta organizzata a Padova nel 1959, venne realizzato piegando e sagomando un’unica lastra di rame. La ieratica frontalità dell’animale, la rigorosa simmetria e la preziosità cromatica sono il risultato delle suggestioni dell’antica arte egizia, conosciuta da De Poli in occasione di un viaggio in Egitto (L’arte dello smalto: Paolo De Poli, 1984, p. 89).
Con le sue opere prese parte alle principali imprese decorative del tempo e riuscì a collaborare con i più rappresentativi artisti italiani del Novecento. Uno dei rapporti più stretti e prolifici fu quello con Gio Ponti, iniziato negli anni quaranta e conclusosi verso la fine degli anni Sessanta. Tra i capolavori frutto della loro collaborazione, ricordati dallo stesso Ponti, si contano i numerosi mobili con placche in smalto, i pannelli per la Facoltà di Padova e i lavori per transatlantici come il Conte Grande, il Conte Biancamano, il Giulio Cesare e l’Andrea Doria (Gio Ponti, De Poli: Smalti Enamels Èmaux Emaile Esmales, Edizioni Daria Guarnati, Milano, 1958, s.p.).
Alla collaborazione con Ponti si devono anche alcuni oggetti decorativi realizzati per la maggior parte con l’inclusione di foglie d’argento che accentuano l’effetto luminoso e cangiante degli smalti, come dimostra il vassoio rettangolare qui in esame (per altri esemplari analoghi, si veda L’arte dello smalto: Paolo De Poli, 1984, p. 84, tav. 44)
Per i due pannelli di analogo soggetto ma di diverse dimensioni, De Poli rielaborò, con minime varianti, la Tavola imbandita con angioletti, un olio su tavola di dimensioni maggiori realizzato negli stessi anni da Gio Ponti (Cfr. Daniela Balzaretti, Gio Ponti artista. La pittura, catalogo per Antiquaria – 39° edizione della mostra antiquari milanesi, 10-18 novembre 2001, s.p.). Queste opere mostrano evidenti analogie stilistiche con il classicismo e il primitivismo dell’arte italiana degli anni Venti e Trenta, in particolare degli artisti aderenti al “ritorno all’ordine”. I tre angeli raffigurati di schiena sono risolti attraverso forme nette e semplificate, evidenziate dai panneggi rigidi e taglienti che attraversano gli abiti e si ripetono nella tovaglia. Anche i colori ocra e terrosi scelti da De Poli, lontani dalle cromie chiare e brillanti dei bianchi e degli azzurri adottati da Ponti, ricordano la tavolozza dei dipinti di Carlo Carrà, Mario Sironi e Massimo Campigli, mentre le stoviglie sparse sul tavolo, con le loro forme essenziali e l’atmosfera sospesa nel tempo, rimandano alla memoria le nature morte di Giorgio Morandi.
Le opere più note frutto della sinergia creativa e tecnica tra i due artisti sono però la variegata serie di piccole sculture decorative, ideate a partire dal 1956 e costituite da sottili lamine di rame piegate e tagliate per dare vita ai diversi soggetti, ispirati principalmente a temi tratti dal mondo animale e vegetale. Le sagome ottenute, simili a figure ritagliate nella carta, erano rivestite da De Poli con smalti blu, turchesi, rossi, verdi, gialli, impreziositi da bagliori argentei o dorati, da fitte screziature e da vibranti accostamenti di colori. Tra gli oggetti di questo gruppo si inserisce anche la celebre Maschera Diavolo, dalla instabile forma semicircolare tagliata per definire gli incavi del naso, della bocca e degli occhi e per creare gli spuntoni aguzzi che sovrastano la testa. Negli anni settanta, lo stesso modello venne prodotto in lastra d’argento traforata da Sabatini, che produsse anche le versioni argentate del cavallo e della colomba.
Una serie di animali, frutti, maschere e vasi di Ponti-De Poli venne presentata in occasione dell’esposizione parigina “Formes Idées d’Italie” del 1957, insieme a opere di Ponti, Fiume, Gambone, Melotti, Rui e Sabattini (Nella mostra “Formes Idées d’Italie” a Parigi, in “Domus”, n. 329, aprile 1957, pp. 25-27), mentre le pavoncelle vennero esposte in occasione della XXX Biennale Internazionale d’Arte di Venezia del 1960.
