Zotta

Silvia Zotta seguì il corso di scultura presso l’Accademia di Belle Arti e studiò ceramica alla Scuola nazionale di ceramica e all’Istituto superiore nazionale di ceramica artistica di Buenos Aires. La vocazione artistica della Zotta si orientò quindi precocemente verso la lavorazione ceramica, passione che consolidò in seguito al trasferimento nel 1993 a Faenza, dove si iscrisse all’Istituto per la Ceramica d’Arte “Gaetano Ballardini”.

Per l’artista, la ceramica ha rappresentato il medium ideale per poter condensare in un’unica tecnica le componenti principali della sua concezione artistica, in quanto le permetteva di lavorare con la forma, il colore, la pittura e l’incisione. Per le sue mostre e installazioni ha sempre preferito progettare opere di grandi dimensioni, costruite componendo insieme elementi di dimensioni contenute, e  questo suo modo di procedere per assemblaggi di pezzi singoli emerge anche negli oggetti di formato ridotto, come quelli in esame. Le parti da lei utilizzate, come palline di creta, tubi, lastre sottili e malleabili, assemblate in modi differenti consentivano un’infinita varietà di opere, che andavano dal vaso più tradizionale alla grande installazione artistica. La forma così creata veniva poi dipinta con colori forti, pieni e vibranti, lontani dai colori cupi e scuri utilizzati dalla tradizione ceramica argentina. Il colore ha sempre ricoperto un ruolo fondamentale nell’immaginario dell’artista, che lo considerava “intuizione più che sapere scientifico” (Giovani presenze nella ricerca artistica a Brescia. Terza edizione, catalogo della mostra (Brescia, Salone dell’AAB, 27 aprile – 15 maggio 2002) a cura di Mauro Panzera, Edizioni AAB, Brescia, 2002, p. 28).

Stefania Cretella