Salone

Ampio ambiente di forma ottagonale, il salone presenta una sontuosa decorazione ad affresco in cui Novelli ha raffigurato avvenimenti tratti dalla storia romana.

Sulle pareti, due grandi riquadri illustrano la Continenza di Scipione e Scipione parte esule volontario da Roma. Nel primo, la scena si svolge su uno sfondo coperto da ampie tende da campo romane, svettanti su una piccola porzione di cielo plumbeo. Una serie di dignitari affolla la scena, e i simboli, raffigurati da Novelli anche sul soffitto, tornano a rimarcare il loro significato celebrativo della romanità. Nella seconda scena, l’enfasi teatrale delle pose dei protagonisti si fa spazio in uno sfondo di architetture neoclassiche -un arco di trionfo e una scalinata monumentale- conviventi con una modesta porzione di roccia e fronde di alberi.

Al di sopra dei due riquadri si trovano una coppia di comparti in monocromo grigio su fondo verde, con Curzio Rufo che si getta nella voragine e Muzio Scevola che pone la mano sul fuoco.

Nel registro superiore, entro cornici rettangolari, quattro ovali fanno da cornice alla Morte di Catone, al Suicidio di Lucrezia, a Orazio Coclide sul ponte Sublicio e a Clelia con le sue compagne che passa a nuoto il Tevere. Attorno alle finestre, corrono grottesche animate da ninfe, puttini, sirene, geni, animali, uccelli, canestri, cornucopie, fenici, erme, strumenti musicali, che (come osserva Lo Giudice 2018, p. 349) rappresentano una grande novità nel repertorio decorativo del pittore veneziano.

Sul soffitto, l’Apoteosi di Romolo mostra il primo re di Roma intento a presentarsi su un carro al cospetto di Giove, Atena, Ercole, Apollo ed una divinità femminile sprovvista di attributi. Sulla scena piovono fiori, gettati sui protagonisti della scena da due figure con ali di libellula e putti. Sulla fascia più bassa della scena quattro personaggi reggono trionfalmente i più noti simboli militari di Roma, tra cui il vessillo con la corona di lauro e la scritta “SPQR”, l’asta con l’aquila, il fascio littorio e un’insegna con tre phalerae. Come rilevava Rodolfo Pallucchini (1995, II, p. 477), il tema neoclassico della volontà di esaltazione della virtus romana si mescola all’impostazione per gruppi su nubi della decorazione monumentale tardo barocca.

Emanuele Principi

Antisala

La decorazione interna dell’antisala al piano nobile venne affidata al veneziano Pietro Antonio Novelli), fresco di un soggiorno a Roma (1779-1781) nel quale aveva perfezionato un nuovo stile neoclassico che nelle sale del palazzo si sposava perfettamente con il progetto di Selva (cfr. Lo Giudice 2018, p. 341).

Come ricorda il pittore stesso l’antisala venne “tutta dipinta a tempera” (Novelli 1834, p. 34): della decorazione a capricci, pastorali e grottesche che doveva animare la sala alle sue origini si conservano oggi solo quattro sovrapporte in monocromo grigio-verde (ridipinte in alcune parti) raffiguranti Amorini musicanti e Amorini che intrecciano festoni che nel loro stile brioso richiamano testatine e finalini del libro illustrato veneziano settecentesco, campo caro a Novelli.

Lungo la totalità delle pareti corrono delle cornici in stucco bianco, raffinate, con un rosa tenue che fa da sfondo a fiori e racemi vegetali a delimitazione degli spazi dove originariamente si trovavano le pitture.

Emanuele Principi

Bagno

Il piccolo bagno situato al pianterreno si presenta in forma ellittica, con porte laccate e una vasca incassata nel pavimento. È Pietro Novelli a decorare le pareti con due scene tratte dalla mitologia greco-romana, Diana che scopre Callisto gravida e Diana che trasforma Atteone in cervo. Gli episodi riferiti alla vergine dea della caccia vengono accolti in un paesaggio rupestre, brulicante di vegetazione incolta e aggraziate ninfe, nude, colte con Diana nel bagno.

I quattro medaglioni posti al di sopra delle scene, racchiusi entro sottili cornici a stucco, ricalcano ancora una volta la funzione dell’ambiente presentando Venere al bagno e tre giovani ancelle, accompagnate da graziosi amorini, che avanzano verso la dea portando una stola bianca, un vassoio con vasetti di balsamo e un vaso.

Emanuele Principi

Scala d’onore

Il maestoso scalone d’ingresso al palazzo è coperto da una volta a schifo impostata su trabeazione di pietra. Nella parte del cervello la volta presenta una pittura murale entro una porzione rettangolare racchiusa in una cornice mistilinea con angoli concavi e ornata al centro con elementi a stucco.

