Scalone d’onore

Scalone d’onore – Scalone d’onore

 

Lo scalone d’onore a pianta quadrata,formato da tre rampe di scale affiancate da balaustre con colonnine in pietra, è collocato all’estremità del corpo di fabbrica principale e si distingue per la presenza al livello superiore di due pianerottoli distinti, non collegati tra loro: il primo è posto all’estremità dell’ultima rampa di scale e consente l’accesso alla galleria affacciata verso la corte interna; il secondo è raggiungibile dall’adiacente sala posta all’inizio dell’enfilade di stanze rivolte verso la strada. La balaustra in pietra che ne delimita l’affaccio sullo scalone è ornata da quattro statue di amorini.

Le pareti del vano sono arricchite dagli affreschi realizzati da Pietro Scalvini intorno al 1776-1778. All’interno di una partitura architettonica costituita da lesene con fusto scanalato e capitello corinzio, l’artista crea una sorta di «teatro di posa della nobiltà bresciana settecentesca ritratta nella ritualità quotidiana» (Giornate di studi su Pietro Scalvini, 2008, p. 11): i personaggi vengono raffigurati all’interno di logge con parapetti in pietra identici alle balaustre delle scale, accentuando il gioco tra realtà e finzione. La prima scena ritrae due donne sedute su un divano e un bambino in piedi sul corrimano, mentre nella parete opposta un gentiluomo in velada viola e una dama elegantemente accomodata su un divano rococò conversano tranquillamente, serviti da un domestico che porge un vassoio con una tazza fumante di caffè o cioccolata; il terzo episodio, inserito tra le finestre del pianerottolo rivolto verso la strada, illustra una coppia che conversa ai piedi di una statua di Minerva.

Il livello superiore delle pareti è occupato da una seconda serie di finestre con balconcini rococò, due reali aperte sul cortile e sei popolate da musici e danzatrici che vanno ad allietare la scena, accompagnando idealmente la salita e la discesa degli ospiti e degli abitanti del palazzo;ben rappresentati sono gli strumenti musicali, quali timpani, flauti, silofoni, piatti e corni ma anche oboi e triangoli. L’opera è l’esempio più celebre di pittura profana dello Scalvini, che lascia la sua firma sul collare di un cagnolino («P. SCALVINI»); egli appare aggiornato sulle imprese decorative dell’area veneta e, in particolare, sugli affreschi realizzati pochi anni prima da Francesco Zugno nella Sala dell’Accademia degli Erranti, oggi Ridotto del Teatro Grande di Brescia, e da Carlo Innocenzo Carloni nella villa Lechi a Montirone.

Il soffitto, separato da una modanatura a dentelli e decorato con fasce di stucco e rosoni, presenta al centro un dipinto murale raffigurante Ercole fra l’Eternità e la Fama: tema molto caro alla tradizione pittorica della città (Ercole il fondatore, 2001), ma anche alla famiglia stessa, in quanto due membri, un giureconsulto morto nel 1721 e suo nipote abate e compositore di corone poetiche, erano omonimi dell’eroe. Ercole, raffigurato al centro su una nuvola, simboleggia la Virtù Eroica e rappresenta la ragione che sottomette le passioni; oltre alla clava e al leone, attributi tradizionali, la figura mitologica reca fra le mani tre pomi portati dagli orti esperidi allusivi alle virtù della temperanza, della moderazione e del disprezzo dei piaceri.Alla destra compare l’Eternità, raffigurata alatae rivolta verso Ercole, mentre regge fra le mani l’uroboro. Sulla sinistra compare la Fama accompagnata da alcuni putti che suonano la tromba.

Non avendo potuto compiere un sopralluogo dello scalone, non è possibile proporre ipotesi sulla paternità dei dipinti della volta, né confermare la proposta di Lechi di considerare questo intervento successivo rispetto alla decorazione delle pareti (Lechi 1977, p. 371).

Mara Miele

 
Datazione: da: 1776 a: 1778
 
Bibliografia

Giornate di studi su Pietro Scalvini, pittore del Settecento bresciano, atti del convegno (Biblioteca comunale Renzo Frusca di Castenedolo 26 e 29 marzo 2008),a cura di Riccardo Bartoletti, Comune di Castenedolo, Assessorato alla cultura, 2008, p. 11; Valerio Terraroli, Brescia, in Giuseppe Pavanello (a cura di), La Pittura nel Veneto. Il Settecento di terraferma, Electa, Milano, 2010, p. 288;

Mara Miele, Palazzo Soncini, in Stefania Cretella (a cura di), Miti e altre storie. La grande decorazione a Brescia. 1680-1830, Grafo, Brescia 2020, p. 267.

 
Informazioni sul palazzo
Palazzo Soncini
Brescia

Elenco immagini:

Pietro Scalvini, Scene di vita nobiliare, 1776-1778 (dettaglio delle pareti dello scalone)


 

Pietro Scalvini, Musici, 1776-1778 (dettaglio parete superiore dello scalone)