La Pietra, La mia territorialità, Casa e giardino

Seguendo la sua naturale predisposizione per la produzione artigianale frutto delle singole realtà territoriali italiane, tra gli anni novanta e il primo decennio del XXI secolo, Ugo La Pietra ha rivisto alcune delle sue posizioni estetiche e critiche alla luce di una nuova concezione basata sull’idea di una società capace di riconoscere la “differenza” come “normalità”. All’interno di questo suo percorso sulla “nuova territorialità”, si inseriscono installazioni e alcuni piatti, intitolati Casa e giardino, caratterizzati dalla medesima tecnica esecutiva, che consiste nell’incidere la superficie degli oggetti in terracotta precedentemente ingobbiata, in modo da riportare alla luce la materia rossastra sottostante e determinare un contrasto cromatico che metta in risalto la scrittura segnica e il tratto grafico tipici dell’artista.
I piatti in esame, simili ad altri esemplari prodotti anche in anni seguenti (Terre e territori. Ceramiche d’arte di Ugo La Pietra, catalogo della mostra (Castellamonte, Palazzo Botton, 7 marzo – 30 marzo 2009), a cura di Simona Cesana, 2009, p. 34), rappresentano distese di campi coltivati che circondano edifici isolati, posti al centro del piatto, quasi a voler sottolineare il rapporto esistente tra natura e artificio, tra paesaggio ed esseri umani, capaci di intervenire attivamente sul territorio e di modificarlo (“Guardo con amore e attenzione al mio territorio e lo coltivo pazientemente in un vaso, in un piatto o in una zuppiera”. Cfr. Ugo La Pietra. Tracce. La mia territorialità, catalogo della mostra (Mondovì, Museo della Ceramica, 26 ottobre 2013 – 6 gennaio 2014), a cura di Christiana Fissore, Riccardo Zelatore, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo (Milano), 2013, p. 25).
Stefania Cretella