Sala 12 Sala dei Putti

La prima sala accanto alla galleria, detta Sala dei Putti, si caratterizza per la ricca decorazione della volta, affrescata con una quadratura architettonica marmorea arricchita da decori in policromia e numerosi dettagli in oro. Gli affreschi sono stati realizzati da Francesco Vuò tra il 1780 e il 1781, con la collaborazione di Pietro Scalvini, autore delle parti figurate. Il livello esterno è formato da lunette ribassate e da medaglioni angolari. Le lunette, che occupano l’intera lunghezza dei lati, sono decorate da girali d’acanto a monocromo su fondo rosa, mentre al centro dello spazio si trova una coppia di putti monocromi accanto a un vaso. Nei medaglioni ovali sono ritratte figure femminili sedute su nuvole, dipinte a monocromo su fondo oro. Il medaglione è incastonato nel finto cornicione marmoreo, arricchito da una cornice a ghirlanda d’alloro e da un festone di frutti rossi, legati alle estremità con nastri dorati. Il livello successivo è suddiviso in otto sezioni: quattro fasce radiali di raccordo tra i medaglioni e il centro della volta e quattro riquadri di forma trapezoidale. Gli elementi di raccordo sono decorati con un inserto centrale a candelabra su fondo azzurro, con due fasce laterali di larghezza minore, dipinte con un motivo a candelabra su fondo oro, e con un riquadro superiore posto tra due mensole a foglia d’acanto, contenente una testa femminile tra girali d’acanto. I riquadri trapezoidali, profilati da una cornice con foglie d’acanto a monocromo su fondo oro, contengono medaglioni ottagonali o esagonali con putti monocromi su fondo rosa, affiancati da una torcia accesa e da una faretra con arco e frecce, con rami di alloro. Davanti a ciascun riquadro pende un festone di frutti e foglie.

Il centro della volta è occupato da una specchiatura ottagonale, chiusa da una modanatura a baccellature; il centro accoglie una cupoletta in trompe l’oeil con rosone, fascia a foglie e riquadri con foglie d’acanto, balaustrini e fiori e in finto rilievo, mentre lo spazio tra l’oculo circolare e la cornice a otto lati è decorato con girali d’acanto, creature di fantasia e candelabri in finto rilievo.

Stefania Cretella

Sala 11 Galleria delle Sfingi

Dalla porta destra della parete posta di fronte allo scalone si accede alla Galleria delle Sfingi, dipinta tra il 1781 e il 1782 con quadrature di Giuseppe Reina e con inserti figurati realizzati da Pietro Scalvini su disegno di Giovanni Manfredini, padre di Giuseppe. Le scene mitologiche rappresentate nei diversi riquadri delle pareti e della volta sono tratte dalle Metamorfosi di Ovidio.

Le pareti maggiori, aperte sulla destra da finestre rivolte verso il cortile e sulla sinistra da porte che conducono alle sale laterali, sono dipinte con specchiature intervallate da lesene con fusti scanalati in marmo rosa e capitelli corinzi; le specchiature di dimensioni minori, chiuse entro cornice dorata, superficie in verde chiaro e modanatura monocroma con festone di foglie, sono dipinte a monocromo con candelabre o con panoplie d’armi; le specchiature maggiori, poste tra quelle in monocromo, sono invece dipinte con motivi a candelabra policromi, composti da girali e foglie d’acanto, vasi e cartiglio contenente una cornice raffigurante un soggetto mitologico (Pan e la ninfa Siringa; Cupido; Giove e Semele; Giunone in sembianze di Beroe e Semele). Lo schema distributivo delle lesene e delle specchiature non è stato studiato per adattarsi alla presenza delle diverse aperture, che nel caso delle porte del lato sinistro determina il taglio e l’interruzione del motivo decorativo. La zoccolatura delle pareti maggiori finge la presenza di marmi rossi con inserti in marmi verdi; gli inserti circolari contengono un fiore dipinto in giallo chiaro, mentre quelli rettangolari presentano un festone vegetale sorretto alle estremità da nastri. Il fregio che corre all’altezza dei capitelli è dipinto in giallo e contiene inserti con foglie e bacche di alloro, legati al centro da nastri dorati. Il cornicione che separa le pareti dalla volta è invece composto da modanature in finto marmo e oro, scolpite con diversi motivi di ispirazione classica.

