Sala 1 di Minerva – Palazzo Maggi

La prima sala presenta una volta dipinta con l’imponente figura di Minerva, adagiata su una nuvola rosata e inscritta in un oculo centrale mentre tre putti la circondano, volteggiando nel cielo; il Lechi riconosce nella pittura la mano di Manfredini (Lechi 1974, p. 33) anche se il confronto con le opere dell’artista nelle altre sale del palazzo porterebbe a sconfessare tale attribuzione e a ritenere il soffitto una rielaborazione di una pittura della seconda metà del Settecento, il cui odierno aspetto sarebbe dunque da ascrivere ai cospicui restauri del secolo successivo. La dea è riconoscibile grazie agli attributi che comunemente la contraddistinguono, come l’armatura e lo scudo con la testa di medusa e una piccola civetta che viene trasportata dall’amorino più in basso. L’oculo è incorniciato da un nastro dorato, seguito da una decorazione vegetale e infine da un anello di finto marmo scolpito, probabilmente aggiunto in un momento successivo alla realizzazione della pittura centrale. Tutto intorno si snodano i festoni di fiori, che riprendono le decorazioni laterali della sala, in cui si scorgono due medaglioni all’antica contrapposti, raffiguranti le effigi di figure femminili, e incorniciati da esili ornamenti vegetali che poggiano sulla cornice in finto stucco. Sotto di essa si snoda una decorazione dipinta che mostra una piccola tenda a pannelli ornata da elementi all’antica, medaglioni e vasi marmorei, intervallati da festoni floreali. Le pareti della sala, scandite da una lineare quadratura a finto stucco con una decorazione alla greca in corrispondenza della zoccolatura, presentano due riquadri con vedute paesaggistiche che fungono da sovrapporta, riferibili alla mano di Manfredini grazie alla resa pittorica delle lumeggiature particolarmente materica e corposa e alla solida fisionomia corporea dei personaggi.
Giulia Adami
Fausto Lechi, Le dimore bresciane in cinque secoli di storia, Vol. 3: Il Cinquecento nella città, Edizioni di Storia Bresciana, 1974, pp. 31-39;
Giulia Adami, Palazzo Ambrosi, già Maggi, in Stefania Cretella (a cura di), Miti e altre storie. La grande decorazione a Brescia. 1680-1830, Grafo, Brescia 2020, p. 87.

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