Salone da ballo

Salone da ballo – Salone da ballo

 

 

Il cuore del corpo di fabbrica principale è occupato dal maestoso salone da ballo a doppia altezza e a pianta quadrata, con una balconata percorribile in legno intagliato, dipinto e dorato che corre attorno alle pareti del secondo piano. Nel 1736 il quadraturista Stefano Orlandi venne incaricato dal marchese Pietro Emanuele di affrescare l’ambiente, dipinto in collaborazione con il figurista Francesco Monti, come testimonia il contratto stipulato tra il committente e l’artista bolognese (Archivio di Stato di Brescia, Fondo Martinengo, B. 274, “Ricevute Colleoni 1707-1746”, cit. in Massa 2003, p. 66). La complessa quadratura architettonica della volta è costituita da colonne sui toni del rosa e del verde con capitelli a volute giallo-ocra che reggono in alternanza timpani e archi ribassati, che a loro volta insistono in corrispondenza dei quattro angoli dove si formano nicchie angolari. In prossimità dei lati sono state realizzate finestre illusionistiche a grata con balaustre e coppie di putti, sdraiati o seduti, che potrebbero rappresentare le Quattro stagioni. Intorno all’oculo si inseriscono otto medaglie in monocromo seppia con le Storie di Romolo (Nascita, Romolo allattato dalla lupa, Separazione dal fratello, Romolo traccia le mura di Roma con l’aratro, Uccisione di Remo, Ratto delle Sabine, Sacrificio di una giumenta, Romolo appende le armi come trofeo). La costruzione, arricchita da volute, riccioli, poliedri a stella e fiori, si apre in un oculo centrale delimitato da un parapetto prospetticamente scorciato, dove Zanotti nel 1739 ricordava una Deificazione di Romolo di Monti, ridipinta con un’allegoria mitologico-patriottica nel 1881 da Luigi Campini poiché l’originale si era rovinato a causa di infiltrazioni d’acqua (Loda 2003, pp. 42-44). L’intervento ottocentesco è testimoniato da una fotografia storica conservata presso l’Archivio fotografico dei Musei Civici di Brescia risalente al 1969, che documenta la situazione dell’oculo quasi interamente coperto dalla ridipintura con la dea Minerva nelle vesti della città di Brescia, attorniata dalle Muse e incoronata da una vittoria alata con fiamma sul capo che ha le sembianze di Eracle, avvolto dalla leontè. Lechi riferisce che il medaglione rimase inizialmente vuoto e che venne dipinto solo nel XIX secolo (Lechi 1976, pp. 201-202), ma la fotografia pubblicata nel volume de Le Dimore Bresciane mostra già la situazione attuale di stratificazione dei due interventi, visibile poiché dell’intervento campiniano si è conservata solo la parte centrale. È perciò verosimile pensare che la volta sia stata sottoposta a un intervento di restauro negli anni Settanta del Novecento, in seguito al quale sono emerse alcune figure del dipinto originario ai margini del cielo. Risalgono alla fase settecentesca della decorazione pittorica gli otto riquadri delle sovrapporte e soprafinestre con Episodi della storia di Romolo e Remo a grisaille, racchiusi entro cornici in stucco bianco con volute, fiori, lacunari, probabilmente di un artista della stessa équipe di Monti e Orlandi che ha guardato agli affreschi cinquecenteschi eseguiti dai Carracci in palazzo Magnani a Bologna (Loda in Massa 2003, pp. 45-46).

Sara Parisio

 
Data: 1736
 
Bibliografia

Fausto Lechi, Le dimore bresciane in cinque secoli di storia, Vol. 5: Il Seicento, Edizioni di Storia Bresciana, 1976, pp. 200-202; Brescia pittorica 1700-1760. L’immaginario del sacro, catalogo della mostra (Brescia, Duomo Vecchio, 1981), Grafo edizioni, Brescia 1981, pp. 106-107; Luciano Anelli, Qualche considerazione in risarcimento di Luigi Campini, in “Civiltà bresciana”, a. IX, n. 4/00, dicembre 2000, p. 53; Angelo Loda, Le decorazioni murali settecentesche in Palazzo Martinengo: proposte per un percorso, in R. Massa (a cura di), Palazzo Martinengo Colleoni di Pianezza e oratorio di San Carlino, Provincia di Brescia, Assessorato alla Cultura, Quaderni 6, settembre 2003, pp. 42-46; Ilaria Laura Lenzi, Quadratura e decorazione tra Bologna e Brescia: le esperienze di Giovanni Zanardi in alcuni esempi dimenticati, in F. Farneti – D. Lenzi (a cura di) Realtà e illusione nell’architettura dipinta. Quadraturismo e grande decorazione nella pittura di età barocca, Alinea Editrice, Firenze 2006, pp. 255-256;

Sara Parisio, Provincia di Brescia, già Liceo Olivieri, già Istituto Tecnico Commerciale “G. Abba”, già palazzo Bargnani, già Martinengo Colleoni di Pianezza, in Stefania Cretella (a cura di), Miti e altre storie. La grande decorazione a Brescia. 1680-1830, Grafo, Brescia 2020, p. 280.

 
Informazioni sul palazzo
Palazzo Martinengo Colleoni di Pianezza, poi Bargnani – ora sede del settore trasporti, edilizia scolastica e interventi sul patrimonio della Provincia di Brescia
Brescia

Elenco immagini:

Stefano Orlandi e Francesco Monti (con ridipintura ottocentesca di Luigi Campini), Decorazione della volta, 1736


 

Francesco Monti, Dettaglio della Fama, 1736


 

Francesco Monti, Sacrificio di una giumenta, 1736


 

Stefano Orlandi e Francesco Monti, Dettaglio della quadratura con putti, 1736