Sala 5 Alcova – Sala 5 Alcova

Posta tra il salone delle feste e la saletta con Aurora e Titone, questo ambiente, al tempo utilizzato come alcova, conserva l’intervento decorativo più antico del palazzo. Esso, come riportato nella firma posta in posizione defilata all’interno della quadratura, fu eseguito da Giovanni Zanardi nel 1765 o 1766 su commissione dell’ “Illmo Revdmo Monsign Vescovo” (Boselli 1965, p. 51) Alessandro Fè. In tale occasione, l’artista di origini bolognesi immaginò per la sala una complessa quadratura architettonica di gusto rococò.
Essa coinvolge solamente il soffitto ed è composta da un basamento riccamente ornato con girali d’acanto, festoni dorati, mensole a ricciolo e cartouches. Sopra a questo si innalza un loggiato le cui colonne, composte da marmi preziosi e capitelli dorati, sorreggono una trabeazione mistilinea che, a sua volta, è sormontata da una balaustra dorata con balconi aggettanti.
La scena che popola la quadratura, invece, è più tarda, riconducibile al periodo in cui Giovan Battista Fè, figlio di Alessandro, volle abbellire il palazzo in occasione delle nozze tra il figlio Marcantonio Fè d’Ostiani e Ippolita Martinengo Cesaresco del ramo dell’Aquilone. Per tali lavori fu chiamato il pittore veronese Marco Marcola, il quale firmò la propria opera («MMF») sotto al cesto di fiori che sporge da una delle balconate. Il soggetto scelto per l’alcova fu il ratto di Flora da parte di Zefiro, raccontato da Marcola tramite la raffigurazione di due gruppi: il primo, posto leggermente a sinistra rispetto al centro della volta, mostra Zefiro nell’atto di rapire la futura dea della Primavera, mentre il secondo vede le ancelle di Flora scosse per la scomparsa della loro signora all’interno dello spazio illusorio della balconata dipinta da Zanardi. Concludono la decorazione venti e amorini che portano con loro simboli legati all’innamoramento, quali la torcia accesa, l’arco, le frecce o la corona d’alloro.
Edoardo Lo Cicero
Camillo Boselli (a cura di), Origine e vita di Giovanni Zanardi, commorante di Brescia. Vita di Francesco Monti: notizie storiche della signora Eleonora Monti, supplemento a “Commentari dell’Ateneo per l’anno 1964”, Ateneo diBrescia, Brescia 1965, pp. 50-51; Fausto Lechi, Le dimore bresciane in cinque secoli di storia, Vol. 6: Il Settecento e il primo Ottocento nella città, Edizioni di Storia Bresciana, 1977, p. 310; Stefania Cretella, Palazzo Materossi, già Fè d’Ostiani, in Stefania Cretella (a cura di), Miti e altre storie. La grande decorazione a Brescia. 1680-1830, Grafo, Brescia 2020, p. 208; Stefania Cretella, La decorazione Settecentesca di Palazzo Fè d’Ostiani tra nuove attribuzioni e letture iconografiche, in “ Arte Veneta”, LXXVI, 2020, pp. 168-170.

Brescia
Elenco immagini:
Decorazione della volta
Giovanni Zanardi, Particolare della quadratura architettonica, 1765-1766
Giovanni Zanardi, Particolare della quadratura architettonica, 1765-1766
Marco Marcola, Il ratto di Flora, 1790-1791
Anagramma di Marco Marcola («MMF»), 1790-1791