Palazzo dei Tribunali
Città:
Verona
Provenienza:
Palazzo dei Tribunali
Autore:
Pittore veronese, seconda metà del XIV secolo
Titolo:
1. Frammento di cavaliere, pittura murale staccata, 112 x 225 cm, inv. 17132-1B2907
2. Battaglia di cavalieri, pittura murale staccata, 194 x 250 cm, inv. 17133-1B2908
1. Museo degli Affreschi “G.B. Cavalcaselle”, inv. 17132-1B2907; 2. Museo di Castelvecchio, inv. 17133-1B2908
Restauri:
1939 stacco a cura di Arturo Raffaldini
Gli affreschi (cfr. Ferrari 2010, pp. 59-60, cat.27; fig.1,2) decoravano un ambiente interno del Pa-lazzo Tribunalizio. Vennero scoperti nel settembre del 1883 nell’ala prospiciente Piazza Indipen-denza, duranti i lavori di rimaneggiamento dell’edificio stesso. Nel 1871 il palazzo venne acquista-to dal Comune di Verona, per potervi collocare gli Archivi Notarili e gli Uffici delle Ipoteche. Il complesso, appartenente al Regio Demanio, venne consegnato al Comune dall’Erario con un con-tratto di permuta; le pratiche iniziarono nel 1871 e si conclusero nel settembre del 1881.
Dopo alcuni lavori di riduzione interna, si rese necessario intervenire sui muri di prospetto, per migliorare la solidità dell’edificio (doc.2). Il palazzo risultava così manomesso, da rendere presso-ché impossibile il recupero del suo aspetto originario. Nel corso del tempo, infatti, era stato più volte rimaneggiato ed adattato a diversi utilizzi; inoltre, la spesa occorrente per i lavori sarebbe stata equivalente a quella necessaria per la sua completa ricostruzione (doc.1). Venne perciò ab-bandonata fin da subito l’idea di restaurarlo completamente. Secondo i desideri espressi dal Comu-ne, tuttavia, i rifacimenti da eseguirsi avrebbero dovuto rispecchiare «il sentimento dell’epoca», riproducendo il carattere architettonico dell’antico palazzo scaligero (doc.2). Venne così costituita una Commissione permanente, formata da alcuni membri della Commissione Conservatrice dei Monumenti e della Civica Commissione Edilizia, con il compito di dirigere l’Ufficio Tecnico Mu-nicipale e sovrintendere agli interventi fino alla loro ultimazione; i lavori infatti, piuttosto urgenti, avrebbero dovuto concludersi entro il mese di giugno 1882 per permettere il trasferimento dei nuovi uffici governativi all’interno del palazzo (doc.1).
Dopo aver compiuto un sopralluogo ed aver riconosciuto l’urgenza dei restauri, la Commissione Conservatrice decise di nominare come propri rappresentanti l’abate Angelo Gottardi e l’architetto Luigi Castelli (doc.2; doc.3). Durante la seduta del 3 gennaio 1882, la Commissione approvò anche all’unanimità la proposta, avanzata dal Comune, di isolare e restaurare la Torre del Capitanio (doc.3). La Commissione suggerì inoltre di adottare un piano generale di restauro, a cui si sarebbe-ro dovuti uniformare anche i successivi interventi (doc.3). Il 19 gennaio 1882 i lavori vennero ap-provati dal Ministero dell’Istruzione Pubblica (doc.7).
Negli anni successivi si susseguirono nuovi interventi all’interno del palazzo; alcuni locali, di pro-prietà comunale, vennero infatti affittati dalla Direzione generale dei Telegrafi. Nell’agosto del 1883, venne scoperto un affresco in uno dei locali a pianterreno prospiciente Piazza Indipendenza, in occasione del rimaneggiamento di quell’ala del palazzo per ridurla ad Ufficio Telegrafico (doc.9; Ferrari 2010, p.59, cat.27); la stanza era occupata all’epoca dall’Ufficio dell’Annona. L’Ispettore Carlo Cipolla descrisse l’opera in una relazione dettagliata (doc.8; Cipolla 1883, pp.842-844; Na-pione 2009, pp.55-56; Ferrari 2010, p.59, cat.27). Nonostante i danni subiti, «specialmente nell’atto dello scoprimento», l’affresco presentava un colore vivace (doc.8; Cipolla 1883, p.842). Si artico-lava in due registri, entrambi suddivisi in riquadri nei quali si svolgeva una storia; i registri erano separati da una fascia, su cui scorreva un’iscrizione in gotico tedesco, piuttosto rovinata. Carlo Ci-polla riconobbe in essi una rara pittura di storia, collocandola al tempo degli Scaligeri o dei Vi-sconti. Vista la difficoltà nel proseguire i lavori, poiché sarebbe stato necessario demolire un muro ed un solaio, l’Ispettore suggerì di compiere ulteriori saggi, per poter meglio interpretare l’affresco. Dopo aver effettuato un sopralluogo, anche Ettore Righi, Carlo Alessandri e Angelo Gottardi, membri della Commissione Conservatrice, riconobbero l’importanza della scoperta. La Commis-sione giudicò pertanto l’opera meritevole di essere conservata, pregando il Comune che, nel prose-guire i lavori di adattamento, qualora fossero stati scoperti ulteriori affreschi, non venissero dan-neggiati, ma anzi fossero riportati alla luce (doc.9).
