Chiesa di Sant’Antonio Abate

Città:
Mantova
Provenienza:
Mantova, Sant’Antonio Abate (fino al 1871); Mantova, palazzo Accademico (dal 1871 al 1922); Mantova, palazzo Ducale (dal 1922).
Autore:
Artista mantovano
Titolo:
Sant’Antonio Abate
Tecnica e misure:pittura murale strappata e montata su alveolare, 122,1x72 cm
Ubicazione:
Museo di Palazzo Ducale
Inventario:
inv. generale 11521
Restauri:
1872 probabile data di stacco, non documentata
1969 restauro di Assirto Coffani (ASoMn, anno finanziario 1969, pos. 3, Spese per il restauro);
1993 restauro di Marcello Castrichini (?)
Il lacerto (fig.1) è identificabile, secondo L’Occaso, con la pittura raffigurante Sant’Antonio Abate realizzata all’interno dell’omonima chiesa mantovana e menzionata nel 1871 da Portioli: «Sul finire del secolo XIV la Chiesa [di Sant’Antonio] fu tutta quanta dipinta con divote Immagini a buon fresco, delle quali si vede ancora qualche avanzo, che sono: a sinistra entrando un S. Antonio del deserto, il protettore e titolare della Chiesa, al naturale. Sotto di esso, e su di una linea sola, vi correva il nome del divoto che l’aveva fatto pingere, e l’anno in cui era stato fatto. Ma ora non rimangono che alcune lettere del nome e FECIT… CCCLXXXXII» (Portioli 1871, p. 20; cfr. L’Occaso 2011, pp. 98-99).
La chiesa di Sant’Antonio, demolita nel 1872 per lasciare spazio al macello pubblico, era stata edificata nel 1340 o nel 1350, ma esisteva comunque almeno nel 1358 (L’Occaso 2005, p. 308, nota 438); in occasione del suo abbattimento, alcuni affreschi vennero strappati e fatti confluire nelle collezioni del Museo Patrio.
Il nostro lacerto fu inserito da Ozzola nel 1949 all’interno del catalogo generale di Palazzo Ducale; recentemente, Stefano L’Occaso lo ha identificato come la pittura descritta da Portioli, e ne ha proposto la datazione al 1392 (L’Occaso 2005, p. 344; cfr. anche Perina 1961, p. 261, nota 84).
Nel 1969 la pittura fu oggetto di una campagna di restauro che interessò undici frammenti di affreschi staccati provenienti dal Museo di Palazzo Ducale, per una spesa complessiva di 680.000 lire; come riportato nella relazione di restauro, le pitture si trovavano in uno stato conservativo decisamente precario, con «la superficie pittorica sporca e in parte intaccata da muffe e salnitro, in molte zone sollevata dai supporti in tela sui quali gli affreschi, oltre mezzo secolo fa, furono applicati con procedimenti nocivi, che hanno anche prodotto annerimenti e alterazioni del colore» (doc. 1); confrontando tale descrizione con alcune fotografie storiche scattate al nostro affresco prima dell’intervento (figg. 2-3), tale precarietà doveva interessare anche il lacerto con Sant’Antonio Abate: l’intervento, operato da Assirto Coffani, comprese la pulitura da ogni materia estranea, il consolidamento della superficie pittorica e l’intonazione delle lacune, mentre l’antico supporto ligneo venne sostituito da un materiale più performante e adatto alla conservazione degli strati pittorici (fig. 4). Nel 1993, infine, il lacerto fu oggetto di una seconda campagna di restauro, condotta da Marcello Castrichini, che portò l’affresco al livello odierno di lettura (fig. 5).
Elisa Perina
Documenti:
Doc.1
Mantova, 24 maggio 1968, Perizia di spesa, firmata dal Soprintendente Giovanni Paccagnini
Per i lavori di restauro di n.11 frammenti di affreschi dei secoli XIII-XIV-XV conservati nel Museo di Palazzo Ducale di proprietà statale del Comune di Mantova da eseguirsi in cottimo fiduciario. Spesa prevista in L. 680.000. […]
Relazione: gli affreschi sopra elencati furono strappati o staccati nella seconda metà del secolo scorso e all’inizio del secolo corrente da chiese demolite, e da altri edifici trasformati o scomparsi della città di Mantova. Si tratta di opere di grande importanza per la storia della pittura muraria a Mantova nei secoli XIII, XIV e XV, il cui stato di conservazione è però assai precario, come appare evidente anche dall’acclusa documentazione fotografica. La superficie pittorica, sporca e in parte intaccata da muffe e salnitro, è in molte zone sollevata dai supporti in tela sui quali gli affreschi, oltre mezzo secolo fa, furono applicati con procedimenti nocivi, che hanno anche prodotto annerimenti e alterazioni del colore. È pertanto urgente rimuovere dai predetti affreschi tutte le materie estranee che provocano il loro progressivo deperimento, e infine applicare i medesimi su particolari supporti rigidi in metallo leggero, appositamente studiati per la conservazione degli affreschi staccati.
(ASoMn, anno finanziario 1969, pos. 3, Spese per il restauro).
Doc.2
Mantova, 24 novembre 1969, Certificato di collaudo, firmato dal Soprintendente Giovanni Paccagnini
Ho esaminato i lavori di restauro di n.11 frammenti di affreschi dei secoli XIII-XIV-XV del Museo del Palazzo Ducale di Mantova restaurati dal sig. Coffani Assirto residente in Mantova, via Frutta n. 2 ed ho constatato che il lavoro di consolidamento degli affreschi e pulitura della superficie pittorica di ogni materia estranea, intonazione delle lacune, rimozione dei detti affreschi dai vecchi supporti in tela applicati su telai di legno e loro riporto su nuovi telai rigidi in metallo leggero è stato eseguito con ogni cura e regola d’arte. Può essere quindi corrisposto al predetto restauratore il compenso convenuto e stabilito di L. seicentottantamila (L. 680.000).
(ASoMn, anno finanziario 1969, pos. 3, Spese per il restauro).
Bibliografia:
A. Portioli, La chiesa di S. Antonio in Mantova, Mantova 1871, p. 20; L. Ozzola, La Galleria di Mantova. Palazzo Ducale. Con 210 illustrazioni, Cremona, 1949, n. 318; L. Ozzòla, La Galleria di Mantova. Palazzo Ducale. Con 212 illustrazioni, Mantova 1953, n. 318; C. Perina, La pittura, in E. Marani, C. Perina, Mantova. Le arti, II, Mantova 1961, pp. 239-500; S. L’Occaso, Fonti archivistiche per le arti a Mantova tra Medioevo e Rinascimento (1382-1459), Mantova 2005; S. L’Occaso, Museo di Palazzo Ducale di Mantova. Catalogo Generale delle collezioni inventariate. Dipinti fino al XIX secolo, Mantova 2011, p. 98, cat. 21.
Elenco immagini:
1. Artista mantovano, Sant’Antonio Abate.
2. Sant’Antonio Abate, prima dell’intervento di restauro del 1969.
3. Sant’Antonio Abate, prima dell’intervento di restauro del 1969.
4. Sant’Antonio Abate, dopo l’intervento di restauro del 1969.
5. Sant’Antonio Abate, dopo l’intervento di restauro del 1993.