Martini, Visitazione

In seguito ai buoni risultati ottenuti con le sue sculture in ceramica in occasione della Terza Biennale di Monza del 1927, Arturo Martini tornò a collaborare con Mario Labò, ideando una nuova serie di piccole plastiche di soggetto religioso e mitologico, realizzate nelle fornaci della manifattura La Fenice di Manlio Trucco con il marchio Savona nuova, creato dallo stesso Labò. Tra le opere di questa seconda serie compare anche la scultura Visitazione, presentata per la prima volta in occasione della mostra tenutasi nel novembre del 1927 presso la galleria Pesaro di Milano. Nel testo di presentazione inserito nel catalogo dell’esposizione, Labò sottolineò il senso plastico tipico delle invenzioni di Martini, che “hanno tali esigenze di armonie e di equilibri, da diventare architettura”, ed evidenziò la preferenza dell’artista per i gruppi di figure, “più ricchi di risorse chiaroscurali e ritmiche” (Mostra individuale del pittore Andor De-Hubay e dello scultore Arturo Martini, catalogo della mostra (Milano, Galleria Pesaro, novembre 1927), Bestetti e Tumminelli, Milano 1927).
Nel caso specifico della Visitazione, l’incontro tra Elisabetta e Maria si risolve attraverso un abbraccio che trasforma le due figure in un tutt’uno compatto e assume forme piramidali, con al vertice il bacio tra le due donne. La modellazione essenziale, per masse semplificate e levigate, non lascia spazio a dettagli anatomici e naturalistici, secondo modalità espressive tipiche del Martini di fine anni venti, vicino alle posizioni di Valori Plastici e alle influenze della cultura popolare. Anche la decorazione pittorica, affidata alle sapienti mani di Manlio Trucco, rispecchia queste scelte, limitando la gamma cromatica al bianco di fondo e al blu destinato alla definizione dei capelli e del panneggio. Come ricorda Labò, Martini scelse di allontanarsi dalla vivace policromia che aveva caratterizzato i primi esemplari per preferirvi “una colorazione più semplice, che riprendesse, con macchia più moderna e vibrata, il bianco e azzurro dell’antica Savona. Ne deriva un effetto calmo, che lascia più a se stessa la scultura, ed è una di quelle condiscendenze di cui l’avanguardista Martini è qualche volta capace” (Mostra individuale, 1927).
In studi precedenti, si è sottolineata l’affinità esistente tra l’opera in esame e precedenti modelli martiniani: la stilizzazione delle chiome mostra tangenze con quella della Pulzella d’Orleans, mentre l’abbraccio evoca la gestualità del Figliuol prodigo (Arturo Martini. Gli anni di Anticoli Corrado, catalogo della mostra (Anticoli Corrado, Civico Museo d’Arte moderna) a cura di Fabio Benzi, Quasar, Roma, 1991, p. 135; I. Piazza, Arturo Martini. Armonia. Figure tra mito e realtà, catalogo della mostra (Faenza, Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza, 13 ottobre 2013 – 30 marzo 2014), a cura di Claudia Casali, Boninia University Press, Bologna, 2013, p. 108)
Stefania Cretella