Nel frattempo, i lavori proseguirono sulla facciata verso Piazza Indipendenza. Dopo un lungo di-battito sulla convenienza o meno di sopprimere gli archi presenti sulla fronte del palazzo ed in se-guito alla morte di Luigi Castelli, che venne sostituito dal Professor Francesco Dal Fabbro, il Co-mune decise di conservare gli arconi di aprire in ognuno di essi una finestra, per illuminare i locali destinati alla sala macchine dell’Ufficio Telegrafico (doc.11). Venne anche informato il Prefetto che, dopo aver scoperto altri due piccoli affreschi durante i lavori interni, si era provveduto a de-positarli al Museo Civico (doc.11).
Il 9 agosto 1884, durante la seduta della Commissione Conservatrice, l’Ispettore Carlo Cipolla sol-lecitò lo stacco dell’affresco scoperto circa un anno prima nell’Ufficio dell’Annona. Il Municipio, infatti, lo aveva semplicemente ricoperto con delle tavole di legno, provvedendo sì alla sua con-servazione, ma di fatto nascondendolo alla vista. Era pertanto necessario «richiamare sopra ciò l’attenzione del Municipio, invitandolo al lievo» (Foglio periodico della Prefettura di Verona, 1884, p.876). Il 23 agosto 1884, il Prefetto si rivolse alla Giunta Municipale affinché, provvedesse «definitivamente e completamente alla sorte dell’affresco», trasferendolo al Museo (doc.12; Ferra-ri 2010, p.59, cat.27). L’operazione, perdipiù, non avrebbe comportato una spesa rilevante.
Nonostante ciò, lo stacco venne eseguito solo cinquantacinque anni più tardi. Nel 1904 Sormani Moretti descrive l’affresco, ancora all’interno del palazzo, come «assai deperito» (Sormani Moretti, 1904, p.156). Le numerose scosse provocate dal transito dei veicoli sulla piazza, avevano indeboli-to l’edificio, mettendo in serio pericolo la conservazione dell’affresco.
Nel 1937, in una lettera indirizzata al Ministro dell’Istruzione Pubblica, il Soprintendente Barbacci sollecitò l’intervento di stacco, lamentando il cattivo stato di conservazione in cui versavano le pit-ture. Il dipinto infatti andava «d’anno in anno deperendo causa il salnitro e l’umidità che impre-gnavano il grosso muro» su cui si trovava fissato (Ferrari 2010, p.59, cat.27); a nulla erano valsi i lavori compiuti fino a quel momento.
L’affresco venne staccato dal pittore Arturo Raffaldini nell’aprile del 1939 e consegnato al Museo nel maggio successivo. Una fotografia in bianco e nero documenta lo stato conservativo degli af-freschi prima dello stacco (fig.3). Osservandola, è possibile confrontare le pitture con la relazione di Carlo Cipolla: gli affreschi appaiono collocati uno sopra l’altro in due registri sovrapposti, sepa-rati da una cornice bianca con all’interno un’iscrizione. Come suggerisce l’Ispettore, quest’ultima doveva riferirsi al «quadro meglio conservato dello scompartimento inferiore» (doc.8; Cipolla 1883, pp.842,843), ossia alla Battaglia di cavalieri; lo scontro infatti appare delimitato in basso da una fascia anepigrafica, contenente una semplice linea nera. Gli episodi presenti in ogni registro sono suddivisi in riquadri, separati da una fascia verticale, stretta. Gli affreschi presentavano molti danni. Nella fotografia la superficie appare rovinata e caratterizzata da lacune piuttosto estese; so-no andate parzialmente perdute alcune figure:la testa del cavallo e il busto del cavaliere sulla de-stra e, in parte, il corpo del cavallo presente al centro della scena. Come afferma Carlo Cipolla, al-cuni danni sono stati causati «all’atto dello scoprimento» per «incuria del muratore» (doc.8; Cipol-la 1883, p.842). Visto lo stato conservativo degli affreschi, le pitture non dovevano essere facili da interpretare: del registro superiore rimaneva soltanto un frammento, contenente le estremità di due gambe di cavallo; si conservavano molto poco anche dei due riquadri laterali del registro inferiore. L’iscrizione si presentava piuttosto lacunosa. Alcune parti degli affreschi, inoltre, erano ancora co-perte dalla malta.
