Sala 1

La sala, in passato adibita “ad uso Libreria”, venne affrescata tra il 1788 ed il 1791 probabilmente da Tellaroli, anche se non si esclude l’intervento di Saverio Gandini, il quale, secondo il libro dei conti della famiglia Chizzola, venne pagato per “dipingere la camera verde superiore”.

La decorazione, che interessa solo la volta ed una piccola porzione delle pareti, mostra fregi dipinti in grisaille su fondo verde chiaro: quello collocato nella parte superiore delle pareti è scandito dalla ripetizione regolare di girali d’acanto, gufi e palmette; l’altro, collocato nella fascia perimetrale del soffitto, presenta candelabri, arpie, foglie d’acanto e otto riquadri, due per lato, in cui vengono rappresentati strumenti musicali e armi.
Al centro della volta si trova un rosone con motivo a palmette, circondato da un tema a grisaille di girali d’acanto e candelabri.

 

Edoardo Lo Cicero

Sala cinese

La “Sala Cinese”, così chiamata per via del tema iconografico che vi si svolge, venne interessata da due interventi decorativi diversi: il primo si svolse intorno al 1788 per opera di Saverio Gandini, il secondo fu invece affidato dalla famiglia Chizzola a Giuseppe Teosa, che vi lavorò nel  1796.
Questo ambiente rappresenta un unicum all’interno della tradizione pittorica bresciana, pur collocandosi all’interno del fenomeno orientaleggiante che interessò la cultura europea già dal finire del XVII secolo

La parte inferiore delle pareti è dipinta in grisaille con riquadri a grottesche realizzati intorno al 1788 da Saverio Gandini, responsabile anche del fregio superiore e dei riquadri in monocromo del soffitto, dipinti con girali d’acanto e figure tratte dal repertorio delle grottesche. L’intervento neoclassico venne successivamente modificato con l’inserimento dei pannelli lignei ad imitazione della lacca animati da figure ed animali in stile orientale, resi in oro su sfondo verde, che rivestono le pareti e si inseriscono con equilibrio negli spazi tra le porte,le finestre e le specchiature. Questi pannelli, ritenuti da Lechi come originali (Lechi 1974, p.321), furono verosimilmente realizzati da manifatture veneziane o milanesi, dove motivi cinesi venivano già riprodotti ad esempio nelle maioliche settecentesche di Pasquale Rubati o Felice Clerici (Cretella 2016, p.142).
Quattro sopraporta, dipinti su tela da Giuseppe Teosa, mostrano le vicende di una giovane coppia orientale: un corteo nuziale, un rito religioso, un banchetto ed una cerimonia del tè ambientata in un giardino.
Il racconto prosegue anche nel soffitto piano, occupato da un telero, sempre opera del Teosa, raffigurante ilcorte nuziale. Lo spazio circostante ospita, oltre ai già citati riquadri del Gandini, sei pannelli imitanti lacche cinesi dipinti con gli stessi motivi delle pareti.

 

Edoardo Lo Cicero

Sala dei quadri

La “Sala dei quadri”, così chiamata perché probabilmente un tempo adibita ad ospitare una parte importante della collezione della famiglia Averoldi, si trova nel corpo centrale della fabbrica tra il Salone d’onore e la “Sala cinese”.
L’aggiornamento della sala al gusto neoclassico avvenne nel 1796, in concomitanza con la terza campagna decorativa voluta dalla famiglia Chizzola.

La decorazione si configura come una composta quadratura architettonica che interessa unicamente la volta. La parte inferiore presenta una cornice composta da una modanatura semplice a kyma e da un fregio con motivo a girali d’acanto e vasi, reso tramite un tenue monocromo grigio su sfondo scuro, interrotto da riquadri con figure a cammeo dipinto ( quelle sui lati maggiori rappresentano delle generiche figure distese,mentre quelle sui lati minori mostrano ad est Mercurio e ad ovest una figura alata con in mano una tavola dove è riportato. “IOSEPH TEOSAS FEC.”)
Negli angoli della volta si trovano piccole composizioni in grisaille con cigni nell’atto di beccare della frutta in un grande vaso, posti al di sotto di specchiature decorate con un motivo a grottesche vivacemente colorato. Al centro dei lati maggiore e minore si trovano medaglioni raffiguranti Amore, Psiche, Venere e Adone, racchiusi entro cornici mistilinee in finto stucco dorato, circondate  da motivi vegetali e maschere grottesche.
Al centro del soffitto si trova il riquadro principale con Amore e Psiche racchiuso entro una doppia cornice ottagonale, la prima di ispirazione vegetale e la seconda impostata su di un modulo geometrico.