Le pareti minori sono occupate quasi interamente dalla porta a doppia anta; ai lati delle porte sono dipinte una colonna e una lesena angolare, mentre nella parte superiore si trova una soprapporta a lunetta, ornata da festoni di fiori. La lunetta sopra la porta che immette al vano dello scalone rappresenta Mercurio e il pastore Batto, mentre nella lunetta al capo opposto della galleria vi sono Giove, Giunone e Io, trasformata in una giovenca.

La volta a botte ribassata è dipinta con soggetti, decorazioni e colori che riprendono quelli delle pareti, creando un insieme armonico e uniforme. Le lunette alle estremità della volta si caratterizzano per la presenza di un medaglione circolare con scena mitologica in monocromo, sostenuto da una coppia di sfingi. Il medaglione verso lo scalone rappresenta la punizione di Prometeo, mentre sul lato opposto vi è l’episodio di Giove e Callisto. La lunetta si allunga in un’unghia triangolare, suddivisa in tre riquadri con decori policromi a conchiglia, racemi vegetali e testa femminile (quella verso lo scalone è oggi illeggibile) circondata da foglie di palma. La lunga copertura della galleria è suddivisa dalla quadratura architettonica in tre parti; le campate alle due estremità sono attraversate da un arco cassettonato e sono decorate da conchiglie e specchiature con girali d’acanto. La zona centrale è dominata da una finta cupola a cassettoni, con cornicione di base sostenuto da mensole ornate da testine femminili. Intorno alla cupola vi sono quattro medaglioni: quelli appoggiati al cornicione delle pareti hanno una cornice ovale posta tra due creature femminili con braccia a forma di ali di farfalla e con coda a foglie d’acanto, e raffigurano Giove e Diana e il Ratto di Europa. Gli altri due medaglioni sono racchiusi entro una ghirlanda dorata di fiori e nastri, a sua volta incastonata tra una coppia di torciere, da cui fuoriescono aquile, circondate da rami di alloro e girali d’acanto. I soggetti raffigurati sono Giove e Leda e il Ratto di Ganimede. Completano la decorazione della volta candelabre policrome, festoni di rose e festoni di frutti dorati.

Stefania Cretella

Sala 1 Scalone

Lo Scalone dell’ala sud fu costruito e decorato con quadrature architettoniche di Saverio Gandini nel 1781, come indica la data presente nella quadratura architettonica dipinta nella parte interna della campata d’ingresso al piano terra. Se la parte interna, rivolta verso la scalinata, finge la presenza di decorazioni e strutture architettoniche, come modanature, chiave di volta aggettante e specchiature in marmo verde, la volta della campata è dipinta con girali d’acanto a monocromo su fondo rosa. La scala, chiusa inferiormente da un cancello in ferro battuto, è formata da due rampe e da un ballatoio con ringhiere in ferro battuto, di gusto neoclassico.

Le pareti del vano superiore sono affrescate con finte porte, colonne e loggiati in prospettiva. Sopra le finestre e le porte, sia reali sia dipinte, sono riprodotti medaglioni entro cornici dorate, rettangolari e con gli angoli smussati, che contengono figure allegoriche e putti su nuvole, dipinti in monocromo su fondo scuro.

Alle estremità della parete di fronte alla scala si trovano due porte che conducono alla Sale dei putti e alla Galleria delle Sfingi: il medaglione sopra la porta di sinistra rappresenta la Magnificenza che indica lo stemma con la pianta di un edificio, sostenuto da putti, mentre quello sopra la porta della galleria raffigura la Cortesia che lancia monete verso la coppia di putti. La porzione di muratura compresa tra le due porte è affrescata con una nicchia, fiancheggiata da due colonne con fusto scanalato in marmo rosa e capitelli compositi. All’interno della nicchia si inserisce una statua dipinta a grandezza naturale, probabilmente realizzata come le altre tre sculture dello scalone da Sante Cattaneo. La statua raffigura la Ricchezza, interpretata da una figura femminile con in mano una corona e uno scettro e ai piedi un cofanetto colmo di monete e fili di perle. La parete di destra, rivolta verso il cortile, ha due porte finestre laterali, ma solo la prima è sormontata dal riquadro allegorico, raffigurante la Sapienza con in mano uno scettro splendente e un libro aperto sulle gambe, accanto a un putto con un secondo libro aperto. La parte centrale è affrescata con un porticato con pilastri e colonne, che si apre prospetticamente su un’architettura di gusto rinascimentale. Tra le due colonne è posta la statua dell’Abbondanza, con cornucopia e serto di alloro. La statua posta nella nicchia al centro della terza parete raffigura invece la Nobiltà, con la lancia e la stella sulla testa; a sinistra la porta a trompe l’oeil è sormontata dalla raffigurazione della Dignità, figura femminile che sostiene un carico sulle spalle ed è accompagnata da due putti con il galero. Il riquadro sopra la porta che conduce all’appartamento di meridione rappresenta invece la Fortezza con accanto a putti reggenti una lancia.

