Leoncillo Leonardi, Senza titolo

Verso la fine degli anni cinquanta, lo stile di Leoncillo subisce una nuova trasformazione che lo porta ad allontanarsi dai temi zoomorfi e figurativi degli anni precedenti, influenzati da forme protocubiste di derivazione picassiana, per preferirvi composizioni astratte, lontane da ogni tentativo di raffigurazione descrittiva della realtà. Nel processo creativo di Leoncillo l’elemento materico risulta essere il perno intorno a cui ruota tutto il mondo espressivo dell’artista, che rivela caratteri spirituali e visivi prossimi alla tendenza informale. Il materiale ceramico utilizzato come medium principale per le sue sculture diviene una materia grezza da sbozzare, incidere, sovrapporre e corrodere, lasciandone in evidenza il suo aspetto naturale e le sue superfici granulose e scabre, accostando al colore terroso dell’argilla smalti limitati a pochi colori dai forti connotati emotivi e simbolici, come il nero, il rosso e il bianco. Come riportato dallo stesso artista nel luglio 1957 all’interno del Piccolo Diario, era giunto il momento di creare un nuovo oggetto naturale “che divenga con stratificazioni, solchi, strappi, che sono quelli del nostro essere, che esca come il nostro respiro. Non più colore quindi: il colore è astratto, artificiale, mentale, ma materia che ha un colore che diciamo dopo: la materia è fatta da una storia, il colore è “sempre”. […] E la creta diviene materia “nostra” per gli atti che compiamo su essa e con essa, atti che nascono da una reazione del nostro essere, che crescono dalla furia, dalla dolcezza, dalla disperazione, motivati dal nostro essere vivi, da quello che sentiamo e vediamo” (Leoncillo, Piccolo Diario, 1957-1964, cit. in Leoncillo. La metafora della materia, catalogo della mostra (Verona, Palazzo Forti, luglio-agosto 1985), a cura di Giorgio Cortenova, Mazzotta, Milano 1985, p. 91).
La scultura Senza titolo del 1961, datata e firmata dall’artista, appare come un magma di lava in parte solidificatosi, ma ancora pulsante e reso vitale dalle ebollizioni di materia incandescente.
Il blocco di argilla attraversato da una fenditura verticale dipinta di nero e macchiata di rosso ricorda, invece, lo stile e le composizioni delle molteplici varianti dei Tagli e delle Fratture realizzate nel corso della prima metà degli anni sessanta, confronto che permette di datare l’opera in esame allo stesso periodo. Si tratta di blocchi di terracotta o grès, di forma verticale, sui quali l’artista interviene per mostrare l’interno nascosto della materia, i grumi, le bolle, le fratture determinate su di essa dalla cottura.
Stefania Cretella