 

Edoardo Lo Cicero

Salone d’onore

Il salone d’onore, posto nel corpo centrale del palazzo e rivolto verso il cortile, è la prima stanza che si incontra nella galleria provenendo dallo scalone d’onore.

La sala è impostata su una pianta rettangolare coperta da una volta a schifo ed è riccamente decorata in stile neoclassico. Gli affreschi vennero realizzati nel 1796, in concomitanza con la terza campagna decorativa finanziata dalla famiglia Chizzola, che interessò il lato a sera del corpo principale del palazzo.
La decorazione delle pareti venne affidata a Giuseppe Manfredini, il quale immaginò una complessa quadratura achitettonica articolata su un doppio ordine di loggiati, che hanno lo scopo di regolare lo sviluppo in altezza della sala e di dilatare lo spazio attraverso finti emicicli che si aprono nelle pareti maggiori. A causa della presenza di porte e finestre che limitano la superficie a disposizione, le pareti minori sono organizzate con rientranze a pianta rettangolare di dimensioni inferiori. Le rientranze di tutte e quattro le pareti presentano delle nicchie sormontate da bassorilievi in porfido raffiguranti gruppi di uomini togati; entro le nicchie sono collocate statue all’antica la cui scelta dei soggetti non sembra seguire un preciso programma iconografico: alcune figure rimandano ad allegorie o divinità classiche, altre, prive di attributi, non sono identificabili.
L’unità delle pareti è garantita da un fregio con putti e festoni di fiori che corre lungo tutto il perimetro della sala, inframmezzato da lesene con capitello corinzio.
Completano la decorazione del primo livello cinque sopraporta raffiguranti vasi all’interno di nicchie, le cui ombre sono perfettamente integrate con la fonte di luce reale proveniente dalle due finestre della parete nord.
Il secondo livello è immaginato come un loggiato con copertura a lacunari, sorretto da una sequenza regolare di colonne e pilastri e delimitato da un parapetto con balaustrini dorati.
Sulla trabeazione sostenuta dalle colonne del secondo livello si imposta una balaustra, al di sopra della quale viene raffigurato un cielo aperto come se la stanza fosse un cavedio antico. La visione del cielo è però preclusa da un finto arazzo raffigurante, entro un bordo con un festone di fiori e frutti di impostazione raffaellesca, La gloria militare di Giovan Battista Chizzola dove durante un concitato assalto a delle mura si scorge librarsi sopra la battaglia l’allegoria della Fama, che oltre agli attributi classici della corona d’alloro e la tromba porta con sé lo stemma araldico dei Chizzola.
Le imprese eroiche dell’antenato vengono richiamate anche nelle due iscrizioni dipinte negli architravi tra pian terreno e primo piano del lato occidentale ed orientale.
Se la decorazione delle pareti è senza ombra di dubbio opera di Manfredini, come prova l’iscrizione “IOSEPH MANFREDINI PINCSIT A.D. 1796” collocata nello scudo di una delle statue della parete minore sud, risulta essere più complessa l’attribuzione dell’episodio narrato nella volta; se Lechi assegna l’intera stanza a Manfredini (Lechi 1974, p.321), Merlo sostiene che la decorazione della volta sia stata eseguita molti anni prima rispetto alle pareti da Saverio Gandini, basando il suo ragionamento su un pagamento a favore del pittore avvenuto nel 1789 (Merlo 2012, p.59).
Tuttavia la perfetta integrazione tra pittura della volta e delle pareti, le perplessità riguardo al fatto che la famiglia Chizzola richiedesse due interventi diversi nello stesso ambiente in un lasso di tempo così breve, ed un saldo a favore di Giuseppe Teosa per una “medaglia fatta nella sala superiore” datato 1796, farebbero pensare che Manfredini e Teosa abbiano lavorato in concerto alla decorazione del salone d’onore, il primo occupandosi delle pareti, il secondo della volta (Cretella 2016, p.138).