Durante le operazioni di stacco l’affresco fu diviso in due. Gli “scompartimenti” descritti da Carlo Cipolla vennero infatti separati, ricavandone due affreschi. Del registro superiore rimane solo un frammento, raffigurante le zampe di un cavallo bardato, che venne separato dalla scena sottostante insieme alla cornice contenente l’iscrizione in caratteri gotici (figg.4-5). Dal registro inferiore ven-ne invece ricavato il secondo affresco, la Battaglia di cavalieri, molto lacunosa e rovinata.
Attualmente, il Frammento di cavaliere risulta privo di telaio e di supporto rigido. Come documenta la scheda cartacea, dopo essere stato trasportato su tela venne conservato nel magazzino di Palazzo Pirelli, dove rimase fino al 1972; successivamente, nel giugno 1973 venne trasferito presso la Casa di Giulietta. Dopo aver subito ulteriori danni, l’affresco, diviso in due parti, è conservato in deposito (Ferrari 2010, p.59, cat.27). Il secondo frammento con la scena di battaglia presenta invece «ampie lacune e cadute di colore» (Ferrari 2010, p.59, cat.27). Nel 1958 era conservato nella Casa di Giulietta (Magagnato 1958, pp.6-7), mentre fra il 1966 e il 1991 è documentato presso il Museo di Castelvecchio nella IX sala, dedicata a Callisto Zorzi (Tessari 1966, p.43; Marinelli 1983, p.27; Marinelli 1991, p.26; fig.6). Nel 1988 entrambi gli affreschi vennero esposti nella mostra “Gli Scaligeri 1277-1387”; la scheda di catalogo ricorda il cattivo di conservazione della Battaglia di cavalieri, assai guasta (Samadelli 1988, p.210; fig.7). Quest’ultimo affresco venne esposto anche ad Alessandria ne “Le stanze di Artù. Gli Affreschi di Frugarolo e l’immaginario cavalleresco nell’autunno del Medioevo”; presentava cadute di colore e lacune piuttosto estese (Quazza 1999, p.175, cat.16; fig.8). Oggi è esposto presso il Museo di Castelvecchio nella VII sala al primo piano.
Anche se non sono documentati restauri, è molto probabile che in occasione dello stacco gli affreschi siano stati restaurati una prima volta da Arturo Raffaldini. Magagnato li ricorda entrambi «rovinatissimi e molto restaurati» (Magagnato 1958, p.7). Osservando le fotografie pubblicate negli anni successivi (fig.6-8) si possono notare numerose reintegrazioni. Molte lacune vennero stuccate e reintegrate, restituendo continuità cromatica alle superfici. Questi interventi si possono osservare soprattutto in alcune porzioni del cielo, delle architetture e del suolo. Probabilmente un restauro è stato eseguito anche in anni più recenti: confrontando la fotografia pubblicata nel catalogo del Museo di Castelvecchio a corredo della scheda con altre precedenti, si possono notare alcune integrazioni: i finimenti del cavallo al centro (o spada del cavaliere retrostante?), ad esempio, e una piccola porzione della porta merlata a sinistra dello scontro.
Verosimilmente, gli affreschi facevano parte di un ciclo decorativo di carattere profano, voluto da Cansignorio in seguito all’edificazione del Palazzo Grande, chiamato poi dei Tribunali. Nel 1904 Sormani Moretti riconobbe in essi La presa di Gerusalemme (Sormani moretti 1904, p.156) dipinta da Altichiero nella Sala Grande, un’ipotesi già scartata da Carlo Cipolla nel 1883 (doc.8; Cipolla 1883, p.844). Come hanno suggerito alcuni studiosi in passato, la Battaglia di cavalieri potrebbe rappresentare «la commemorazione di un fatto storico preciso della dinastia scaligera», oggi non più identificabile (Marinelli 1991, p.26), o un episodio tratto da un testo cavalleresco. Secondo la scheda cartacea si tratterebbe della “Battaglia di Fregnano (?) alla Vittoria”, combattuta nel 1354 in seguito alla congiura di Fregnano Della Scala.
