Melandri, Orfeo e Nettuno

Melandri, Orfeo e Nettuno

 
Autore / manifattura: Pietro Melandri
Data: 1940 circa
Tecnica e materiali: terraglia a lustri
 
 

Le straordinarie doti di plastificatore sviluppate da Melandri a partire dall’inizio degli anni Trenta vennero impiegate dall’artista per creare un ampio repertorio di maschere, pannelli e gruppi plastici legati soprattutto a temi tratti dall’immaginario mitologico. Tra i soggetti prediletti vi è la figura di Orfeo, protagonista sia di pannelli ceramici sia di sculture, come testimoniano i due esemplari in esame. In entrambi i casi, il giovane presenta un corpo slanciato bloccato in una postura aggraziata ma allo stesso tempo irrigidita, con in mano la cetra, simbolo delle sue abilità musicali da incantatore di animali. Il terreno roccioso e le piante che lo circondano consentono di immaginare la figura all’interno di un paesaggio naturale, tra il quale si inserisce anche l’animale di volta in volta reso docile dalla musica: nel primo caso, tra i piedi di Orfeo riposa una creatura fantastica di sapore orientaleggiante, simile a un’antilope dal manto maculato, mentre nel secondo esemplare si trova un leone dalla mossa criniera.

La stessa modellazione del corpo si ritrova anche nella scultura raffigurante Nettuno, ritratto in piedi mentre sostiene con una mano un pesce e il tritone, nel quale è avvolta una specie di murena, e con l’altra mantiene in equilibrio sulla testa una tartaruga.

I tre esemplari sono rivestiti con patine evanescenti sui toni neutri del seppia, dell’azzurro, del rame, del bronzo e dell’oro. Come documenta la fotografia pubblicata sul numero di “Domus” del dicembre 1934, queste sculture, destinate alla decorazione d’interni, erano anche pensate come elementi principali per centrotavola, completati da sculture di più piccole dimensioni raffiguranti animali e soggetti di fantasia. Una variante di ciascun soggetto è stata esposta in occasione del Concorso per l’Artigianato Artistico Sezione Ceramica, organizzato per la VII Settimana Faentina del 1937, partecipazione che valse all’autore l’assegnazione del primo premio. La fortuna di questo genere di sculture è testimoniata dal continuo interesse di Melandri per tali soggetti, prodotti anche nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta, mantenendo inalterata la carica espressiva dei primi esemplari e la loro dimensione domestica, priva di eccessi monumentali o sottintesi simbolici.

Stefania Cretella

Bibliografia:

Orfeo (primo esemplare): “Domus”, dicembre 1934, p. 27; S. Cretella, in La forza della modernità. Arti in Italia 1920-1950, catalogo della mostra a cura di Maria Flora Giubilei, Valerio Terraroli (Lucca, Fondazione Ragghianti 20 aprile – 6 ottobre 2013), Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti, Lucca 2013, pp. 298, 378-379, cat. 279; Nettuno: S. Cretella, in La forza della modernità. Arti in Italia 1920-1950, catalogo della mostra a cura di Maria Flora Giubilei, Valerio Terraroli (Lucca, Fondazione Ragghianti 20 aprile – 6 ottobre 2013), Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti, Lucca 2013, pp. 298, 378-379, cat. 280

Elenco immagini:

Pietro Melandri, Orfeo, 1940 circa, terraglia a lustri, 73 x 25 x 16,5 cm, collezione privata



 

Pietro Melandri, Orfeo, 1940 circa, terraglia a lustri, 73 x 25 x 16,5 cm, collezione privata



 

Firma della scultura Orfeo di Pietro Melandri



 

Pietro Melandri, Orfeo, 1940 circa, terraglia a lustri, 72 x 30 x 19 cm, collezione privata



 

Pietro Melandri, Orfeo, 1940 circa, terraglia a lustri, 72 x 30 x 19 cm, collezione privata



 

Firma della scultura Orfeo di Pietro Melandri



 

Pietro Melandri, Nettuno, 1940 circa, terraglia a lustri, 72 x 30 x 19 cm, collezione privata



 

Pietro Melandri, Nettuno, 1940 circa, terraglia a lustri, 72 x 30 x 19 cm, collezione privata