Terza Sala

La Terza Sala (Sala 17) ha la volta a calotta emisferica affrescata con lacunari in prospettiva a sfondo turchese. La calotta si imposta su quattro finti arconi che si aprono sul cielo. Lo spazio tra l’arcone e la trabeazione delle pareti è occupato da fruttiere, anfore, ghirlande, candelabre e uccelli dipinti da Giuseppe Manfredini, fatta eccezione per la parete rivolta verso il cortile, che accoglie una porta-finestra che occupa anche lo spazio della lunetta. La base delle pareti è dipinta in azzurro, mentre la parte superiore, separata da un cornicione a tromp l’eoil, è in beige-rosato.

Seconda Sala

La Seconda Sala (Sala 16) è la più ampia tra quelle dell’appartamento dell’ala orientale. Il fregio che delimita superiormente lo zoccolo delle pareti è composto da un motivo a onda continua con l’inserimento di foglie d’acanto. Il soffitto, una volta a botte con testate a padiglione, presenta una fascia perimetrale con festoni di foglie e fiori, medaglie rosse con decoro floreale in oro e inserti con motivi fitomorfi in oro su fondo bruno; al centro di ciascun lato è presente un piccolo medaglione circolare con testa femminile. Lo spazio tra la fascia perimetrale e la zona centrale è suddivisa in riquadri con cornici geometriche a intreccio e inserti con composizioni di foglie e fiori in bronzo su fondi di varie tinte pastello. Una modanatura a baccellature dà la sensazione di una maggior profondità spaziale e allontana otticamente il rettangolo centrale con tre oculi aperti sul cielo; un festone di quercia corre intorno agli oculi, a loro volta incorniciati da un finto stucco con foglie d’acanto (aperture laterali) e da metope con rosellina in bronzo (centrale).

Prima Sala

La Prima Sala dell’appartamento dell’ala orientale (Sala 15) si caratterizza per il soffitto dipinto da Luigi Basiletti con tondi al centro dei quattro lati raffiguranti allegorie delle Arti su fondo a finto mosaico dorato (Pittura, Archeologia, Scultura, Architettura. I quattro tondi sono delimitati da una cornice spessa e liscia inserita all’interno di un riquadro che segue la forma reale dell’architettura, decorato con racemi vegetali in finto stucco. La copertura piatta della volta a schifo ha palmette angolari in oro su fondo verde chiaro; il centro, delimitato da una cornice ottagonale con motivi decorativi vegetali e policromi, ha un rosone a palmette e girali di matrice neoclassica. Lo zoccolo più scuro delle pareti è separato dal resto della superficie mediante un fregio continuo a meandro.

Corridoio

Il Corridoio (Sala 14) che collega la Sala bruciata con la Cappella ha una copertura a botte e riproduce illusionisticamente un pergolato aperto su un cielo azzurro, ormai di gusto romantico. Le pareti sono scandite da sottili colonnine impostate su uno zoccolo in finto marmo, che sostengono la trabeazione dipinta con un motivo mistilineo che incornicia fiori. Dietro le basi della colonnina si sviluppa un motivo decorativo a foglie d’acanto e fiori, che si ripete anche alla base della volta. La parte superiore è arricchita con una fascia a onda con fiori e da festoni di foglie e perline. Lo stacco tra parete e volta è sottolineato dalla cornice in stucco dorato con modanatura a kyma ionico. La volta è attraversata da sottili frasche di foglie che creano un intreccio a rombi, contenti fiori con foglie.

Cappella

L’accesso alla Cappella (Sala 13) può avvenire dalla sala dei Chiaroscuri, dalla sala Renica o dal corridoio che collega l’appartamento con la sala Bruciata. Lo spazio è suddiviso in due zone, in modo da formare una piccola navata e un presbiterio, coperto da una cupola emisferica vetrata. Alle pareti maggiori della navata sono addossate quattro semicolonne con capitelli corinzi che sostengono la trabeazione su cui si imposta il fregio dipinto e la volta a copertura piatta. La porta che immette nella sala dei Chiaroscuri è inserita all’interno di un’arcata con mensola che sottolinea la chiave di volta; la soprapporta a lunetta è dipinta con un brucia essenze, fiori e foglie.  Le altre due porte architravate sono sormontate da un riquadro a monocromo, con medaglione centrale contenente un cigno o un’aquila, e composizioni di foglie e fiori. Il fregio è formato da motivi a foglia e a fiore simili a quelli presenti nelle altre decorazioni della navata ed è accompagnato da modanature a kyma lesbio continuo e a kyma di foglie. La volta presenta una fascia perimetrale a lacunari e un riquadro centrale rettangolare con cornice a meandro, foglie d’acanto e rosone. Il presbiterio, separato dalla navata attraverso un arcone, accoglie l’altare disegnato da Vantini e realizzato da Giuseppe Franceschetti; sulla mensa si trova la statua del Redentore fanciullo e docente, eseguita in marmo di Carrara da Pompeo Marchesi (1833). I vani laterali del presbiterio sono privi di decorazioni; nel vano sinistro si trova il pregadio in legno bianco con profilature brune. La cupola del vano centrale presenta una fascia a lacunari, con rosoni a monocromo su fondo oro; la modanatura di base è invece lavorata a stucco, con un motivo continua a foglie d’acanto, girali, palmette e fiori. I quattro pennacchi riprendono il motivo della decorazione bianca su fondo oro.