Recentemente il soggetto è stato identificato da Ettore Napione con un episodio delle Storie di Lucrezia, tratto dall’opera Ab Urbe condita di Tito Livio (Napione 2009, p.56). L’iscrizione latina riproduce infatti il passo del primo libro, nel quale viene narrato il sopruso di Lucrezia da parte di Sesto Tarquinio. Secondo lo studioso, i cavalieri rappresentati potrebbero riferirsi all’epilogo della vicenda quando il padre e il marito di Lucrezia, venuti a conoscenza della violenza perpetrata, arrivarono in suo soccorso. Molto probabilmente il ciclo era dedicato alla cacciata di Tarquino il Superbo da Roma: così come Bruto e Collatino avevano cacciato il re, diventando i primi consoli dell’Urbe, così gli Scaligeri contribuirono ad allontanare la tirannide da Verona.
Lia Passarini
Documenti:
Doc. 1
Verona, 30 dicembre 1881. Lettera del Sindaco di Verona al Prefetto della Provincia di Verona
Il Sindaco informa il Prefetto che i lavori di riduzione interna del Palazzo Tribunalizio stanno procedendo alacremente. Vista la necessità di ricostruire alcuni muri di prospetto, il Sindaco chiede al Prefetto di delegare alcuni membri della Commissione Conservatrice, affinché costituiscano una Commissione permanente, con il compito di dirigere l’Ufficio Tecnico Municipale nei lavori di restauro insieme alla Civica Commissione Edilizia.
ASVr, Commissione Consultiva Belle Arti, b.3, fasc.20
Doc. 2
Verona, 3 gennaio 1882. Minuta del Verbale della Commissione Conservatrice dei Monumenti
La Commissione Conservatrice, dopo aver compiuto un sopralluogo con l’assistenza dall’Assessore Alessandro Perez, riconosce l’opportunità di eseguire i restauri proposti e di affidare ad una sottocommissione la direzione dei lavori. Vengono nominati all’unanimità l’Abate Angelo Gottardi e l’Architetto Luigi Castelli. La Commissione approva la proposta del Municipio di isolare il torrione prospettante Piazza dei Signori e via Dante, riportandolo al suo stato primitivo.
ASVr, Commissione Consultiva Belle Arti, b.3, fasc.20
Doc. 3
Verona, 3 gennaio 1882. Minuta della lettera scritta dal Prefetto di Verona al Sindaco di Verona
Il Prefetto comunica al Sindaco che la Commissione Conservatrice, riconosciuta l’urgenza e la necessità dei restauri, ha accolto la proposta di delegare ad una sottocommissione permanente il compito di sovrintendere i lavori insieme alla Civica Commissione Edilizia, nominando a tale scopo come propri rappresentanti l’Ingegnere Luigi Castelli e l’Abate Angelo Gottardi. La Commissione desidera inoltre che sia preparato un piano generale di restauro dell’intero palazzo. La Commissione riconosce infine la convenienza di isolare il torrione angolare «da quell’appendice di fabbrica che si addossa» su di esso, «atterrandolo fino alla gronda del fabbricato laterale».
ASVr, Commissione Consultiva Belle Arti, b.3, fasc.20
Doc. 4
Verona, 4 gennaio 1882. Minuta della lettera scritta dal Prefetto di Verona all’Ingegnere Luigi Castelli e all’Abate Angelo Gottardi
Il Prefetto informa l’Ingegnere Luigi Castelli e l’Abate Angelo Gottardi che sono stati nominati dalla Commissione Conservatrice, affinché costituiscano la sottocommissione permanente con il compito di assistere la Commissione Edilizia nei lavori di restauro del Palazzo Tribunalizio. Qualora la sottocommissione lo ritenesse opportuno, il Prefetto convocherà d’urgenza l’intera Commissione Conservatrice.
ASVr, Commissione Consultiva Belle Arti, b.3, fasc.20
Doc. 5
Verona, 4 gennaio 1882. Lettera dell’Assessore Alessandro Perez al Prefetto di Verona
L’Assessore Alessandro Perez informa il Prefetto di Verona che, durante il sopralluogo svolto il 3 gennaio presso il Palazzo Tribunalizio, la Commissione Conservatrice ha riconosciuto l’opportunità di isolare il torrione angolare. L’Assessore ritiene che tale desiderio debba essere inserito nel verbale e comunicato tramite una lettera alla Giunta, insieme alla decisione della Commissione Conservatrice di delegare a Luigi Castelli e all’abate Angelo Gottardi l’incarico di sovrintendere i lavori.
