Scalone – Palazzo Suardi
Nell’ala a sera del palazzo, posto in asse con il portico del cortile interno, si trova il grande scalone d’accesso al piano nobile, organizzato su due rampe con una massiccia balaustra in pietra.
La decorazione, che coinvolge esclusivamente la volta, fu eseguita da Giacomo Antonio Boni durante il suo primo soggiorno bresciano (Zanotti 1739, p.233) che dovette avvenire in un momento compreso tra il 1727, quando il pittore bolognese restaurò la Madonna col Bambino di Nicolò da Voltri nel santuario della Costa a Sanremo (Rotondi 1952, p. 68; Thieme-Becker 1978, p. 544), e il 1730, anno in cui l’artista iniziò i lavori nel palazzo Casareto De Mari a Genova (Thieme-Becker 1978, p.544). Per una datazione più tarda, posteriore al 1737, propende invece Camillo Boselli (Boselli 1974, p. 15), la cui ricostruzione non trova però riscontro in nessuna documentata permanenza bresciana di Boni attorno a quel periodo. Il pittore bolognese, infatti, ritornò a Brescia solo un’altra volta nel 1733 per attendere ai lavori della chiesa di Santa Maria della Carità, che concluse entro l’agosto dello stesso anno (Zanotti 1739, p. 233; Thieme-Becker 1978, p. 544; Frisoni 2013, p. 51).
La parte centrale dell’affresco,che occupa la maggior parte della volta, raffigura, entro un cielo ingombro di nuvole, la Sicurezza seduta a fianco della Verità mentre vienesvelata dal Tempo, i cui attributi, ovvero la clessidra e l’uroboru, sono portati da un putto nelle sue vicinanze. Al di sopra di questo gruppo, poi, si trovano le allegorie delle quattro stagioni, mentre al di sotto vi sono diverse figure alate e due divinità dei venti. Alle due estremità minori, si trovano due balconate sorrette da colonne e lesene, eseguite forse da Giuseppe Orsoni, quadraturista con il quale Boni ebbe un lungo sodalizio.
L’affresco è contenuto entro una cornice mistilinea in stucco, abbellita a sua volta da fasce e motivi vegetali.
Completano la decorazione di questo ambiente due grandi tele appese alle pareti, che narrano episodi della vita di Coriolano, le quali, stando a quanto afferma Fausto Lechi (Lechi 1977, p. 37), furono dipinte nel 1793, in origine per abbellire il salone.
Edoardo Lo Cicero
Gian Pietro Zanotti, Storia dell’Accademia Clementina, Lelio dalla Volpe, 1739, pp. 229-235;
Pasquale Rotondi, Restauro di un’opera di Nicolò da Voltri, in “Bollettino d’arte”, XXXVII, 1952,p. 68;
Camillo Boselli, Arte e Storia nella Chiesa della Carità a Brescia, Società per la Storia della Chiesa, Brescia 1974, p.15;
Ulrich Thieme, Felix Becker, Allgemeines Lexikon der bildenden Kunstler von der Antike bis zur Gegenwart, Vol. 4, Veb E.A. Seemann, Leipzig 1978, p. 544-545;
Fausto Lechi, Le dimore bresciane in cinque secoli di storia, Vol. 6: Il Settecento e il primo Ottocento nella città, Edizioni di Storia Bresciana, 1977, pp. 28-31;
Gian Pietro Zanotti, Storia dell’Accademia Clementina, Lelio dalla Volpe, 1739, pp. 229-235;
Edoardo Lo Cicero, Palazzo Bruni Conter, già Suardi, in Stefania Cretella (a cura di), Miti e altre storie. La grande decorazione a Brescia. 1680-1830, Grafo, Brescia 2020, p. 131.
Palazzo Suardi, ora Bruni Conter
Brescia
Elenco immagini:
Giacomo Antonio Boni, Giusepe Orsoni (?), Decorazione del soffitto, 1727-1730
Giuseppe Orsoni (?), Dettaglio della quadratura architettonica, 1727-1730
Giacomo Antonio Boni, La Sicurezza, la Verità, il Tempo e le allegorie delle Quattro Stagioni, 1727-1730
Giacomo Antonio Boni, Divinità dei venti, 1727-1730
Giacomo Antono Boni, Allegoria dell’Estate, 1727-1730