Si ammira qui l’intervento di Gaspare Diziani, con una scena allegorica a encomio della famiglia, l’Apoteosi dello stemma Capodilista. Diziani ha posto sulla porzione alta del dipinto un personaggio a torso nudo e ammantato con un drappo rosso, i cui boccoli sono decorati con fiori, si tratta probabilmente di Imeneo, divinità legata alla celebrazione del matrimonio. Egli domina la scena allegorica dall’alto, seduto su un trono di nubi, e lascia che siano due putti a sostenere due dei suoi attributi: la fiaccola e i fiori. In basso, altri due putti sostengono lo stemma dei Capodilista, che mostra un cervo rampante con una rosa in bocca, in argento e azzurro. Infine, la parte mediana della composizione, è occupata da un’elegante figura femminile che volge il suo sguardo verso il dio Imeneo. Riccamente vestita, porge un ramoscello d’ulivo con la mano sinistra verso lo scudo: è la virtù della Pace (Ripa 1603, ed. 2012, p. 446).

Un’unica parete presenta una reale finestratura con aperture ad arco a tutto sesto, separate da lesene d’ordine composito, mentre nelle altre pareti l’architetto predispone delle finestre cieche con il medesimo profilo. Due di queste, sul lato corto del vano scala, presentano pitture ad affresco con scene paesaggistiche, sempre riconducibili alla bottega di Diziani, forse al figlio Antonio (Grinzato 2018, p. 224).

La scalea immette in una lunga sala passante, che corrisponde alla tipologia del “portego” alla veneziana, connettendo la facciata principale a quella posteriore con la funzione di collegamento ad altre sale laterali minori.

Andrea Chiocca

Sala 5

La stanza, oggi adibita a biblioteca, è caratterizzata da un soffitto ligneo travato con una decorazione a fascia, di gusto rococò, che mostra girali vegetali in finto stucco sui toni del rosso, dell’azzurro e dell’oro. La fascia decorativa è inquadrata da una trabeazione a dentelli nella zona inferiore e sormontata da finte mensole marmoree dipinte nella parte superiore.

Giulia Adami

Salottino

L’infilata di stanze del secondo piano è conclusa da un salottino che conserva un soffitto ligneo, dipinto con una struttura a cassettoni illusionistica tardobarocca. Le decorazioni vegetali sono racchiuse in cornici lignee intarsiate che inquadrano il cassettone centrale, che presenta una cornice lineare sostenuta da fine mensole intervallate da ornamenti a bottone dorati. Le pareti presentano una decorazione a fascia, inquadrata da una cornice con decorazione a fogliette, in cui si snoda un articolato intreccio di elementi vegetali in finto stucco, intervallati da mascheroni grotteschi dorati e sovrastati da una corona e da busti di dame in finta pietra bianca.

Giulia Adami

Sala 4 da pranzo

La sala da pranzo presenta un elaborato soffitto ligneo a cassettoni tardo barocco che racchiude sei allegorie, raffiguranti rispettivamente, a nord, la Pace, la Guerra e la Vanità e, a sud, la Primavera, la Giustizia e l’Abbondanza. La decorazione dei cassettoni mostra un fitto intreccio di elementi vegetali dorati che inquadrano le sei cornici mistilinee.

Giulia Adami

Sala 3 dei Cesari

La sala presenta una quadratura di gusto antiquario, datata 1698 e firmata da Ludovico Bracco, con colonne scanalate, trabeazioni con ornamenti a dentelli e medaglioni rappresentanti i Cesari. La tela centrale, attribuibile a Sebastiano Ricci e databile al 1697 (Terraroli 2005-2007, pp. 165-174), raffigura la Verità svelata dal Tempo e sovrasta un fregio intervallato da due tondi con paesaggi e rovine all’antica.

Giulia Adami

Sala 2 di Napoleone

La cosiddetta sala di Napoleone, rivestita da una sofisticata tappezzeria purpurea, ospita un letto a baldacchino di inizio Settecento e mostra un fregio a finto stucco decorato con cartouche e riccioli che racchiude piccoli ovali monocromi e allegorici. Il soffitto presenta una quadratura architettonica con quattro telamoni angolari, inquadrati da coppie di colonne con capitello dorato, che sorreggono la trabeazione delimitata da una cornice dorata; al centro, racchiusa in una cornice dorata circondata da quattro monocromi con allegorie delle virtù, si staglia la tela con l’Allegoria della gloria militare attribuita a Sebastiano Ricci e databile al 1697 (Terraroli 2005-2007, pp. 165-174).

Giulia Adami

Sala 1 Verde

La sala verde presenta un soffitto con un’articolata decorazione lignea secentesca che prevede una raffigurazione centrale con una scena matrimoniale racchiusa da una cornice polilobata e quattro lacunari con le Muse e altrettanti tondi con putti che ostentano strumenti musicali, corone d’alloro e cartigli. Il fregio sottostante mostra quattro ovali a monocromo con effigi di poeti ai lati della sala e una decorazione con gli emblemi delle arti liberali, tra cui si riconoscono quelli di Letteratura, Fisica, Musica e Pittura.

Giulia Adami