Cappella

L’accesso alla Cappella (Sala 13) può avvenire dalla sala dei Chiaroscuri, dalla sala Renica o dal corridoio che collega l’appartamento con la sala Bruciata. Lo spazio è suddiviso in due zone, in modo da formare una piccola navata e un presbiterio, coperto da una cupola emisferica vetrata. Alle pareti maggiori della navata sono addossate quattro semicolonne con capitelli corinzi che sostengono la trabeazione su cui si imposta il fregio dipinto e la volta a copertura piatta. La porta che immette nella sala dei Chiaroscuri è inserita all’interno di un’arcata con mensola che sottolinea la chiave di volta; la soprapporta a lunetta è dipinta con un brucia essenze, fiori e foglie.  Le altre due porte architravate sono sormontate da un riquadro a monocromo, con medaglione centrale contenente un cigno o un’aquila, e composizioni di foglie e fiori. Il fregio è formato da motivi a foglia e a fiore simili a quelli presenti nelle altre decorazioni della navata ed è accompagnato da modanature a kyma lesbio continuo e a kyma di foglie. La volta presenta una fascia perimetrale a lacunari e un riquadro centrale rettangolare con cornice a meandro, foglie d’acanto e rosone. Il presbiterio, separato dalla navata attraverso un arcone, accoglie l’altare disegnato da Vantini e realizzato da Giuseppe Franceschetti; sulla mensa si trova la statua del Redentore fanciullo e docente, eseguita in marmo di Carrara da Pompeo Marchesi (1833). I vani laterali del presbiterio sono privi di decorazioni; nel vano sinistro si trova il pregadio in legno bianco con profilature brune. La cupola del vano centrale presenta una fascia a lacunari, con rosoni a monocromo su fondo oro; la modanatura di base è invece lavorata a stucco, con un motivo continua a foglie d’acanto, girali, palmette e fiori. I quattro pennacchi riprendono il motivo della decorazione bianca su fondo oro.

Sala dorica

Lo spazio della Sala dorica, fino al 1892 usata come galleria delle incisioni e in seguito come sala dei paesaggi del Renica (Sala 12), è suddiviso in tre parti attraverso coppie di colonne doriche con architrave: alle due estremità vi sono due ambienti piccoli e bassi, con nicchie alle pareti e soffitto piano dipinto a monocromo con tre riquadri contenenti decori fitomorfi a finto rilievo; la parte centrale, di maggiori dimensioni, è coperta da un’alta volte a botte con lucernario centrale. Il cornicione è dipinto con un fregio con foglie d’acanto, festoni e cartigli contenenti i nomi dei principali incisori. La volta è dipinta con un motivo a lacunari, mentre nei lunettoni della volta sono raffigurate una coppia di putti che sostengono un ritratto maschile, raffigurante probabilmente Giovanni Renica, e una coppia di putti con compasso, pennelli e tavolozza di fronte a una lapide con l’iscrizione “GIOVANNI RENICA DONÒ AL PATRIO ATEN[EO] L’OPERA DI SUA VITA QUI DISPOSTA A CIVICO DECORO MDCCCLXXXVIII”. Le pareti sono invece coperte dalle teche progettate per l’esposizione delle incisioni, poi trasferite presso la Pinacoteca Tosio Martinengo.

Gabinetto ottagonale

Dalla Sala Ionica si passa all’enfilade di sale che corre parallela alla prima, rivolta verso il cortile interno. Il vano collegato alla Sala Ionica è un Gabinetto ottagonale (Sala 11) coperto da una volta ad ombrello; alla base di ciascuna vela è posta una finestra a lunetta che garantisce l’illuminazione naturale dall’alto, mentre il resto della superficie è dipinta con pennellate bianche su fondo azzurro. Il perimetro triangolare di ciascuno spicchio è sottolineato da una cornice con fiori entro nastri, tra due fasce di foglie. All’interno delle vele, motivi a candelabra con medaglione ottagonale contenente un putto alato o una figura all’antica. Le pareti sono stuccate in azzurro e ciascun lato contiene alternativamente una porta o una specchiera.

