Ponti, Società Ceramica Richard-Ginori, Serie Trionfi

Le opere in esame fanno parte di una serie di ceramiche ornate con scene ispirate al tema dei Trionfi, all’interno della quale Ponti inserisce il Trionfo della Fortuna, il Trionfo dell’Amore, il Trionfo della Morte e il Carro trionfale. Si tratta di un argomento di ispirazione classica, legato alle scene dei trionfi militari dell’antica Roma durante i quali si celebravano le gesta degli eroi e dei comandanti che sfilavano alla guida di una biga di fronte al popolo e al Senato romano. Il legame con la classicità è ribadito anche dal titolo e dall’iscrizione in latino inserita all’interno dei cartigli posti al di sotto della scena principale. Il soggetto classico, riletto in chiave allegorica anche attraverso il poemetto di analogo soggetto di Francesco Petrarca, venne interpretato da Ponti con estrema raffinatezza, intelligenza e ironia.
Le opere più preziose della serie furono eseguite in porcellana dipinta in smalto blu a gran fuoco decorata in oro lucidato a punta d’agata, probabilmente per mano di Elena Diana, ricorrendo a una elegante combinazione cromatica che rimandava alle porcellane in stile impero prodotte dalla manifattura francese di Sévres. L’urna in porcellana con il Triumphus Fortunae si distingue dagli altri trionfi per la presenza dell’allegoria della Fortuna, immaginata come una figura femminile alata e bendata, ritratta alla guida di una biga trainata da due cavalli, anch’essi alati e bendati. La figura allegorica, avvolta solo da un drappo che le copre un braccio e il collo, è inoltre dotata di corona, cornucopia e tromba. Il decoro deriva dalla cista di analogo titolo, esposta alla Quarta Esposizione Internazionale delle arti decorative e industriali moderne di Monza del 1930 (Alla Triennale di Monza, in “Domus”, 31, luglio 1930, p. 47), che prevede anche la presenza di due archi di trionfo, cornucopie e putti in volo. Fu proprio in tale occasione che la serie venne presentata ufficialmente, sebbene una lettera inviata da Ponti a Tazzini dimostri che l’idea di sviluppare tale tema fosse nata già nel 1926, per poi decidere di rimandare i lavori di progettazione e di esecuzione del soggetto.
Lo stabilimento di Doccia mise in produzione anche una serie in maiolica policroma, ricorrendo a oggetti dalle forme più semplici e realizzando i soggetti in rilievo. Ne è un esempio il vaso con corpo globulare schiacciato e dipinto in azzurro, che presenta sul fronte il modello del carro trionfale, in bicromia blu e arancio. L’impostazione è simile a quella adottata per il trionfo della Fortuna: la figura femminile alata, con in mano un vessillo sventolante, è in piedi sul cocchio del vincitore, trainato da due cavalli.
Il Trionfo dell’Amore è invece immaginato come un cocchio trainato da due cavalli alati, ornati da corone e ghirlande di fiori, che portano in trionfo una coppia di amanti stretti in un abbraccio. Oltre ad essere impiegato per vasi, urne, ciste, coppe e piatti, il motivo fu inserito da Ponti in un pannello composto da più piastrelle che vanno a formare una mappa della “illustre Europa amorosa”: la cartina geografica, sommariamente tracciata da Ponti evidenziando i confini dei vari stati con linee di diverso colore, riporta i nomi dei principali paesi del continente e del bacino mediterraneo, collocando all’interno di ciascuna nazione cartigli con i nomi delle più note coppie della letteratura locale. Le aree che non presentano amori celebri, sono ironicamente contrassegnate dalla frase latina “hic non sunt ameres”. Sebbene la versione definitiva sia firmata dal solo Ponti, la relativa riproduzione a stampa, realizzata in 100 esemplari riservata ai lettori di “Domus”, rivela che il direttore artistico si era avvalso della collaborazione di Emilio Ceretti, Ginevra Sala e Giovanni Gariboldi e che per tale operazione il direttore artistico si ispirò alla tradizione di ornare le pareti domestiche con mappe antiche: “Assai largo è l’uso di incorniciare antiche mappe per ornare le nostre pareti. Proponiamo qui una ‘carta’ nuova ed antica; rimarrà essa quale è ora lungamente aggiornata oppure anche il ‘900’ avrà i suoi famosi amanti? e come saranno essi? e di quale terra d’Europa? e quale sarà il loro Poeta?”.
Stefania Cretella
Triumphus Fortunae: Ceramiche moderne d’arte Richard Ginori, Soc. Anon. Stab. Arti Grafiche Alfieri e Lacroix, Milano s.d. [1930 circa], p. 22; Anty Pansera, Paolo Portoghesi, di Gio Ponti alla Manifattura di Doccia, Milano 1982, p. 71; Gio Ponti. Ceramiche 1923-1930. Le opere nel Museo Ginori di Doccia, catalogo della mostra a cura di F. Abboni, S. Salvi, G. Pampaloni, P. C. Santini (Firenze, 19 marzo-30 aprile 1983), Electa, Milano 1983, p. 93, cat. 55; 1923-1930. Monza verso l’unità delle arti. Oggetti d’eccezione dalle Esposizioni internazionali di arti decorative, catalogo della mostra (Monza, Arengario) a cura di Anty Pansera, Milano 2004, p. 93, cat. 9; Livia Frescobaldi Malenchini, Maria Teresa Giovannini, Oliva Rucellai, Gio Ponti. La collezione del Museo Richard-Ginori della Manifattura di Doccia, Maretti editore, 2015, pp. 422, 426, catt. 343; S. Cretella, in Art Déco. Gli anni ruggenti in Italia, catalogo della mostra (Forlì, Musei San Domenico, 11 febbraio – 18 giugno 2017) a cura di V. Terraroli, Silvana editoriale, Cinisello Balsamo 2017, pp. 244, 405-406, cat. 8.3; Trionfo dell’Amore: “Domus”, aprile 1930, n. 28, tra pp. 37 e 38
Elenco immagini:
Gio Ponti, per la Società Ceramica Richard-Ginori, Triumphus Fortunae, 1930, porcellana, h 50 (senza coperchio 33) x diam. 17cm, collezione privata
Marchio dell’urna Trionfo della Fortuna di Gio Ponti per la Società Ceramica Richard Ginori
Gio Ponti, per la Società Ceramica Richard-Ginori, Carro trionfale, 1930, maiolica, h 23 x 20,5 x 14 cm, collezione privata
Marchio del Vaso Carro Trionfale di Gio Ponti per la Società ceramica Richard Ginori
Gio Ponti, per la manifattura Richard-Ginori, Trionfo dell’Amore, 1930, maiolica, h 30 x 50 cm (15 piastrelle 10 x 10 cm) (cornice 46,5 x 67 cm), collezione privata
Gio Ponti, Trionfo dell’Amore, 1930, incisione su carta, h 24 x 35,5 cm (con cornice: h 34 x 47 cm), collezione privata