Biancini, Società Ceramica Italiana di Laveno, Scatola con cerbiatti

Angelo Biancini fu prima di tutto uno scultore, prestato al mondo della ceramica solo per una breve parentesi all’interno della sua carriera artistica e questa propensione da artista più che non da architetto-designer si può facilmente riscontrare nel repertorio di opere da lui creato per la Società Ceramica Italiana di Laveno, costituito prevalentemente da sculture monumentali o d’arredo in cui il valore plastico emergeva con evidenza. Anche nella più limitata serie di vasi di grandi dimensioni è la forma volumetrica dell’oggetto a caratterizzarne l’aspetto generale, affidando il valore decorativo a piccole figure in rilievo che ne ritmano la superficie.
La scatola rettangolare con impugnatura a foggia di cerbiatti è invece un esempio di progettazione di oggetti di piccole dimensioni da produrre in serie e a prezzi più contenuti, destinati ad un pubblico più vasto. Le forme squadrate del contenitore, con gli angoli leggermente smussati, e la fluida stilizzazione delle parti tridimensionali e in rilievo risentono ancora dell’influenza degli stilemi déco, raggiungendo risultati di raffinata eleganza e semplicità, che ben si addicevano alla gamma di smaltature monocrome, stese all’aerografo, selezionata per questo genere di opere.
L’opera fa parte di una serie di contenitori di varie forme e soggetti plastici, tra i quali compaiono anche la scatola circolare con presa a forma di elefante e la scatola rettangolare con singolo cerbiatto (Angelo Biancini tra Faenza e Laveno. Ceramiche 1937-1940, catalogo della mostra a cura di Gian Carlo Bojani, Franco Bertoni (Faenza, 1993), Centro Di, Firenze 1992, p. 24, cat. 5; p. 51, cat. 32).
Stefania Cretella
Società Ceramica Italiana Laveno. Catalogo ceramiche artistiche, 1939, tav. 7, fig. 81; Angelo Biancini e la fabbrica delle statue. Sculture realizzate a Laveno (1937-1940), catalogo della mostra (Castel Bolognese, Museo Civico, 8 dicembre 2011 – 15 gennaio 2012), Museo Civico di Castel Bolognese, 2011, p. 33, fig. 26