 

Edoardo Lo Cicero

Andito

Il piccolo Andito (sala 19) collegato al gabinetto a mattina è coperto da una volta a botte con volta a monocromo, dipinta con rose e foglie a croce entro cornici circolari sovrapposte e intervallate da roselline dipinte in bronzo.

Gabinetto a mattina

L’enfilade di sale dell’appartamento orientale termina in un piccolo Gabinetto a mattina (Sala 18) che immette in un andito e nella galleria coperta che passa dietro la terrazza e permette di accedere all’ala occidentale. La volta di questo spazio è decorata con minute decorazioni policrome di ispirazione vegetale, con grappoli d’uva e spighe di grano, mentre i pennacchi sono dipinti con aquile entro corone d’alloro, in oro su fondo grigio-verde. Lo stesso accostamento cromatico si trova nel fregio a palmette alla base delle lunette.

 

Terza Sala

La Terza Sala (Sala 17) ha la volta a calotta emisferica affrescata con lacunari in prospettiva a sfondo turchese. La calotta si imposta su quattro finti arconi che si aprono sul cielo. Lo spazio tra l’arcone e la trabeazione delle pareti è occupato da fruttiere, anfore, ghirlande, candelabre e uccelli dipinti da Giuseppe Manfredini, fatta eccezione per la parete rivolta verso il cortile, che accoglie una porta-finestra che occupa anche lo spazio della lunetta. La base delle pareti è dipinta in azzurro, mentre la parte superiore, separata da un cornicione a tromp l’eoil, è in beige-rosato.

Seconda Sala

La Seconda Sala (Sala 16) è la più ampia tra quelle dell’appartamento dell’ala orientale. Il fregio che delimita superiormente lo zoccolo delle pareti è composto da un motivo a onda continua con l’inserimento di foglie d’acanto. Il soffitto, una volta a botte con testate a padiglione, presenta una fascia perimetrale con festoni di foglie e fiori, medaglie rosse con decoro floreale in oro e inserti con motivi fitomorfi in oro su fondo bruno; al centro di ciascun lato è presente un piccolo medaglione circolare con testa femminile. Lo spazio tra la fascia perimetrale e la zona centrale è suddivisa in riquadri con cornici geometriche a intreccio e inserti con composizioni di foglie e fiori in bronzo su fondi di varie tinte pastello. Una modanatura a baccellature dà la sensazione di una maggior profondità spaziale e allontana otticamente il rettangolo centrale con tre oculi aperti sul cielo; un festone di quercia corre intorno agli oculi, a loro volta incorniciati da un finto stucco con foglie d’acanto (aperture laterali) e da metope con rosellina in bronzo (centrale).

Prima Sala

La Prima Sala dell’appartamento dell’ala orientale (Sala 15) si caratterizza per il soffitto dipinto da Luigi Basiletti con tondi al centro dei quattro lati raffiguranti allegorie delle Arti su fondo a finto mosaico dorato (Pittura, Archeologia, Scultura, Architettura. I quattro tondi sono delimitati da una cornice spessa e liscia inserita all’interno di un riquadro che segue la forma reale dell’architettura, decorato con racemi vegetali in finto stucco. La copertura piatta della volta a schifo ha palmette angolari in oro su fondo verde chiaro; il centro, delimitato da una cornice ottagonale con motivi decorativi vegetali e policromi, ha un rosone a palmette e girali di matrice neoclassica. Lo zoccolo più scuro delle pareti è separato dal resto della superficie mediante un fregio continuo a meandro.

Corridoio

Il Corridoio (Sala 14) che collega la Sala bruciata con la Cappella ha una copertura a botte e riproduce illusionisticamente un pergolato aperto su un cielo azzurro, ormai di gusto romantico. Le pareti sono scandite da sottili colonnine impostate su uno zoccolo in finto marmo, che sostengono la trabeazione dipinta con un motivo mistilineo che incornicia fiori. Dietro le basi della colonnina si sviluppa un motivo decorativo a foglie d’acanto e fiori, che si ripete anche alla base della volta. La parte superiore è arricchita con una fascia a onda con fiori e da festoni di foglie e perline. Lo stacco tra parete e volta è sottolineato dalla cornice in stucco dorato con modanatura a kyma ionico. La volta è attraversata da sottili frasche di foglie che creano un intreccio a rombi, contenti fiori con foglie.