Stefania Cretella
Pavone: L’arte dello smalto: Paolo De Poli, catalogo della mostra (Padova, Palazzo della Ragione, 13 ottobre – 20 novembre 1984) a cura del Comune di Padova e dell’Unione provinciale artigiani, 1984, p. 101, tav. 62
Piccolo pavone: L’arte dello smalto: Paolo De Poli, catalogo della mostra (Padova, Palazzo della Ragione, 13 ottobre – 20 novembre 1984) a cura del Comune di Padova e dell’Unione provinciale artigiani, 1984, p. 89, tav. 50
Angeli che apparecchiano la tavola: S. Cretella, in La forza della modernità. Arti in Italia 1920-1950, catalogo della mostra a cura di Maria Flora Giubilei, Valerio Terraroli (Lucca, Fondazione Ragghianti 20 aprile – 6 ottobre 2013), Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti, Lucca 2013, pp. 286, 377, cat. 274
Pesce: Gio Ponti, De Poli: Smalti Enamels Èmaux Emaile Esmales, Edizioni Daria Guarnati, Milano, 1958, fig. 35; L’arte dello smalto: Paolo De Poli, catalogo della mostra (Padova, Palazzo della Ragione, 13 ottobre – 20 novembre 1984) a cura del Comune di Padova e dell’Unione provinciale artigiani, 1984, p. 82, tav. 42
Cigno: Gio Ponti, De Poli: Smalti Enamels Èmaux Emaile Esmales, Edizioni Daria Guarnati, Milano, 1958, fig. 37; L’arte dello smalto: Paolo De Poli, catalogo della mostra (Padova, Palazzo della Ragione, 13 ottobre – 20 novembre 1984) a cura del Comune di Padova e dell’Unione provinciale artigiani, 1984, p. 82, tav. 42; Fulvio Irace, Gio Ponti, collana I maestri del Design, a cura di Andrea Branzi, Il Sole 24 Ore, Milano 2011, p. 64
Frutti e Grappolo d’uva: Gio Ponti, De Poli: Smalti Enamels Èmaux Emaile Esmales, Edizioni Daria Guarnati, Milano, 1958, fig. 39
Maschera Diavolo: Gio Ponti, De Poli: Smalti Enamels Èmaux Emaile Esmales, Edizioni Daria Guarnati, Milano, 1958, fig. 38; L’arte dello smalto: Paolo De Poli, catalogo della mostra (Padova, Palazzo della Ragione, 13 ottobre – 20 novembre 1984) a cura del Comune di Padova e dell’Unione provinciale artigiani, 1984, p. 83, tav. 43; Fulvio Irace, Gio Ponti, collana I maestri del Design, a cura di Andrea Branzi, Il Sole 24 Ore, Milano 2011, p. 65
Elenco immagini:
Paolo De Poli, Posacenere, smalto su rame, h 2 x 11,5 x 5,5, collezione privata
Paolo De Poli, Ciotola, smalto su rame, h 10,5 x diam. 16,8 cm, collezione privata
Paolo De Poli, Vaso, smalto su rame, h 16,5 x 12 x 9,5 cm,collezione privata
Paolo De Poli, Pavone, 1962 circa, smalto su rame, h 28 x 38 x 34 cm, collezione privata
Paolo De Poli, Piccolo pavone, 1962, smalto su rame, base in marmo, h 61 x 23 x 15 cm, collezione privata
Paolo De Poli, Fiori – Steli di duna, smalto su rame, h 24 x 46 cm, collezione privata
Paolo De Poli, Pannello, smalto su rame, h 42,5 x 24,2 cm (cornice h 61,5 x 49,5 cm), collezione privata
Gio Ponti, Paolo De Poli, Vassoio, smalto su rame, h 2,2 x 33 x 1,3 cm, collezione privata
Gio Ponti, Paolo De Poli, Angeli che apparecchiano la tavola, 1941-1942, smalto su rame, h 30 x 79 cm (cornice h 34,5 x 84 cm), collezione privata
Gio Ponti, Paolo De Poli, Angioletti, 1941 circa, smalto su rame, h 11,5 x 27 cm (supporto 18,7 x 34), collezione privata
Gio Ponti, Paolo De Poli, Pesce, 1956 circa, smalto su rame, h 3,5 x 33,3 x 3,5 cm, collezione privata
Gio Ponti, Paolo De Poli, Cigno, 1964, smalto su rame, h 22,3 x 34 x 6 cm, collezione privata
Gio Ponti, Paolo De Poli, Colombina, 1966, smalto su rame, h 15 x 23,5 x 5,5 cm, collezione privata
Gio Ponti, Paolo De Poli, Frutti, 1956 circa, smalto su rame, h 13 x 26,8 x 10 cm, collezione privata
Gio Ponti, Paolo De Poli, Grappolo d’uva, 1956 circa, smalto su rame, h 12 x 33,5 x 11 cm, collezione privata
Gio Ponti, Paolo De Poli, Maschera Diavolo, 1956 circa, smalto su rame, h 13,5 x 21,5 x 9,8 cm, collezione privata