Scalone

Scalone – Scalone

 

Il vano dello scalone si estende per tutti i tre i piani dell’edificio ed è interamente affrescato sia sulle pareti, sia nella parte inferiore delle rampe stesse, decorate con riquadri raffiguranti putti, affiancati da racemi verdi intrecciati a mo’ di medaglione.

Le pareti presentano nella fascia inferiore una finta balaustra, che s’immagina appaiare quella reale in pietra, con finte sculture di putti reggenti ghirlande. Sulla balaustra della scala alcune statue di putti si accompagnano a quelle immaginate dalla quadratura. Entro un ampio cartouche in finto stucco sono dipinti i busti dei Cesari, mentre ai lati della porta che conduce dall’atrio allo scalone si trovano raffigurati a monocromo (rosa su fondo verde) gruppi di vari oggetti appesi, tra cui strumenti musicali, spartiti, libri e squadre. Al centro di ogni parete vi sono finti quadri ovali posti in tralice, con una ricca cornice, entro i quali sono rappresentate le allegorie delle quattro Arti liberali.

Al primo piano, ai lati del portale che conduce al salone, sono raffigurati entro cornice rettangolare Pallade vince il Tempo ed Ercole sottomette la Frode. Al di sopra di tali riquadri è posta una finta nicchia rettangolare con vaso. Al centro della parete dell’ultima rampa di scale è rappresentato Apollo, a mezzo busto, con lo sguardo rivolto verso l’alto colto nell’atto di suonare la cetra. Subito a lato si trova il trompe l’œil di un giovane servo moro che scosta una tenda dietro una finta balaustra. Al di sotto sono raffigurati un bastone da passeggio e una spada, mentre una grande aquila a monocromo conclude la quadratura all’ultimo piano dello scalone.

Denis Ton (2018, pp. 191-192) individua nella scelta dei soggetti la volontà di indicare una sorta di percorso di ascesi e liberazione dalle passioni attraverso le Arti e le Scienze, rappresentate nei finti riquadri ovali, sotto l’auspicio dell’Apollo musagete che campeggia nell’ultimo riquadro in cima allo scalone.

L’attribuzione degli affreschi alla coppia emiliana fu  : egli poteva avvalersi di informazioni di prima mano dovute alla conoscenza diretta di Giacomo Parolini, pittore ferrarese che a Palazzo Cavalli si stava esercitando in collaborazione con il ferrarese Antonio Felice Ferrari. Per quanto concerne la datazione, Giuseppe Pavanello (1978) osserva come “l’addensamento dei motivi di evidente matrice tardoseicentesca” induca a ritenere una precedenza netta rispetto agli affreschi di Ca’ Dolfin, dove Ferrari lavora prima del 1720, data della sua morte. Squarcina (1999-2000) ipotizza tuttavia una datazione ancor più anticipata, da far risalire a prima del 1708: questo sulla base dell’indicazione fornita dal Baruffaldi in merito alla presa in moglie, da parte del Ferrari, di “Benedetta figlia del dottor Gianantonio Ghiro padovano”, evento accolto con grande soddisfazione dal padre Francesco Ferrari. Essendo probabile che Antonio abbia conosciuto la futura moglie in occasione del soggiorno padovano per la decorazione di palazzo Cavalli, ed essendo il padre Francesco morto nel 1708, lo studioso ipotizza che anche gli affreschi debbano essere precedenti a tale data.

Gli affreschi non sono in perfetto stato di conservazione: i gruppi di putti che si affacciano dai riquadri affrescati sulle rampe delle scale sono stati pesantemente ridipinti, mentre più in generale la superficie pittorica appare alquanto smagrita e spulita.

Emanuele Principi

 
Datazione: a: 1708
 
Bibliografia

G. Baruffaldi, Vite de’ pittori e scultori ferraresi scritte dall’arciprete Girolamo baruffaldi con annotazioni, 2 voll., Ferrara 1844-1846; G. Pavanello, Sulla decorazione del palazzetto e della villa Widmann a Bagnoli: un disegno di Luigi Dorigny e l’intervento degli artisti emiliani, in “Bollettino del Museo Civico di Padova”, LXVIII, 1978, pp. 59-71; G. Squarcina, La quadratura a Venezia e nel veneto nella prima metà del Settecento, tesi di laurea, rel. A. Mariuz, Università degli Studi di Padvoa, Facoltà di Lettere e Filosofia, 1999-2000; D. Ton, Palazzo Cavalli, in Affreschi nei palazzi di Padova. Il Sei e Settecento, a cura di V. Mancini, A. Tomezzoli, D. Ton, Verona 2018, pp. 175-203.

 
Informazioni sul palazzo
Palazzo Cavalli, poi Bollani, poi Dogana, ora Istituto e Museo di Geologia, Università degli Studi di Padova
Padova

Elenco immagini:

Veduta dello scalone con gli affreschi di Antonio Felice Ferrari e Giacomo Parolini, ante 1708