La porzione sinistra della quarta parete è dipinta con una finta porta sormontata dal riquadro della Virtù, immaginata come una giovane alata con corazza ornata con il sole, che tiene in mano una lancia e una corona di alloro; il putto accanto a lei stringe nella mano un ramo di quercia. Tra le colonne del loggiato, simile a quello dipinto nella parete prospiciente, si trova l’ultima statua a grandezza naturale, raffigurante il Merito, incarnato da un giovane con testa coronata da un serto di alloro, che tiene in mano uno scettro. L’ultima soprapporta è dedicata alla Scienza, immaginata come una donna con le ali sul capo e uno specchio in mano.

I pilastri e le colonne che scandiscono le pareti sostengono un cornicione con specchiature in marmo rosso separate da metope con decoro a conchiglia, poste in corrispondenza dei capitelli sottostanti. Sul cornicione si impostano le falde della volta a schifo, dipinte con un motivo a rosoni. La sommità piana del soffitto è dipinta con decorazioni monocrome che simulano marmi intagliati: la fascia esterna con angoli curvilinei ha una teoria di fiori entro nastri circolari nei lati rettilinei e composizioni d’acanto negli angoli, mentre la superficie interna contiene il medaglione allegorico entro cornice dorata mistilinea. Lo spazio tra la fascia e la cornice è suddiviso in quattro specchiature con creature di fantasia e girali d’acanto in monocromo su fondo verde chiaro. Il medaglione raffigura la Gloria di casa Calini, probabilmente realizzata da Andrea Nanini nel 1787, in concomitanza con le nozze tra Rutilio Calini e Paola Uggeri e con la fine dei lavori di decorazione dell’intero palazzo. La Gloria alata con in mano la tromba occupa la parte superiore del medaglione, mentre nella parte inferiore, su una nuvola che esce dai limiti della cornice, vi sono tre putti con lo stemma di casa Calini, il serto di alloro e un ramo di quercia; sulla parte sinistra della nuvola sono abbandonate alcune armi (scudo, elmo, arco e faretra), bandiere e un ricco drappo porpora con frange dorate.

La volta del sottoscala è affrescata con cassettoni a losanga contenenti fiori a monocromo su fondo verde chiaro.

Stefania Cretella

Salone d’Apollo

Il grande Salone d’Apollo, posto al centro del piano nobile e affacciato su piazza del Mercato, non deve il suo nome al programma iconografico, ma probabilmente all’utilizzo fattone all’inizio del Novecento come salone da concerti dell’Istituto Musicale Venturi.

Le pareti, dipinte con una tinta azzurra, chiara e uniforme, ospitano sei imponenti medaglioni con cornici in stucco arricchite da grappoli di frutti legati a nastri e foglie d’acanto, che sulla sommità creano una sorta di stemma che sale fino al cornicione sul quale si imposta la volta e le finestre superiori, anch’esse impreziosite da stucchi bianchi. I medaglioni dei lati minori sono ulteriormente decorati da una coppia di putti e dall’aquila dei Martinengo posta sul cornicione. All’interno delle cornici, intorno al 1715 Giulio Quaglio ha affrescato sei episodi di storia antica, tratti dalle Storie di Alessandro Magno di Quinto Curzio Rufo. La parete rivolta verso il cortile interno ospita due riquadri inseriti tra finestre: Muzio Scevola che mette il braccio sul fuoco davanti a Porsenna e Artemisia che beve le ceneri del marito; sulla parete minore è raffigurato Camillo che conquista Falerii ed usa clemenza alle donne che gli offrono le chiavi della città etrusca; tra le porte-finestre della parte verso la piazza sono affrescati Il Messo di Alessandro e familiari di Dario e Alessandro mette a ferro e fuoco la città di Tiro; sull’ultimo lato si trova Creso gettato nel fuoco per ordine di Ciro (distrutto durante la seconda guerra mondiale e ridipinto nel 1948 da Tita Mozzoni sulla base di fotografie: “Iulius Qualeus de Lanijno comesi p.t anno MDCCXV Rifatto nel MCMIIL da T. Mozzoni”).

