Reggiori, Natività

Nel corso della sua lunga attività di ceramista indipendente, Reggiori tornò più volte sul tema della Natività, affrontando un soggetto tradizionale e carico di evidenti connotazioni spirituali e religiose attraverso un linguaggio sempre diverso, ma perfettamente in linea con la sua personale visione artistica.
Tra le opere in esame, la più antica risulta essere l’Omaggio a Angelo Biancini, per la quale adotta un espediente che verrà poi ampliamente sviluppato molti anni dopo nei piatti e nei pannelli della serie degli Omaggi. A differenza dei futuri esemplari, tutti risolti attraverso rilievi da parete, l’Omaggio a Angelo Biancini è una sorta di scultura da tavolo, ottenuta piegando una lastra di argilla modellata in rilievo, fissata su una base piatta e dipinta con smalti verde-acqua. Il riferimento al grande scultore italiano, attivo presso la Società Ceramica Italiana di Laveno tra il 1937 e il 1940, non è una citazione diretta di una specifica opera del maestro (Biancini realizzò per la manifattura di Laveno un Presepe in basso e alto rilievo nel 1937, molto diverso per composizione e cromia rispetto all’opera di Reggiori), ma va ricercato nella modellazione quasi abbozzata delle diverse figure, che presentano volumi tondeggianti e volti poco definiti.
La semplicità quasi infantile del modellato utilizzato nell’Omaggio a Angelo Biancini viene sostituita nel Presepe del 1996 da una preziosa raffinatezza e da una particolare ricercatezza di forme e texture, con i personaggi protagonisti della scena avvolti in ampi panneggi barocchi e disposti secondo un ordine ascensionale che crea un vuoto centrale permettendo di lasciare ampio spazio allo sfondo ornato con la filigrana di guglie e rosoni in questa fase divenuta ormai cifra stilistica di Reggiori. La preziosità del gruppo plastico è accentuata dalla sapiente scelta cromatica, dominata dal bianco latteo, che riporta alla mente il colore delle porcellane, e dall’oro abilmente dosato per far risplendere alcuni dettagli delle vesti, del fondo e della base. Il retro è lavorato con un grosso rosone a forma di fiore o sole, dipinto in bianco, rosso mattone e nero metallizzato, dando valore estetico anche al lato posteriore e trasformando l’oggetto in un’opera godibile da vari punti di vista. Il gruppo scultoreo venne presentato alla Settima Esposizione del Premio “Begarelli” di Modena, svoltosi tra il 1996 e il 1997.
La Natività del 1997 si svolge nuovamente di fronte a una sontuosa scenografia con il motivo delle cattedrali gotiche, mentre per la modellazione dei personaggi Reggiori sembra voler abbandonare il richiamo alla teatralità barocca per preferirvi una semplicità più vicina ai presepi tradizionali in terracotta, il cui legame è percepibile anche dalla scelta cromatica dominata dal rosso mattone, appena illuminato dalle lumeggiature in oro che evidenziano le aureole e la parte superiore della scenografia di fondo.
Stefania Cretella
Elenco immagini:
Albino Reggiori, Presepe, 1996, terraglia, h 42,5 x 40 x 25 cm, collezione privata
Firma del Presepe di Albino Reggiori
Albino Reggiori, Omaggio ad Angelo Biancini, 1988, terraglia, h 26 x 25 x 16 cm, collezione privata
Albino Reggiori, Natività, 1997, terraglia e legno, h 47,5 x 44 x 26,7 cm, collezione privata
Lato della Natività di Albino Reggiori