Gabinetto a sera

Il Gabinetto a sera (Sala 10) conclude la prima enfilade dell’appartamento dell’ala occidentale. È un piccolo ambiente con volta a botte, illuminato dalle due finestre a lunette poste nella parte superiore delle pareti minori, che ospitano anche due porte con specchiera decorazioni intagliate e in parte dorate. Motivi decorativi similari si ritrovano anche nella nicchia aperta nella parete principale, in origine destinata ad accogliere una scultura. La volta è dipinta con un motivo a losanghe di due dimensioni, contenenti un rosone e decori fitomorfi a monocromo; lo spazio che separa le varie losanghe è invece dipinto con una fascia a fiori e volute su tonalità brune.

Sala ionica

La Sala ionica (Sala 9) deve il suo nome alle lesene in succo con capitello ionico e collarino decorato a palmette e fiori, che scandiscono le parete della sala a pianta quasi quadrata, suddividendo ciascun lato in tre settori. La parete confinante con le sale 11 e 12 accoglie il grande camino con specchiera, ornati con applicazioni e decori a rilievo dorati. Le lesene sostengono un cornicione appena aggettato con un fregio dipinto a monocromo costituito da composizioni di foglie e girali. Le soprapporte sono decorate con coppie di cetre con nastri in legno dorato e cornici lignee dorate e intagliate che contengono le tele a lunetta, dipinte da Giacomo Trecourt con scene relative all’educazione infantile (I primi passi; La prima lettura; La madre coi figli; La prima lezione di musica). Il soffitto presenta un  riquadro centrale a lacunari, circondato da una fascia con motivi a candelabra composti da foglie d’acanto e quattro medaglioni raffiguranti teste maschili di profilo (tra i quali quelli di Galileo e Raffaello). La decorazione pittorica si deve a Dragoni, fatta eccezione per le quattro teste, eseguite da Luigi Basiletti.

Sala ovale

La Sala ovale (Sala 8) è stata realizzata da Vantini nel 1829. La parete curvilinea è rivestita con uno stucco levigato e marmorizzato sui toni del giallo e la parte inferiore è separata dal resto della superficie mediante uno stretto cornicione. Le due porte, poste alle estremità dell’asse principale, sono sottolineate da quadrature in legno bianco e dorato, con mensole e architrave decorato con motivi classici. La purezza delle forme architettoniche è ribadita dalle quattro nicchie semicircolari incastonate nelle pareti e nella consolle con gambe leonine ed elaborata specchiera con meandri dorati che domina la parete prospiciente la finestra. Il cornicione è dipinto con un motivo a monocromo composto da modanature lisce e a rilievo con Kyma di varia tipologia. Il motivo a grifoni, candelabre, girali d’acanto e cetre a monocromo, che percorre il perimetro della calotta della volta, è opera di Giovan Battista Dragoni.

Sala dei chiaroscuri

La Sala dei chiaroscuri (Sala 7) è la prima sala dell’ala occidentale del palazzo, dove è ospitato il cosiddetto “Appartamento novo”, interamente predisposto da Rodolfo Vantini. L’accesso alla sala avviene sia attraverso la porta in fondo alla galleria, sia dall’apertura presente nell’alcova. Le pareti sono rivestite da uno stucco marmorizzato e levigato sulle tonalità del rosa scuro per la zoccolatura e del rosa più chiaro per il resto della superficie. Le cinque soprapporte sono dipinte a monocromo da Giuseppe Lavelli e rappresentano gruppi di putti intenti in diverse attività ludiche (gioco delle bocce; danze al suono di aulos e flauti di Pan; gioco delle trottole; mosca cieca; corteo bacchico). Il finto cornicione è dipinto a monocromo con una greca composta da un motivo a meandro con inserimenti floreali; le modanature superiori e inferiori riprendono i motivi classici del Kyma lesbio continuo, del Kyma ionico e del Kyma di foglie. Il soffitto a monocromo su fondo rosato è opera di Giovan Battista Dragoni: la decorazione pittorica si concentra principalmente nella fascia esterna, composta da sedici riquadri circondati da cornici con foglie d’acanto e motivi a candelabra. I riquadri angolari hanno forma romboidale e contengono una composizione vegetale con foglie d’acanto; gli otto riquadri angolari, di forma esagonale, hanno composizioni con foglie d’acanto e coppie di faretre con frecce; i rettangoli centrali contengono un braciere acceso tra una coppia di cigni e decori vegetali e floreali. Al centro della volta si trova il rosone ottagonale delimitato da una cornice a meandro con elemento floreale simile a quella del cornicione; lo spazio interno è occupato da un motivo vegetale con fiori e foglie d’acanto che circonda una cornice a kyma lesbio continua, a sua volta delimitante il motivo centrale a fiore stilizzato.

