Salone – Salone

Il Salone, che si eleva per due piani in altezza, occupa tutta la larghezza dell’edificio. Lesene e finte specchiature di marmi grigi e gialli scandiscono le pareti, nella cui parte superiore si aprono tre finestre su ciascun lato maggiore. All’altezza delle finestre realmente esistenti, l’affresco simula altre sei finestre, in corrispondenza degli angoli e del centro di ogni lato breve: a due di queste si affacciano personaggi in abiti settecenteschi, ritratti nel duplice ruolo di spettatori e nello stesso tempo oggetto dello sguardo degli ospiti del salone, le rimanenti quattro finestre, angolari, danno su altrettanti interni illusionistici. Alla base di imposta delle vele, su cui si incardina la parte perimetrale del soffitto, sono dipinti otto bassorilievi a monocromo ocra, raffiguranti strumenti scientifici, musicali, armi e vessilli intrecciati a rami d’alloro.
Sul soffitto, contornata da leggeri motivi in stucco e specchiature in finto marmo grigio su fondo giallo chiaro, si apre una grande scena ambientata nello spazio celeste, popolato da un gran numero di personaggi che si dispongono variamente su cortine di nuvole. Partendo dal basso troviamo l’Estate in veste gialla accompagnata da due fanciulle; ai loro piedi alcuni putti reggono un festone di pannocchie e frutta. L’altro gruppo, a destra, raffigura un’allegoria dell’Autunno; anche in questo caso, un festone di ortaggi con cipolle e rape rende chiaro di quale stagione si tratta. Sopra l’Autunno, in lontananza, si intravede l’Inverno, nelle sembianze di una vecchia ammantata, con accanto un boscaiolo e una cacciatrice. Più al centro, in primo piano, siede la personificazione della Primavera. Da sinistra irrompe il carro di Saturno alato che passa sotto l’arco dello Zodiaco. Sulla sommità siede un giovane nudo è la personificazione del Solstizio d’estate. Poco sopra si può riconoscere la figura del Solstizio d’inverno. Conclude la triade un vecchio barbuto reggente un serpente che si morde la coda, la personificazione del Tempo ciclico ed eterno.
Tutta la decorazione è opera di Francesco Zugno, realizzata intorno al 1764.
Andrea Chiocca
G. M. Pilo, Francesco Zugno, in «Saggi e Memorie di Storia dell’Arte», 2, 1958-1959, pp. 358-359; A. Tomezzoli, Palazzo Trento, Papafava, in Affreschi nei palazzi di Padova. Il Sei e Settecento, a cura di V. Mancini, A. Tomezzoli, D. Ton, Verona 2018, pp. 272-276.

Padova
Elenco immagini:
Francesco Zugno, Le Stagioni sovrastate dal Solstizio d’Estate, dal Solstizio d’Inverno e dall’Eternità, particolare.
Francesco Zugno, Due nobildonne affacciate al balcone.
Francesco Zugno, Due nobiluomini intenti alla lettura.
Francesco Zugno, Interno di biblioteca.