Salone d’onore – Palazzo Averoldi
Il salone d’onore, posto nel corpo centrale del palazzo e rivolto verso il cortile, è la prima stanza che si incontra nella galleria provenendo dallo scalone d’onore.
La sala è impostata su una pianta rettangolare coperta da una volta a schifo ed è riccamente decorata in stile neoclassico. Gli affreschi vennero realizzati nel 1796, in concomitanza con la terza campagna decorativa finanziata dalla famiglia Chizzola, che interessò il lato a sera del corpo principale del palazzo.
La decorazione delle pareti venne affidata a Giuseppe Manfredini, il quale immaginò una complessa quadratura achitettonica articolata su un doppio ordine di loggiati, che hanno lo scopo di regolare lo sviluppo in altezza della sala e di dilatare lo spazio attraverso finti emicicli che si aprono nelle pareti maggiori. A causa della presenza di porte e finestre che limitano la superficie a disposizione, le pareti minori sono organizzate con rientranze a pianta rettangolare di dimensioni inferiori. Le rientranze di tutte e quattro le pareti presentano delle nicchie sormontate da bassorilievi in porfido raffiguranti gruppi di uomini togati; entro le nicchie sono collocate statue all’antica la cui scelta dei soggetti non sembra seguire un preciso programma iconografico: alcune figure rimandano ad allegorie o divinità classiche, altre, prive di attributi, non sono identificabili.
L’unità delle pareti è garantita da un fregio con putti e festoni di fiori che corre lungo tutto il perimetro della sala, inframmezzato da lesene con capitello corinzio.
Completano la decorazione del primo livello cinque sopraporta raffiguranti vasi all’interno di nicchie, le cui ombre sono perfettamente integrate con la fonte di luce reale proveniente dalle due finestre della parete nord.
Il secondo livello è immaginato come un loggiato con copertura a lacunari, sorretto da una sequenza regolare di colonne e pilastri e delimitato da un parapetto con balaustrini dorati.
Sulla trabeazione sostenuta dalle colonne del secondo livello si imposta una balaustra, al di sopra della quale viene raffigurato un cielo aperto come se la stanza fosse un cavedio antico. La visione del cielo è però preclusa da un finto arazzo raffigurante, entro un bordo con un festone di fiori e frutti di impostazione raffaellesca, La gloria militare di Giovan Battista Chizzola dove durante un concitato assalto a delle mura si scorge librarsi sopra la battaglia l’allegoria della Fama, che oltre agli attributi classici della corona d’alloro e la tromba porta con sé lo stemma araldico dei Chizzola.
Le imprese eroiche dell’antenato vengono richiamate anche nelle due iscrizioni dipinte negli architravi tra pian terreno e primo piano del lato occidentale ed orientale.
Se la decorazione delle pareti è senza ombra di dubbio opera di Manfredini, come prova l’iscrizione “IOSEPH MANFREDINI PINCSIT A.D. 1796” collocata nello scudo di una delle statue della parete minore sud, risulta essere più complessa l’attribuzione dell’episodio narrato nella volta; se Lechi assegna l’intera stanza a Manfredini (Lechi 1974, p.321), Merlo sostiene che la decorazione della volta sia stata eseguita molti anni prima rispetto alle pareti da Saverio Gandini, basando il suo ragionamento su un pagamento a favore del pittore avvenuto nel 1789 (Merlo 2012, p.59).
Tuttavia la perfetta integrazione tra pittura della volta e delle pareti, le perplessità riguardo al fatto che la famiglia Chizzola richiedesse due interventi diversi nello stesso ambiente in un lasso di tempo così breve, ed un saldo a favore di Giuseppe Teosa per una “medaglia fatta nella sala superiore” datato 1796, farebbero pensare che Manfredini e Teosa abbiano lavorato in concerto alla decorazione del salone d’onore, il primo occupandosi delle pareti, il secondo della volta (Cretella 2016, p.138).
Edoardo Lo Cicero
Fausto Lechi, Le dimore bresciane in cinque secoli di storia, Vol.3: Il Cinquecento nella città, Edizioni di Storia Bresciana, Brescia 1974, p. 321;
Merlo, “Libro Fabbrica in Brescia a S.ta Croce”: il cantiere neoclassico dei nobili Chizzola a palazzo Averoldi (1788-1791), in “Paragone Arte”, n. 103, 2012, pp. 53-55;
Stefania Cretella, La grande stagione neoclassica a Brescia: il rinnovamento di palazzo Averoldi, in “Ricche Minere”, n. 3, 2016, pp. 133-138;
Stefania Cretella, Palazzo Averoldi, in Stefania Cretella (a cura di), Miti e altre storie. La grande decorazione a Brescia. 1680-1830, Grafo, Brescia 2020, p. 101.
Palazzo Averoldi, ora sede del Rotary Club
Brescia
Elenco immagini:
Giuseppe Manfredini, Giuseppe Teosa, Decorazione della volta e delle pareti, 1796
Giuseppe Manfredini, Decorazione della parete orientale, 1796
Giuseppe Teosa, Gloria militare di Giovan Battista Chizzola, 1796
Giuseppe Teosa, Allegoria della Fama con stemma araldico della famiglia Chizzola, 1796
Giuseppe Manfredini, Soprapporta, 1796
Giuseppe Manfredini, Dettaglio con la firma dell’artista, 1796