Saletta bruciata

A monte dell’Alcova è situato un piccolo gabinetto, denominato Saletta bruciata (Sala 6) in seguito all’incendio che all’inizio del XX secolo ha distrutto la tela del soffitto rappresentante Venere e Adone, dipinta da Luigi Basiletti. Resta ancora leggibile, seppur in cattivo stato di conservazione, l’affresco circostante, realizzato da Giovan Battista Dragoni.La decorazione di gusto pompeiano è costituita da un doppio fregio che corre lungo il perimetro della volta: il primo livello è composto da bucrani a monocromo su fondo blu alternati a rombi rossi dipinti in oro con cetre tra girali o elmi entro corone d’alloro, e attorniati da motivi fitomorfi in policromia. Nel secondo motivo, sotto arcate composte da rami fogliati che partono da strutture a candelabra,  si alternano uccelli e nature morte di fiori. Il cornicione è dipinto con motivi a  anthemion e Kyma ionico, mentre il fregio sottostante è a girali d’acanto monocromi su fondo oro. Gli stipiti della porta a sud sono dipinti con motivi a candelabra in monocromo su fondo oro, mentre ai lati della trabeazione sono dipinti, sempre in monocromo, una tavolozza con pennelli e ramo di alloro (sinistra) e un tamburello, trombe e fiori (destra). Il sopraluce è ornato da motivi fitomorfi e floreali in monocromo su fondo oro.

Camera dell’alcova

A destra del salone si trova la Camera dell’alcova (Sala 5), allestita su progetto di Basiletti nel febbraio 1812. La sala, di gusto neoclassico, presenta decorazioni lignee e a stucco in bianco e oro che interessano sia le pareti che il soffitto dell’ambiente principale. La parte inferiore delle pareti maggiori è attraversata da un fregio a meandro. Nella parete confinante con il gabinetto a monte, la boiserie lignea si apre per delimitare due riquadri, un tempo rivestiti con tappezzeria celeste, che affiancano il camino e la grande specchiera neoclassici. Il camino, rivestito in maiolica, è realizzato in pietra, con mensola scolpita con triglifi alternati ad applicazioni in stucco dorato raffiguranti scudi intagliati ed elmi. Lo specchio è delimitato da lesene intagliate con motivi a candelabra e da una trabeazione con testa maschile e  femminile alle estremità, separate da un fregio con leoni alati, girali d’acanto, frecce e corona d’alloro con testa maschile centrale; le modanature sono decorate con astragalo a sole perline, kyma ionico e kyma di foglie. Le due soprapporte sono costituite da due riquadri sovrapposti e indipendenti. Il primo, di forma rettangolare, è in legno intagliato e dorato e rappresenta un busto femminile tra girali d’acanto che tiene in mano pampini d’uva, tra due aquile con rami di ulivo tra il becco; il secondo, quadrato, raffigura coppie di figure all’antica in stucco bianco (coppia di danzatrici e coppia di suonatrici). Il cornicione che separa le pareti dalla volta ha modanature lisce o decorate con astragalo a sole perline e kyma a farfalla. La fascia perimetrale del soffitto ha un fregio con nastri intrecciati a cerchio, contenenti roselline di foglie d’acanto, e agli angoli riquadri con coppie di colombe in amore. La superficie interna è tripartita da un fregio a meandro e fiori: i riquadri laterali, di dimensioni minori, presentano alle estremità riquadri con anfore e al centro coppie di putti alati in stucco bianco (una coppia con arco e freccia, l’altra con torce accese); il riquadro maggiore è dominato da un medaglione circolare a fondo azzurro, con cornicetta fogliata e rosone di foglie d’acanto, mentre lo spazio tra cornice quadrata e sezione circolare è ornato con cammei ovali tra foglie d’acanto. La camera principale è separata dall’alcova tramite un arco affiancato da lesene con fusto scanalato e capitello corinzio con abaco ionico; lo spazio tra le lesene e le mezze lesene angolari è decorato con motivo a candelabra a rilievo dorato su fondo verde. Il sottarco è decorato a losanghe e fiori dorati su fondo azzurro. L’alcova è invece dipinta ad affresco. Le pareti sono suddivise in riquadri da cornici dipinte con pampini d’uva a monocromo seppia su fondo giallo. Il finto cornicione è composto da modanature con astragalo a sole perline, kyma di foglie e anthemion. La fascia perimetrale della volta ha medaglioni circolari angolari con coppie di figure all’antica in finto stucco su fondo rosa e riquadri rettangolari con sirene dalla coda a foglie d’acanto che danno da mangiare a caproni o sostengono coppe o canestri di foglie tra girali e composizioni di foglie d’acanto. La parte centrale ha un medaglione esagonale aperto sul cielo, con un putto in volo che regge tra le mani un mazzo di fiori. Lo spazio tra la fascia perimetrale e il medaglione è dipinto con coppie di roditore, pampini e grappoli d’uva, girali d’acanto a monocromo su fondo oro. La decorazione del soffitto è stata riconosciuta di ambito del Manfredini.

