L’ambiente situato nell’ala meridionale del palazzo, a nord della sala con Giove e Teti e ad ovest della saletta neogotica, presenta pareti decorate con una ordinata divisione in specchiature poste sopra ad un alto zoccolo. In una di queste è raffigurata una cornice di fiori, mentre nelle altre vi sono delle pitture paesaggistiche che, a differenza di quelle presenti nella sala 21, viene escluso, sia da Fausto Lechi (Lechi 1977, p. 138), sia da Marco Tanzi (Tanzi 1984, p. 102), possano esser state eseguite da Giuseppe Manfredini. Concludono la decorazione delle pareti due soprapporte al cui interno è dipinta una composizione formata da foglie d’acanto, coppe, fiori e due cammei: il primo raffigurante due amorini intenti ad affilare le proprie frecce, mentre il secondo mostra i due putti colti nell’atto di allenarsi a tirare con l’arco.
Il centro della volta è occupato da un riquadro raffigurante Atena, Marte e due coppie di putti; la prima, in alto a destra, intenta a spezzare l’asta di una bandiera bianca, l’altra, in basso a sinistra, posta in parte fuori dal riquadro per aumentare l’effetto illusionistico della decorazione. Il resto della volta vede, negli angoli, la presenza di quattro cariatidi simboleggianti le stagioni. Da queste pendono veli semi trasparenti attraverso i quali è possibile vedere il resto della decorazione, organizzata in semplici specchiature al cui interno si trovano motivi di ispirazione vegetale.
Edoardo Lo Cicero
La sala posta nel corpo sud del palazzo presenta una decorazione in stile neoclassico. Le pareti sono organizzate con una regolare divisione in specchiature, all’interno delle quali si trova una composizione formata da foglie d’acanto, fiori, putti e una cornice ottagonale dove, in monocromo per simulare un bassorilievo, sono raffigurati episodi tratti dall’Iliade e legati alle imprese di Achille durante la guerra di Troia. La decorazione delle pareti coinvolge anche le cornici attorno alle specchiature, nelle quali si trova una fascia continua in grisaille formata da diversi elementi desunti dal repertorio classico, come anfore, grottesche, animali, foglie d’acanto, bassorilievi e figure vestite all’antica. Terminano la decorazione delle mura due soprapporte, forse opera del Manfredini (Lechi 1977, p.138), che raffigurano paesaggi con monumenti in rovina.
La volta presenta anch’essa una divisione in specchiature, decorate al loro interno con foglie d’acanto, putti, strumenti musicali, grottesche, candelabre e finte statue raffiguranti Atena e Marte. Trovano posto nella volta anche due cornici, poste sui lati lunghi, ove sono raffigurati altri due momenti legati alla guerra di Troia e, nel grande oculo centrale, la rappresentazione di Giove e Teti, madre di Achille.
Edoardo Lo Cicero
L’ambiente, decorato in stile neoclassico presumibilmente verso la fine del Settecento (Lechi 1977, p. 138), è posto nel corpo meridionale del palazzo a nord dell’alcova. Le pareti sono organizzate con una sobria divisione in specchiature, movimentate al loro interno da alcuni motivi vegetali e a candelabra. Similmente, anche la volta presenta un’ordinata ripartizione in specchiature, le quali sono state disposte dal quadraturista in modo da sottolineare e armonizzare la propria invenzione con la reale struttura della volta a schifo della sala. Nel soffitto e nelle pareti si trovano otto medaglioni ove, su sfondo verde, sono raffigurati in grisaille alcuni episodi legati alle fatiche di Ercole (Ercole che abbatte il leone di Nemea; Ercole che sorregge la volta celeste al posto di Atlante; Ercole umiliato da Onfale; Ercole mentre trasporta le Colonne; Ercole che sconfigge Cerbero; Ercole contro l’Idra; Ercole e Anteo; Ercole che abbatte il drago Ladone).
Edoardo Lo Cicero
Posto a sud-est del corpo di fabbrica meridionale del palazzo, questo ambiente è composto da due stanze messe in comunicazione tra loro attraverso un’apertura ad arco.
Il primo e più grande ambiente venne decorato, presumibilmente attorno al 1760, dal medesimo stuccatore che operò nel grande salone da ballo. Esso infatti è ornato, sia all’interno delle specchiature delle pareti, sia nell’intera volta, da stucchi raffiguranti rami di quercia e alcune composizioni realizzate con nastri e strumenti musicali molto simili a quelle presenti nella sala 11. L’ambiente più piccolo, invece, è affrescato nel soffitto con una fascia di medaglioni ottagonali, al cui interno si trovano motivi a grottesche.
Edoardo Lo Cicero
Questo ambiente si trova nell’ala meridionale del palazzo, a mattino della sala con l’Allegoria della Giustizia. Sia le pareti che la volta sono state decorate “del più bel rococò” (Lechi 1977, p. 138) con finti stucchi dalle tenui gradazioni del rosa e del blu pastello.
Le pareti presentano un’ordinata divisione in specchiature, mosse appena dai motivi di ispirazione vegetale presenti nelle cornici. La volta appare più movimentata, sia per la presenza di inserti vegetali, sia per la vivacità dei finti stucchi. Inoltre, l’ignoto decoratore che lavorò anche nella sala 14, per aumentare l’effetto illusionistico della sua quadratura immaginò un doppio soffitto, il primo, che funge da diaframma, più scuro e ornato, il secondo, visibile attraverso un oculo centrale, più alto e inondato di luce.