ASVr, Commissione Consultiva Belle Arti, b.3, fasc.20
Doc. 6
Verona, 5 gennaio 1882. Minuta della lettera scritta dal Prefetto di Verona al Ministero dell’Istruzione Pubblica di Roma
Il Prefetto chiede al Ministero dell’Istruzione Pubblica di approvare i lavori di restauro del Palazzo Tribunalizio, per poter trasformare i locali interni, utilizzati come carceri, in uffici governativi. Il Prefetto informa il Ministero che la Commissione Conservatrice ha nominato una sottocommissione per sorvegliare l’esecuzione dei lavori proposti dal Municipio. Come emerge dal sopralluogo eseguito dalla Commissione, i lavori non modificheranno l’edificio, ma ne miglioreranno la stabilità. Il Prefetto allega una copia del verbale della seduta del 3 gennaio.
ASVr, Commissione Consultiva Belle Arti, b.3, fasc.20
Doc. 7
Roma, 19 gennaio 1882. Lettera del Ministero dell’Istruzione Pubblica al Prefetto di Verona
Il Ministro dell’Istruzione Pubblica approva i lavori di restauro, «confidando che l’arte e l’antichità del monumento» siano salvaguardate, grazie alla sorveglianza della Commissione Conservatrice.
ASVr, Commissione Consultiva Belle Arti, b.3, fasc.20
Verona, 22 gennaio 1882. Minuta della lettera scritta dal Prefetto di Verona al Sindaco di Verona
Il Prefetto comunica al Sindaco che il Ministero della Istruzione Pubblica ha approvato i lavori di restauro. Il Prefetto chiede di venire informato qualora si dovessero eseguire delle opere che modifichino l’architettura dell’edificio.
ASVr, Commissione Consultiva Belle Arti, b.3, fasc.20
Doc. 8
[agosto 1883] Relazione scritta dall’Ispettore Carlo Cipolla sull’affresco scoperto nell’antico palazzo Scaligero
L’Ispettore Carlo Cipolla descrive l’affresco scoperto nell’ala del palazzo prospiciente piazza Indipendenza, in una stanza occupata dall’ufficio di Annona. L’affresco si articola in due registri, separati da «una larga fascia», su cui corre un’iscrizione in gotico tedesco, piuttosto rovinata. Ciascun registro è diviso in riquadri. «Dello scompartimento superiore resta soltanto parte del quadro sovrapposto immediatamente alla epigrafe», in cui si riconoscono «le estremità di due gambe di cavallo». Del registro inferiore sono visibili invece tre riquadri: in quello a destra è raffigurato «un uomo vestito di lucco con cappuccio»; in quello a sinistra c’è una torre merlata, guelfa, «la cui porta è occupata da guerrieri»; al centro è rappresentata una scena di battaglia. In mezzo alla scena è raffigurato un uomo «in colloquio con alcuni guerrieri a cavallo, con maglia, corazza, elmo e lancia, i quali si ritraggono verso destra, accanto ad una città». Si vedono «due torrioni» con merli guelfi, «alcune case, una porta». A sinistra sono rappresentati altri soldati; uno di essi è raffigurato di spalle, «nell’atto di fuggire». L’iscrizione, molto lacunosa, suggerisce che potrebbe trattarsi di un capitano o di un principe sorpreso dai nemici nel sonno. L’Ispettore propone datare l’affresco fra la fine del XIV secolo e l’inizio del XV. Viene scartata l’ipotesi che si tratti della «guerra giudaica», dipinta da Altichiero e descritta da Vasari; l’affresco infatti non si trova in una sala e sembra appartenere ad un’altra epoca.
ASVr, Commissione Consultiva Belle Arti, b.3, fasc.20
Doc. 9
Verona, 3 settembre 1883. Minuta della lettera scritta dal Prefetto di Verona al Municipio di Verona
Il Prefetto informa il Sindaco che, in seguito alla scoperta di un affresco nell’ala del palazzo prospiciente piazza Indipendenza, la Commissione Conservatrice, dopo essersi riunita in seduta il 31 agosto, chiede al Municipio che l’affresco sia conservato e, «se altri affreschi ivi esistono non abbiano a venire danneggiati» dai lavori di rimaneggiamento del palazzo, «ma siano anzi rimessi alla luce». I membri della Commissione, Ettore Righi, Carlo Alessandri e l’Abate Angelo Gottardi, dopo aver esaminato l’affresco, lo giudicano «importante per l’arte». Il Prefetto allega anche la relazione scritta dall’Ispettore Carlo Cipolla.