Al centro della volta, Quaglio realizza il Ricevimento di Ercole nel concilio degli dei nell’Olimpo (Giove, Giunone, Genio alato, Merito, Flora, Venere, Cupido, Marte, Saturno, Nettuno, Plutone, Cerere, Bacco, Diana, Urania, Atena), tema che rimanda alla nomina di Ercole Martinengo a conte palatino assegnatagli dall’imperatore Massimiliano.

Il medaglione è contornato da una cornice mistilinea in stucco bianco, intrecciata con un ramo di foglie e arricchita alle estremità da foglie d’acanto e grappoli di frutti. La decorazione a stucco della sala comprende anche panoplie di armi sorrette da mascheroni ai quattro angoli delle pareti e stipiti e soprapporte con foglie d’acanto, rami con foglie e delicati festoni fitomorfi.

Stefania Cretella

Sala etrusca

La sala, contigua con l’alcova e rivolta verso via Gallo, presenta una particolare decorazione sui toni del bruno, dell’ocra e del nero, con motivi etruschi che ornano sia le pareti che la volta.

La zoccolatura alla base della muratura è creata attraverso una serie di modanature che delimitano l’area centrale, di un marrone uniforme di un tono più scuro rispetto al resto delle pareti. La fascia inferiore è marrone scuro, delimitata nella parte superiore da una doppia linea terracotta e un motivo a fiori a quattro petali. La fascia superiore è più complessa e alterna linee continue fasce di diverso spessore e cromia, con fiori identici a quelli inferiori, un motivo a coppie di meandri alternati a riquadri con una X all’interno e una cornicetta con campanelle e palmette stilizzate.

La cornicetta stilizzata e la greca con coppie di meandri alternati a riquadri delimita inferiormente anche il ricco fregio delle pareti, mentre la parte superiore è occupata da un tralcio di foglie cuoriformi e fiori. La parte principale del decoro è costituita da riquadri a fondo scuro dipinti con lire di diversa foggia che si alternano a riquadri di maggiori dimensioni, contenenti diversi soggetti figurati dipinti con un effetto simile a quello delle figure nere della ceramica antica. Lo schema compositivo è lo stesso per ogni riquadro (medaglione circolare con cornice vegetale, motivo a palmette intorno al medaglione, coppie di figure ai lati), mentre i soggetti ritratti sono sempre diversi. I quattro riquadri delle pareti minori presentano un elmo dipinto nel medaglione e ai lati una scena di battaglia tra un soldato e un cavaliere. La serie dei riquadri del lato maggiore, confinante con la sala 1, presentano: medaglione con testa di leone e due geni alati su un cocchio trainato da una coppia di capre o galli; medaglione con elmo tra coppie di centauri e danzatrici; medaglione con anatra e coppia di putti alati trainati da coppia di tartarughe o lumache. I riquadri del lato maggiore, confinante con il palazzo adiacente, comprendono: medaglione con testa di vaso in terracotta dipinta e due putti alati trainati da una coppia di papere o delfini; medaglione con elmo tra coppie di centauri e danzatrici; medaglione con aquila e coppia di putti alati trainati da coppia di serpenti o farfalle.

Al centro della parete di confine con il palazzo adiacente è presente una nicchia contenente una stufa dipinta con fregi a palmette di vario genere e, nel centro, tre figure di danzatrici con festone vegetale. L’arco che delimita la nicchia presenta motivi a onda continua, fregi a palmette e a foglie d’acanto, riquadri con coppe cesellate e una lira.

La muratura sotto la finestra è dipinta con un putto che tiene al guinzaglio delle quaglie.

