Sala 6 Salone delle feste

Sala 6 Salone delle feste – Sala 6 Salone delle feste

 

Posto al centro dell’ala est del palazzo e raggiungibile attraverso la galleria, il grande salone da ballo è l’ambiente più riccamente decorato del palazzo e presenta numerosi e importanti interventi pittorici eseguiti da Marco Marcola negli anni Novanta del Settecento.

A interessare la totalità delle pareti vi è una quadratura architettonica di gusto classicista, che ben si adatta sia alle scene figurate di Marcola, che alla reale struttura della sala. Partendo dal basso, è possibile osservare uno zoccolo, sovrastato da un alto basamento ove si appoggiano diverse lesene poste parallelamente agli stipiti delle porte. Sopra queste ultime si trovano otto sovrapporte che, all’interno di cornici ottagonali, raffigurano in monocromo alcuni episodi legati alla disfatta di Troia, la fuga di Enea, Anchise e Ascanio e le loro successive peripezie. Diversa è la decorazione scelta per le due aperture centrali delle pareti est e ovest, ovvero quella che permette l’accesso al balcone visibile in facciata e quella principale posta al centro della galleria. Entrambe presentano un timpano triangolare sul quale si appoggiano un vaso e due satiri intenti a suonare flauti e lire. Ai fianchi di queste due aperture, poi, all’interno delle specchiature delimitate dalle lesene, trovano posto alcuni trofei d’armi e, ricollegandosi al tema scelto per i soprapporte, le finte statue di Priamo, Ecuba, Ettore e Andromaca.

Nelle pareti nord e sud, invece, per via dell’assenza di una porta centrale, è possibile osservare due grandi scene figurate realizzate da Marcola, il quale, sfruttando un effetto scenografico presente anche in altri palazzi bresciani, utilizza la sporgenza in avanti dello zoccolo della quadratura come una sorta di palcoscenico per i vari personaggi da lui rappresentati. Gli episodi scelti dal pittore veronese sono il Duello di Enea e Turno davanti a Lavinia e Latino  e quello in cui Enea e Didone offrono un sacrificio a Saturno, ricollegandosi ancora una volta, seppur in maniera abbastanza libera, alle vicende narrate da Virgilio nell’Eneide.

La scena del Sacrificio vede in primo piano un gruppo di cacciatori posti sulla sinistra, e, sulla destra, il gruppo di officianti che sta per immolare la giumenta. Dietro di loro, sopra a una breve scalinata ove è riportata l’iscrizione “Quid Vota Furentem Quid Delubra Iuvant?”, si trovano numerosi astanti, i sacerdoti, Didone ed Enea, i quali rivolgono i loro sguardi e le loro suppliche verso la statua di Saturno. Più sopra si trovano Iride e Giunone che, accompagnata dal pavone e seduta su di una nuvola, è posta non distante da un gruppo di putti in volo intenti a intrecciare un festone tra le colonne della quadratura.

Come fosse una scena teatrale, l’episodio del Duello tra Enea e Turno vede ai bordi del proscenio alcuni soldati e, in posizione poco più arretrata, lo scontro tra i due eroi. Defilato, sulla sinistra, vi è Evandro, padre di Pallante, il cui piede poggia su di un gradino ove è riportato in iscrizione il triste destino del figlio (“Evandre… Pheretro Pallante Reposto Procumbit Super Atque Heret Lacrimansque Gemensque”). A metà altezza, sopra a un palco improvvisato, sono visibili il re Latino, alcuni suoi soldati e la figlia Lavinia. Infine, in maniera simile alla scena del Sacrificio, la parte alta della decorazione è riservata alle divinità. Sono infatti visibili Venere, seduta sul suo carro, ed Ercole, intento a lottare contro la Discordia.

Concludono la decorazione delle pareti dieci finestre, poste nella parte alta delle mura in corrispondenza delle porte della sala. Queste sono abbellite da eleganti parapetti di ferro battuto e alcune di queste, che per via della loro posizione non possono realmente aprirsi verso le sale attigue, presentano una decorazione dipinta formata da spessi tendaggi verdi che lasciano intravedere ambienti immaginari che si dovrebbero sviluppare al di là della sala. Inoltre, nella finestra a sinistra della parete sud e quella destra della parete nord compaiono, rispettivamente, una dama elegantemente vestita e un uomo con un bastone da passeggio. Queste figure riprendono un artificio pittorico che ebbe larga fortuna in ambito bresciano, come dimostrano, ad esempio, le decorazioni presenti nella sala dell’Accademia degli Erranti o di palazzo già Appiani.