ASVr, Commissione Consultiva Belle Arti, b.3, fasc.20
Doc. 10
Verona, 9 ottobre 1883. Lettera del Sindaco di Verona al Prefetto di Verona
Il Sindaco comunica al Prefetto che la Giunta ha stabilito che il «dipinto a fregio esistente in un locale interno» del Palazzo Tribunalizio venga conservato, proteggendolo, se occorre, «con apposito assito».
ASVr, Commissione Consultiva Belle Arti, b.3, fasc.20
Doc. 11
Verona, 11 aprile 1884. Lettera del Sindaco di Verona al Prefetto di Verona
In seguito ad alcune demolizioni, il Sindaco comunica al Prefetto la decisione di conservare gli arconi della facciata del Palazzo Tribunalizio, aprendo in ognuno di essi una finestra per illuminare i locali interni. Il Sindaco informa il Prefetto anche della scoperta di due piccoli affreschi, trovati nei locali interni e depositati al Museo.
ASVr, Commissione Consultiva Belle Arti, b.3, fasc.20
Doc. 12
Verona, 23 agosto 1884. Minuta della lettera scritta dal Prefetto di Verona alla Giunta Municipale di Verona
Il Prefetto sollecita la Giunta Municipale, affinché l’affresco scoperto in uno dei locali a pianterreno del Palazzo Tribunalizio venga staccato dalla parete e trasportato al museo.
ASVr, Commissione Consultiva Belle Arti, b.3, fasc.20
Bibliografia:
C. Cipolla, Affresco nell’antico palazzo Scaligero, in “Foglio periodico della Prefettura di Verona”, 1883, pp. 842-844; S. Ferrari, scheda in Museo di Castelvecchio, Catalogo generale dei dipinti e delle miniature delle collezioni civiche veronesi, I. Dalla fine del X all’inizio del XVI secolo, Cinisello Balsamo (Milano) 2010, pp. 59-60, cat.27; Foglio periodico della Prefettura di Verona, Verona 1884, pp. 200-203, 425-427, 875-876; L. Magagnato, Da Altichiero a Pisanello, catalogo della mostra, Venezia 1958, pp. 6-7; S. Marinelli, Museo di Castelvecchio, introduzione di L. Magagnato, Venezia 1983, p.27; S. Marinelli, Castelvecchio a Verona, Milano 1991, p.26; E. Napione, Gli affreschi trecenteschi della Torre del Capitanio e la pittura di corte nei palazzi scaligeri: le storie dal Ab urbe condita di Tito Livio, in La torre del Capitanio: restauri, scoperte e ricerche, a cura di A. Costantino, E. Napione, M. Valdinoci, Verona 2009, pp. 39-70; A. Quazza, scheda in Le stanze di Artù. Gli affreschi di Frugarolo e l’immaginario cavalleresco nell’autunno del Medioevo, catalogo della mostra, a cura di E. Castelnuovo, Milano, 1999, p.175, cat.16; S. Samdelli, scheda in Gli Scaligeri 1277-1387, catalogo della mostra, a cura di G.M. Varanini, Verona 1988, pp. 210-211; L. Sormani Moretti (et alii), La Provincia di Verona. Monografia statistica-economica-amministrativa, III, Condizioni politiche ed amministrative della Provincia, Firenze 1904, pp.156, 232, 248, 256; U.G. Tessari, Castelvecchio, Verona 1966, p.43.
Elenco immagini:
1.Frammento di cavaliere, fotografia delle odierne condizioni conservative.
2. Battaglia di cavalieri, fotografia delle odierne condizioni conservative.
3. I due affreschi all’interno di Palazzo dei Tribunali, prima dello stacco eseguito da Arturo Raffaldini nell’aprile del 1939.
4. .Frammento di cavaliere in seguito allo stacco del 1939.
5. Frammento di cavaliere in una fotografia storica.
6. Fotografia pubblicata in Museo di Castelvecchio, 1983, p.27.
7. Fotografia pubblicata nel catalogo della mostra Gli Scaligeri 1277-1387, 1988, p.211.
8. Fotografia pubblicata nel catalogo della mostra Le stanze di Artù, 1999, p.175.