Scalone

Scalone – Scalone

 

Le pareti dello scalone sono decorate con quadrature scandite da lesene e, al centro, l’apertura di un’arcata sorretta da coppie di colonne ioniche. Attraverso tale apertura sono immaginati gli ambienti interni di un palazzo, mentre nella parte inferiore dell’arcata si affacciano da una balaustra alcuni personaggi che accolgono il visitatore. Da una parte un personaggio maschile riccamente abbigliato si accinge a salire una scala, mentre pare invitare a seguirlo un cane che, sopra un tappeto, poggia accucciato sulla balaustra; dall’altra si affacciano due figure: una donna con un pappagallo e un servo moro mentre sullo sfondo s’intravede il fastoso ambiente interno di un salone. Tra le lesene, ai lati di queste arcate, entro raffinate decorazioni in finto stucco di gusto rocaille, sono dipinte coppie di putti a monocromo intente a giocare con strumenti e oggetti di svariato genere allusivi alle Stagioni.

Agli angoli del soffitto mazzi di spighe, mentre al centro una complessa quadratura architettonica simula un cupolino a base ovale modulato da membrature e da cornicione che, agli angoli crea nicchie entro le quali sono collocati dei vasi. Su tale cornicione poggiano nature morte a monocromo con gruppi d’armi e panopilie. Nello scomparto centrale sono adagiate su nuvole tre allegorie femminili identificabili con la Nobiltà, la Virtù e l’Abbondanza. Nel basso un putto dalle ali farfalline scaccia con una torcia una nerboruta figura maschile, con ogni probabilità il Vizio.

Le sovrapporte, sopra le soglie che conducono, in cima allo scalone, ai vari ambienti del palazzo, presentano altri soggetti allegorici: la prima, a sinistra sulla sommità dello scalone, rappresenta l’Origine; la seconda, al centro, è l’allegoria del Mezzo; da ultimo a destra la Fine.

Sotto le finestre che illuminano l’ambiente, due figure allegoriche, adagiate su due arconi, reggono lo stemma di famiglia: da una parte la Fama e dall’altra un’allegoria, di difficile decifrazione, rappresentante una figura femminile probabilmente allusiva alla nobiltà della famiglia, che tiene in alto con la destra un mazzetto di fiori e con la sinistra regge una corona.

La paternità degli affreschi è ancora oggi molto dibattuta.

Andrea Chiocca

 
Datazione: da: 1760 a: 1770
 
Bibliografia

M. Checchi, L. Gaudenzio, L. Grossato, Padova. Guida ai monumenti e alle opere d’arte, Venezia 1961, p. 592; C. B. Tiozzo, Andrea Urbani pittore. Opera completa, Vicenza 1972, p. 60; L. Puppi e G. Toffanin, Guida di Padova. Arte e storia tra vie e piazze, Trieste 1983, p. 183; G. Pavanello, Le decorazioni di palazzo Grassi. Dal Settecento al Novecento, in G. Romanelli e G. Pavanello, Palazzo Grassi. Storia, architettura, decorazioni dell’ultimo palazzo veneziano, Venezia 1986, p. 153, nota. 35; D. Ton, Palazzo Buzzacarini, in Affreschi nei palazzi di Padova. Il Sei e Settecento, a cura di V. Mancini, A. Tomezzoli, D. Ton, Verona 2018, pp. 256-261.

 
Informazioni sul palazzo
Palazzo Buzzacarini
Padova

Elenco immagini:

Pittore veneto della seconda metà del XVIII secolo, Veduta di interno domestico.


 

Pittore veneto della seconda metà del XVIII secolo, Allegoria della Nobiltà, Virtù e Abbondanza.


 

Pittore veneto della seconda metà del XVIII secolo, Allegoria dell’Origine.


 

Pittore veneto della seconda metà del XVIII secolo, Stemma della famiglia Buzzacarini.