La decorazione della volta non prevede nessun tipo di quadratura architettonica, permettendo così a Marco Marcola di poter utilizzare tutto lo spazio a disposizione per raffigurare una complessa scena popolata da numerose divinità. Queste si trovano sedute su diverse nubi che, per via della loro disposizione, conferiscono alla composizione un movimento circolare, lasciando così al centro ampio spazio a un luminoso cielo che genera forti zone di contrasto tra luci e ombre.

Proprio nell’angolo più scuro della decorazione, ovvero l’angolo nord-est della volta, si trova Vulcano, ritratto mentre consegna le saette all’aquila di Giove. Procedendo in senso orario, s’incontrano Apollo e Diana e, poco più in basso nell’angolo sud-est, il gruppo di Bacco e Cerere, sopra al quale è possibile vedere Ganimede assieme ad una fanciulla alata. Continuando verso sinistra vi sono Saturno ed Eolo, raffigurato mentre viene sorretto da uno dei suoi numerosi figli. Sotto il dio dei venti vi è un gruppo composto dalle Parche, il Tempo e Atropo. Seguono poi Flora, la cui cornucopia è sorretta da Zefiro, Marte, Mercurio, Esculapio insieme alla figlia Igea, Ercole di fianco alla moglie Ebe e la Fama. Sulle ultime due nubi che, leggermente spostate verso il centro della volta, donano alla composizione un leggero moto ascensionale, vi sono, sulla prima, le Tre Grazie, Venere e Cupido, mentre sulla seconda siedono Minerva, Giunone e Giove. Infine, nel giovane in corazza, che bendato e in precario equilibrio su di una rupe versa acqua da due brocche, è possibile riconoscere il Fato (Cretella 2020, pp. 176-177).

Edoardo Lo Cicero

 
Bibliografia

Fausto Lechi, Le dimore bresciane in cinque secoli di storia, Vol. 6: Il Settecento e il primo Ottocento nella città, Edizioni di Storia Bresciana, 1977, pp. 308-309; Stefania Cretella, Palazzo Materossi, già Fè d’Ostiani, in Stefania Cretella (a cura di), Miti e altre storie. La grande decorazione a Brescia. 1680-1830, Grafo, Brescia 2020, p. 208; Stefania Cretella, La decorazione Settecentesca di Palazzo Fè d’Ostiani tra nuove attribuzioni e letture iconografiche, in “ Arte Veneta”, LXXVI, 2020, pp. 171-178.

 
Informazioni sul palazzo
Palazzo Materossi, già Fè’ d’Ostiani
Brescia

Elenco immagini:

Veduta della sala


 

Veduta della parete ovest


 

Veduta della parete nord


 

Veduta della parete sud


 

Sopraporta


 

Sopraporta


 

Ecuba


 

Priamo


 

Andromaca


 

Ettore


 

Marco Marcola, Enea e Didone offrono un sacrificio a Saturno, 1790-1791


 

Marco Marcola, Duello di Enea e Turno davanti a Lavinia e Latino, 1790-1791


 

Decorazione della finta finestra della parete nord


 

Marco Marcola, Decorazione della volta, 1790-1791


 

Marco Marcola, Gruppo con Vulcano, 1790-1791


 

Marco Marcola, Gruppo con Apollo e Diana, 1790-1791


 

Marco Marcola, Gruppo con Saturno ed Eolo, 1790-1791


 

Marco Marcola, Gruppo delle Parche, 1790-1791


 

Marco Marcola, Gruppo con Marte e Mercurio, 1790-1791


 

Marco Marcola, Gruppo con Venere e Cupido, 1790-1791


 

Marco Marcola, Gruppo con Minerva, Giunone e Giove, 1790-1791


 

Marco Marcola, Allegoria del Fato, 1790-1791