Gariboldi, Società Ceramica Richard-Ginori, Pannelli delle Stagioni

La formazione artistica di Giovanni Gariboldi prese avvio nel 1922, quando il giovane quattordicenne decise di iscriversi alla Scuola degli Artefici dell’Accademia di Brera; conclusi gli studi nel 1926, Gariboldi iniziò un periodo di apprendistato come disegnatore presso lo stabilimento di terraglie S. Cristoforo, fabbrica milanese appartenente al gruppo della Società Ceramica Richard-Ginori. Grazie alla sua versatilità e intelligenza, Gariboldi conquistò la fiducia e la stima di Gio Ponti, per il quale si occupò di tradurre in disegni definitivi i diversi schizzi e progetti realizzati dall’architetto per manifesti e pagine pubblicitarie. In questa prima fase, Gariboldi creò anche semplici motivi decorativi per piatti, vasi, piastrelle e pannelli. Dopo la pausa forzata dovuta agli obblighi di leva, nel 1930 Gariboldi fece ritorno a Milano e venne assunto dalla manifattura, avviando una collaborazione durata fino agli inizi degli anni Settanta, divenendo direttore artistico nel 1946. Per la Quarta Triennale di Monza del 1930, Gariboldi non presentò opere di sua invenzione, ma il catalogo ufficiale della mostra cita comunque l’artista in quanto collaboratore di Ponti nella realizzazione di terraglie dipinte sopra e sotto smalto, eseguite nello stabilimento S. Cristoforo. Il periodo di attività trascorso in contatto diretto con Ponti lascia evidenti segni nel modo di operare e nel linguaggio artistico sviluppato da Gariboldi almeno per tutti gli anni Trenta, così come si evince dal confronto tra la maniera pontiana e le invenzioni autonome dell’artista, che in alcuni casi riprende anche tematiche e modelli iconografici già sviluppati dall’architetto nel decennio precedente.
La caratteristica bicromia sui toni del nero e del rosso cupo e il segno sintetico tipico del linguaggio pontiano, sebbene interpretato da Gariboldi in modo più rigido e vicino alle forme di Novecento, si ritrovano ad esempio nei pannelli dedicati alle Stagioni, realizzati tra il 1931 e il 1932 e composti da nove piastrelle disposte su tre file. La primavera è immaginata attraverso un vaso contenente rami e fiori sistemati secondo uno schema simmetrico, con due colombe disposte specularmente, una delle quali regge nel becco il cartiglio con il nome della stagione di riferimento. La composizione, racchiusa all’interno di una cornicetta che si ripete identica anche nel pannello dell’Autunno, è completata dal tendaggio che si apre sullo sfondo. La terza stagione dell’anno propone una sorta di cesta contenente due rami con fiori di crisantemo, un ramo centrale intorno al quale si attorciglia un nastro nero e, alle estremità sporgenti del contenitore, due piccoli chioschi a pagoda. In questo caso, il nome della stagione è iscritto in un cartiglio che fuoriesce dalla pagoda di destra.
Gariboldi aveva anche ideato le allegorie dell’Estate e dell’Inverno: la prima era sempre interpretata attraverso una composizione con motivi naturalistici, mentre per l’inverno ricorse a una figura femminile che conduce un’imbarcazione trainata da un delfino (Valerio Terraroli (a cura di), Ceramica italiana d’autore 1900-1950, Skira, Milano 2007, p. 194, tavv. 321-322)
Stefania Cretella
Primavera: Valerio Terraroli (a cura di), Ceramica italiana d’autore 1900-1950, Skira, Milano 2007, p. 194, tav. 319); Alice Zatti, Giovanni Gariboldi ceramista e designer, tesi di laurea, Università degli studi di Torino, Facoltà di Scienze della Formazione, Laurea in Metodologia e storia del museo, del restauro e delle tecniche artistiche, anno accademico 2009-2010, pp. 117-118
Autunno: Valerio Terraroli (a cura di), Ceramica italiana d’autore 1900-1950, Skira, Milano 2007, p. 194, tav. 320); Alice Zatti, Giovanni Gariboldi ceramista e designer, tesi di laurea, Università degli studi di Torino, Facoltà di Scienze della Formazione, Laurea in Metodologia e storia del museo, del restauro e delle tecniche artistiche, anno accademico 2009-2010, pp. 117-118