Sala da pranzo

La Sala da pranzo (Sala 4) è stata allestita su progetto di Rodolfo Vantini nel 1833 e rivela rimandi alla cultura neoclassica soprattutto nelle incorniciature delle porte e degli armadi a muro, in finto marmo bianco, con mensole e architravi. Il fregio a monocromo che funge da cornicione è dipinto con foglie e girali d’acanto, tra una modanatura inferiore a nastri e una doppia modanatura superiore a Kyma ionico e a cima di foglie d’acanto alternate a fiori. La volta a botte unghiata, decorata a monocromo da Giovan Battista Dragoni, è incentrata sul tema delle Arti e delle Scienze. Nelle vele dei lati maggiori sono inseriti sei lunette: nella parte orientale vi sono Dante, semisdraiato con un libro aperto e il braccio destro appoggiato su una testa all’antica con in bocca una tromba; due putti alati che sostengono un busto di profilo di Galileo, con libri e un mappamondo sullo sfondo; Shakespeare appoggiato ad una pila di libri e con una maschera tragica ai piedi. La zona prospiciente accoglie il ritratto di Virgilio, con in mano lo stilo e vari oggetti sullo sfondo (vaso cesellato, torce accese, flauto di Pan); un putto alato che incorona il ritratto di profilo di Raffaello e un secondo putto che scrive su una pergamena, tra vari oggetti simbolici (un libro, una tavolozza con pennelli, un compasso); il ritratto di Omero, con in mano una cetra e l’avambraccio sinistro appoggiato su una sfinge. L’asse centrale della volta a botte è occupato da tre medaglioni ottagonali raffiguranti Ebe, tre putti alati in volo, con corone d’alloro tra le mani, e probabilmente Flora. La quadratura architettonica che asseconda la forma reale della volta è costituta da patere con teste di aquila o leone, diversi riquadri triangolari e quadrati con cornici a kyma ionico, contenenti pigne, teste animali e composizioni allegoriche che rimandano alle varie discipline artistiche (strumenti musicali, coppe cesellate, tavolozze con pennelli, panoplie d’armi, pergamene e penne d’oca). Il resto della superficie è dipinta con fiori, girali e foglie d’acanto, civette, grifoni con corpo a foglia d’acanto e festoni di frutti.