Palazzo Luzzago, poi Zani, ora Masetti Zannini
Il palazzo, il cui primo nucleo risale probabilmente al XIV secolo, si caratterizza per la facciata dallo sviluppo orizzontale piuttosto accentuato, evidenziato anche dalla presenza di un solo piano rialzato. Il portale di accesso non si trova al centro, ma è spostato lateralmente, determinando un’asimmetria tra il lato più lungo principale, con quattro finestre, e l’ala minore, con una sola finestra. Il portale è inquadrato entro conci di pietra di due diverse dimensioni alternate per creare un gioco elegante di rientranze e sporgenze; i tre conci della chiave di volta si allungano per formare il piano di imposta della finestra superiore, mentre i conci aggettanti ai lati diventano la base di appoggio di elementi decorativi a ricciolo di gusto barocco. Le finestre sono circondate da una larga fascia a bugne alterne, arricchite al piano nobile da un frontone triangolare. Il prospetto è chiuso da un possente cornicione.
Superato il portone di accesso si entra in un breve androne che collega l’esterno con il cortile. Nel lato a mattina del portico si inserisce l’accesso allo scalone che conduce all’appartamento del piano nobile. Lo scalone è decorato in stile liberty: le pareti e la cornice della volta sono ornate da stucchi bianchi e dorati con putti, frutti, volute, stemmi e nicchie, che incorniciano specchiature in finto marmo rosato. Tra gli stucchi è presente un’iscrizione che permette di datare l’esecuzione della decorazione al 1912, voluta dal barone Alessandro Monti (“Alexander bar. Doct. Monti patr. Brix. Eques maurit. Hanc domum instauravit MCMXII”). Il centro della volta è stato invece dipinto da Cesare Bertolotti con tre figure femminili e una coppia di putti inseriti in un cielo con nuvole rosate.
Lo scalone conduce al vestibolo, che immette nell’appartamento, composto da un salone centrale affrescato da Giuseppe Teosa e da quattro sale, due a mattina e due a sera. Le sale a mattina sono state decorate all’inizio del Novecento; in particolare, l’ultima, ad uso di biblioteca, è stata dipinta da Vittorio Trainini su commissione del barone Monti, che volle far riprodurre, con alcune varianti, gli affreschi del Romanino della sala a piano terreno di palazzo Averoldi. Anche la prima sala a sera è databile al primo decennio del Novecento, mentre più antica risulta essere la decorazione dell’ultima sala a sera.
Stefania Cretella
Fausto Lechi, Le dimore bresciane in cinque secoli di storia, Vol. 5: Il Seicento, Edizioni di Storia Bresciana, 1976, pp. 55-64; Marco Tanzi, Problemi di neoclassicismo bresciano: Giuseppe Teosa tra committenza religiosa e privata, in “Itinerari”, n. 3, 1984, pp. 87-104;
Stefania Cretella, Palazzo Masetti Zannini, già Zani, già Luzzago, in Stefania Cretella (a cura di), Miti e altre storie. La grande decorazione a Brescia. 1680-1830, Grafo, Brescia 2020, p. 203.