Il soffitto ligneo è diviso in cassettoni, distribuiti secondo uno schema geometrico che suddivide la superficie in tre sezioni. La cornice che circonda le tre sezioni, leggermente incassate, è ornata con un delicato motivo a onda e fiori e con crateri in terracotta posti negli angoli e nei punti di congiunzione tra i vari assi della cornice. La strombatura che permette alle sezioni di rientrare rispetto al livello della cornice è composta da modanature dipinte con motivi tratti dall’architettura classica (motivi a dentelli, a ovoli, a perline, a fiori).

Ogni porzione presenta un riquadro centrale di forma rettangolare, con angoli smussati, e dodici riquadri circostanti, di varie forme e dimensioni. Lo spazio tra i vari riquadri, leggermente incassati, è dipinto con rami fogliati e rombi con fiore interno. Nella prima sezione, il riquadro centrale contiene una lira tra due anfore, girali d’acanto e creature di fantasia, mentre i minori sono dipinti con palmetta e racemi vegetali; medaglione con plamette contenente una creatura di fantasia; anfore; composizione di strumenti musicali e anfore. Il settore centrale, più ricco rispetto ai laterali, ha il riquadro principale dipinto con una figura femminile con in mano una corona di alloro, a cavallo di un ippocampo; nei riquadri circostanti si trovano: coppie di cavalli di fronte a un braciere; composizioni di vasi in terracotta o metallo: palmetta; composizioni con testa maschile ed elmi. L’ultimo settore ha il riquadro centrale dipinto con una lira tra due anfore, girali d’acanto e creature di fantasia, mentre i minori sono dipinti con palmetta e racemi vegetali; medaglione con palmette contenente un centauro e un mascherone; anfore; composizione di strumenti musicali, anfore, elmi e oggetti militari.

Stefania Cretella

Alcova

Alla destra delle scale, ricostruite in tempi recenti, si trova l’alcova, formata da un primo spazio di dimensioni ridotte separato dall’ambiente principale, a pianta quadrata, tramite un architrave sostenuto da due lesene e due colonne in stucco marmorizzato con capitelli dorati. La sala è illuminata da una finestra rivolta verso via Agostino Gallo. La decorazione pittorica, in stile neoclassico, si limita alle volte piane e al fregio che orna la trabeazione e che corre lungo la parte superiore delle pareti.

Il fregio a monocromo è composto da una fascia con un motivo continuo a foglie d’acanto e festoni vegetali; la modanatura successiva è costituita da un motivo geometrico a riccioli, mentre nella modanatura superiore si ripetono palmette alternate a foglie d’acanto.

Il perimetro del soffitto dell’ambiente principale è sottolineato da una greca a meandro che delimita la fascia esterna composta da otto medaglioni a ottagono alternati ad altrettanti medaglioni ottagonali di dimensioni minori. I medaglioni principali sono dipinti a monocromo con un’aquila appoggiata su un festone di fiori e foglie sostenuto alle estremità da protomi leonine e nastri; la cornice è dipinta con un motivo a losanghe e un motivo a palmette e fiori stilizzati. I medaglioni minori sono delimitati dal medesimo motivo a losanga: quelli angolari racchiudono una corona di alloro dorata entro la quale si trova una lira con una composizione di frutti; quelli posti al centro di ogni lato ospitano una sorta di mensola formata da due elementi a cornucopia incrociati che sostengono due farfalle e, nel punto di intersezione, un vaso cesellato contenente un mazzo di fiori. Lo spazio circostante i medaglioni è ornato a monocromo con foglie e girali d’acanto, motivi a candelabra e coppie di grifoni tra coppe di frutta; in corrispondenza dei medaglioni al centro dei lati, il decoro in finto stucco diviene più elaborato, allungandosi per creare un collegamento tra la fascia perimetrale e il decoro al centro della volta; la candelabra in questo caso è composta da teste di ariete, girali d’acanto, grifoni, cornucopie dalle quali fuoriescono frutti, un vaso cesellato su piedistallo, palmetta e coppa contenente foglie d’acanto. Il vertice della candelabra si unisce alla cornice a foglie e fiori che circonda il medaglione centrale del soffitto. In prossimità di due delle quattro candelabre, dalla cornice pendoni anfore e grappoli d’uva, che vengono beccati da uccelli con ali spiegate.

La zona compresa tra la fascia perimetrale, il centro e le candelabre, è occupata da una composizione comprendente un’anfora, un vassoio e una coppia di lance in bronzo, inserita entro una cornice vegetale; sulle lance sono appoggiati due cigni. Il medaglione centrale ottagonale è riempito a monocromo con una fitta composizione di girali e foglie d’acanto.