Edoardo Lo Cicero
Questa sala è posta nell’ala meridionale del palazzo, adiacente al vestibolo che permette il passaggio tra i due corpi di fabbrica dell’edificio. Ad avvicinare tra loro questi due ambienti non vi è solo la prossimità planimetrica, ma anche il fatto che la decorazione delle pareti e della volta sono opera dello stesso quadraturista. Questi, in maniera similare agli altri ambienti da lui decorati nel palazzo, immaginò un primo massiccio parapetto ove, mediante l’uso di inserti vegetali e marmi colorati, risaltano maggiormente i toni del verde e del rosa. Più in alto si innalza un’alta balaustrata, la quale dirige lo sguardo dell’osservatore verso un cielo ingombro di nuvole, ove campeggiano la Giustizia ed un putto con in mano un fascio di verghe e un ramo d’ulivo, simboli di concordia e di pace.
La decorazione delle pareti non è più presente, ad eccezione di qualche piccolo lacerto che, benché non permetta di ricostruire l’impianto generale dell’ornamentazione, lascia intuire come anche le mura fossero state dipinte dallo stesso quadraturista con le medesime composizioni architettoniche di gusto tardo barocco.
Edoardo Lo Cicero
Il ambiente dalla pianta rettangolare è posto a mezzogiorno del vestibolo che permette il passaggio dalla galleria all’ala sud del palazzo. La decorazione pittorica, eseguita dallo stesso artista che operò nella sala con il Giudizio di Paride, coinvolge solamente la volta a vela. Questa è divisa tramite nervature in cinque sezioni: quattro spicchi angolari e un grande tondo centrale. L’intervento pittorico, in grisaille per simulare la presenza di una decorazione a stucco, vede la raffigurazione di cinque coppie di amorini: completa e arricchita da una ghirlanda di fiori al centro, ridotte ai soli volti, invece, nei quattro spigoli.
Edoardo Lo Cicero
Questo ambiente, decorato intorno al 1730 (Lechi 1977, p.138) dallo stesso quadraturista che lavorò nella sala con il Trionfo di Diana, funge da vestibolo alle stanze dell’ala a mezzogiorno del palazzo ed è posto in asse con la galleria del piano nobile.
La quadratura architettonica di gusto tardo barocco raffigura un’alta balaustra giocata sui toni del verde e del rosa, grazie all’utilizzo di inserti vegetali e marmi colorati. Attraverso le medesime gradazioni di colore l’anonimo artista ha dipinto, sopra al massiccio parapetto, una volta a botte ribassata. Questa, a sua volta tripartita attraverso l’utilizzo di lesene e archi, vede nella sua sezione centrale l’aprirsi di una cupola ovale decorata con motivi vegetali in finto stucco.
Nella sala sono presenti, infine, due soprapporte raffiguranti anch’essi decorazioni a stucco arricchite da alcuni racemi.
Edoardo Lo Cicero
Questa sala, ove lavorò il medesimo artista della sala 18, si trova nell’angolo sud-ovest del corpo occidentale del palazzo.
La decorazione delle pareti, benché in larga parte scomparsa, è ancora leggibile in alcuni lacerti situati nella parte bassa delle mura. Questi, che presumibilmente dovevano far parte di un alto zoccolo sopra il quale si sviluppavano altre decorazioni, mostrano una divisione in specchiature e motivi di ispirazione vegetale color oro. Il soffitto si trova in un miglior stato di conservazione e raffigura una volta al cui centro si apre una cupola ovale. L’intera quadratura è abbellita da finti stucchi di gusto rococò, ulteriormente movimentati dalla presenza di inserti vegetali che, sebbene oggi appaiano marroni a causa della degradazione del colore, erano in origine dorati. Della medesima colorazione dovevano essere anche le quattro allegorie dei Continenti poste all’interno dei medaglioni del soffitto.
Edoardo Lo Cicero
La decorazione parietale di questa sala, posta al centro dell’enfilade che si sviluppa a sud della sala da ballo, è oggi illeggibile, nonostante la presenza di alcuni lacerti emersi durante il recente restauro che ha interessato tutto l’edificio.
La decorazione della volta, invece, è ben conservata e mostra una esuberante quadratura architettonica di gusto tardo barocco eseguita da un anonimo artista che, attorno al 1730 (Lechi 1977, p. 138), lavorò anche nel vestibolo che divide la galleria dall’ala sud del palazzo. Questa è formata, nel livello più basso, da una massiccia balaustrata composta da linee mosse e sinuose dove trovano posto anche quattro medaglioni raffiguranti le allegorie del Mattino, del Giorno, del Tramonto e della Sera. Al di sopra del parapetto, l’anonimo quadraturista ha sviluppato la sua composizione architettonica dipingendo una piccola cupola appoggiata su di un alto tamburo. All’interno di quest’ultima trova posto una composizione monocroma, pensata per emulare una decorazione a stucco, sul tema del Trionfo di Diana. Sono ritratti la dea, con una freccia nella mano destra a il collare del fido cane da caccia nella sinistra, e due coppie di putti: la prima impegnata nel glorificare Diana incoronandola e cospargendola di fiori; la seconda colta nell’atto di sorreggere gli attributi dell’arco e dei palchi di cervo.
Edoardo Lo Cicero