Palazzo Chizzola, poi Porro Schiaffinati, ora sede Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Brescia, Mantova e Cremona
Il palazzo, costruito a metà del XVIII secolo, presenta una pianta a L, con la parte di rappresentanza affacciata su via Gezio Calini. La facciata è leggermente convessa e gli elementi architettonici sono distribuiti in modo asimmetrico rispetto all’asse centrale. Le finestre del piano terreno terminano in semplici trabeazioni, mentre le nove finestre del piano nobile alternano timpani triangolari a timpani ad arco ribassato; al secondo piano, le aperture sono impreziosite da balconcini in ferro battuto. Attraverso un semplice portale ad arco si entra nell’androne che conduce al porticato che circonda la corte interna utilizzata come giardino. Dall’ultima campata a destra del porticato si accede nello scalone che collega il piano terreno a quello di rappresentanza. Lo scalone a doppia rampa non ha dimensioni imponenti, ma mantiene comunque l’eleganza tipica degli scaloni settecenteschi grazie allo studio attento delle proporzioni e alla balaustra terminante con decorazioni a voluta. Dallo scalone principale si accede al grande salone d’onore che occupa l’intera larghezza del corpo di fabbrica, affacciandosi sia sulla corte che verso la strada. Il resto dell’ala è suddivisa in cinque sale comunicanti, due rivolte verso il giardino e tre verso la strada.
Fausto Lechi, Le dimore bresciane in cinque secoli di storia, Vol. 6: Il Settecento e il primo Ottocento nella città, Edizioni di Storia Bresciana, 1977, pp. 96-105;
Andrea Quecchia, Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Bergamo e Brescia, già palazzo Porro Schiaffinati, già Chizzola, in Stefania Cretella (a cura di), Miti e altre storie. La grande decorazione a Brescia. 1680-1830, Grafo, Brescia 2020, pp. 299-301.