Il soffitto dell’ambiente minore riprende alcuni motivi semplificati già presenti nella volta principale. Il profilo esterno è segnato dalla greca a meandro, mentre la fascia perimetrale mantiene i medaglioni ottagonali con lira e corona d’alloro, collocati ai quattro angoli, e sei medaglioni con le aquile e i festoni a monocromo, il tutto incorniciato solo dal motivo a losanga. Il profilo interno della fascia perimetrale, che assume ora una forma a croce, è ripreso da una leggera cornicetta a palmette e foglie stilizzate. Nel punto centrale si trova una composizione a monocromo formata da rosone centrale, balaustrini, fasci littori con corone d’alloro, coppe con coperchio, foglie d’acanto.

Stefania Cretella

Scalone

Il grande Scalone a doppia rampa è dotato di balaustra con al centro una scultura raffigurante un leone accovacciato, secondo il modello dello scalone di Villa Lechi a Montirone e di Palazzo Barbisoni a Brescia; le statue poste alle estremità, rappresentanti due angeli atteri, sono opera di Sante Calegari il Vecchio e provengono dalla Parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo di Offlaga.

Il soffitto è ornato da decorazioni a stucco beige su fondo bianco che si sviluppano lungo il perimetro e al centro della volta botte, delimitando i tre medaglioni affrescati con soggetti mitologici. Gli stucchi perimetrali formano delle cartouche movimentate da elementi vegetali, con l’interno occupato da un motivo a grata. Sulla sommità di alcune cartouche si posano dei volatili, mentre in altri casi vi sono vasi ricolmi di fiori. Al centro di ogni lato, un putto seduto sul cornicione solleva le braccia per afferrare i festoni che partono dalle cornici degli affreschi, creando così un legame tra la zona periferica e il centro della volta. Ai quattro angoli si collocano panoplie d’armi con al centro uno stemma dipinto, probabilmente in epoca successiva (castello nero; Cristo tra due santi; aquila con corona su strisce rossa, nera e gialla, con tre fiori sovrapposti; centauro con arco e albero su fondo blu). Le cornici mistilinee sono arricchite da cartoche simili a quelle del perimetro, da riccioli vegetali, tralci di foglie, fiori e teste. Il medaglione centrale, di dimensioni maggiori rispetto ai due laterali, rappresenta un gruppo di divinità sedute su corpose nuvole grigio-rosate. Al centro si trova Giove, con corona, scettro e aquila ai suoi piedi, che si rivolge verso Venere, con accanto Cupido. Sotto Giove si riconosce Saturno, con incudine e martello, vicino a uno scudo e a un’armatura d’oro, mentre sulla nuvola superiore sopraggiunge Mercurio. Completano la scena alcune figure senza attributi specifici, amorini e teste alate. Il primo medaglione raffigura invece il Tempo, incarnato da un vecchio con le ali, che afferra la Verità, giovane donna avvolta in un panno giallo che allarga le braccia e guarda verso l’alto. In basso a sinistra si trovano altre due donne, una delle quali si è appena tolta una maschera nera, allusione al disvelamento della Verità; nella metà destra ci sono invece un putto con la clessidra e la falce e un amorino con ali di farfalla, che tiene tra le mani un uroburo, tutti attributi del Tempo. Nella parte superiore si collocano altri tre putti alati, uno dei quali tiene un ramo di palma, altro simbolo della Verità (secondi l’Iconnologia di Cesare Ripa). I protagonisti dell’ultimo riquadro sono Cerere, con una fascina di spighe in mano e fiori e spighe tra i capelli, e Bacco, vestito con un mantello giallo con bordo di pelliccia, corona di pampini d’uva sul capo e il tirso nella mano sinistra, al quale è intrecciato un pampino d’uva, la cui estremità è trattenuta da un putto. Sotto la nuvola che li sostiene vi sono un putto con grappoli d’uva e uno con una torcia accesa. Altri due amorini sono dipinti su una nuvola che occupa la parte superiore.

Le soprapporte, inserite in cornici in stucco con ornati e volute fitomorfi, rappresentano paesaggi: quelli a mattina sono originali, mentre quelli a sera sono copie post-belliche.