Sala dorica

Lo spazio della Sala dorica, fino al 1892 usata come galleria delle incisioni e in seguito come sala dei paesaggi del Renica (Sala 12), è suddiviso in tre parti attraverso coppie di colonne doriche con architrave: alle due estremità vi sono due ambienti piccoli e bassi, con nicchie alle pareti e soffitto piano dipinto a monocromo con tre riquadri contenenti decori fitomorfi a finto rilievo; la parte centrale, di maggiori dimensioni, è coperta da un’alta volte a botte con lucernario centrale. Il cornicione è dipinto con un fregio con foglie d’acanto, festoni e cartigli contenenti i nomi dei principali incisori. La volta è dipinta con un motivo a lacunari, mentre nei lunettoni della volta sono raffigurate una coppia di putti che sostengono un ritratto maschile, raffigurante probabilmente Giovanni Renica, e una coppia di putti con compasso, pennelli e tavolozza di fronte a una lapide con l’iscrizione “GIOVANNI RENICA DONÒ AL PATRIO ATEN[EO] L’OPERA DI SUA VITA QUI DISPOSTA A CIVICO DECORO MDCCCLXXXVIII”. Le pareti sono invece coperte dalle teche progettate per l’esposizione delle incisioni, poi trasferite presso la Pinacoteca Tosio Martinengo.

Gabinetto ottagonale

Dalla Sala Ionica si passa all’enfilade di sale che corre parallela alla prima, rivolta verso il cortile interno. Il vano collegato alla Sala Ionica è un Gabinetto ottagonale (Sala 11) coperto da una volta ad ombrello; alla base di ciascuna vela è posta una finestra a lunetta che garantisce l’illuminazione naturale dall’alto, mentre il resto della superficie è dipinta con pennellate bianche su fondo azzurro. Il perimetro triangolare di ciascuno spicchio è sottolineato da una cornice con fiori entro nastri, tra due fasce di foglie. All’interno delle vele, motivi a candelabra con medaglione ottagonale contenente un putto alato o una figura all’antica. Le pareti sono stuccate in azzurro e ciascun lato contiene alternativamente una porta o una specchiera.

Gabinetto a sera

Il Gabinetto a sera (Sala 10) conclude la prima enfilade dell’appartamento dell’ala occidentale. È un piccolo ambiente con volta a botte, illuminato dalle due finestre a lunette poste nella parte superiore delle pareti minori, che ospitano anche due porte con specchiera decorazioni intagliate e in parte dorate. Motivi decorativi similari si ritrovano anche nella nicchia aperta nella parete principale, in origine destinata ad accogliere una scultura. La volta è dipinta con un motivo a losanghe di due dimensioni, contenenti un rosone e decori fitomorfi a monocromo; lo spazio che separa le varie losanghe è invece dipinto con una fascia a fiori e volute su tonalità brune.

Sala ionica

La Sala ionica (Sala 9) deve il suo nome alle lesene in succo con capitello ionico e collarino decorato a palmette e fiori, che scandiscono le parete della sala a pianta quasi quadrata, suddividendo ciascun lato in tre settori. La parete confinante con le sale 11 e 12 accoglie il grande camino con specchiera, ornati con applicazioni e decori a rilievo dorati. Le lesene sostengono un cornicione appena aggettato con un fregio dipinto a monocromo costituito da composizioni di foglie e girali. Le soprapporte sono decorate con coppie di cetre con nastri in legno dorato e cornici lignee dorate e intagliate che contengono le tele a lunetta, dipinte da Giacomo Trecourt con scene relative all’educazione infantile (I primi passi; La prima lettura; La madre coi figli; La prima lezione di musica). Il soffitto presenta un  riquadro centrale a lacunari, circondato da una fascia con motivi a candelabra composti da foglie d’acanto e quattro medaglioni raffiguranti teste maschili di profilo (tra i quali quelli di Galileo e Raffaello). La decorazione pittorica si deve a Dragoni, fatta eccezione per le quattro teste, eseguite da Luigi Basiletti.

Sala ovale

La Sala ovale (Sala 8) è stata realizzata da Vantini nel 1829. La parete curvilinea è rivestita con uno stucco levigato e marmorizzato sui toni del giallo e la parte inferiore è separata dal resto della superficie mediante uno stretto cornicione. Le due porte, poste alle estremità dell’asse principale, sono sottolineate da quadrature in legno bianco e dorato, con mensole e architrave decorato con motivi classici. La purezza delle forme architettoniche è ribadita dalle quattro nicchie semicircolari incastonate nelle pareti e nella consolle con gambe leonine ed elaborata specchiera con meandri dorati che domina la parete prospiciente la finestra. Il cornicione è dipinto con un motivo a monocromo composto da modanature lisce e a rilievo con Kyma di varia tipologia. Il motivo a grifoni, candelabre, girali d’acanto e cetre a monocromo, che percorre il perimetro della calotta della volta, è opera di Giovan Battista Dragoni.