Sala dei chiaroscuri

La Sala dei chiaroscuri (Sala 7) è la prima sala dell’ala occidentale del palazzo, dove è ospitato il cosiddetto “Appartamento novo”, interamente predisposto da Rodolfo Vantini. L’accesso alla sala avviene sia attraverso la porta in fondo alla galleria, sia dall’apertura presente nell’alcova. Le pareti sono rivestite da uno stucco marmorizzato e levigato sulle tonalità del rosa scuro per la zoccolatura e del rosa più chiaro per il resto della superficie. Le cinque soprapporte sono dipinte a monocromo da Giuseppe Lavelli e rappresentano gruppi di putti intenti in diverse attività ludiche (gioco delle bocce; danze al suono di aulos e flauti di Pan; gioco delle trottole; mosca cieca; corteo bacchico). Il finto cornicione è dipinto a monocromo con una greca composta da un motivo a meandro con inserimenti floreali; le modanature superiori e inferiori riprendono i motivi classici del Kyma lesbio continuo, del Kyma ionico e del Kyma di foglie. Il soffitto a monocromo su fondo rosato è opera di Giovan Battista Dragoni: la decorazione pittorica si concentra principalmente nella fascia esterna, composta da sedici riquadri circondati da cornici con foglie d’acanto e motivi a candelabra. I riquadri angolari hanno forma romboidale e contengono una composizione vegetale con foglie d’acanto; gli otto riquadri angolari, di forma esagonale, hanno composizioni con foglie d’acanto e coppie di faretre con frecce; i rettangoli centrali contengono un braciere acceso tra una coppia di cigni e decori vegetali e floreali. Al centro della volta si trova il rosone ottagonale delimitato da una cornice a meandro con elemento floreale simile a quella del cornicione; lo spazio interno è occupato da un motivo vegetale con fiori e foglie d’acanto che circonda una cornice a kyma lesbio continua, a sua volta delimitante il motivo centrale a fiore stilizzato.

Saletta bruciata

A monte dell’Alcova è situato un piccolo gabinetto, denominato Saletta bruciata (Sala 6) in seguito all’incendio che all’inizio del XX secolo ha distrutto la tela del soffitto rappresentante Venere e Adone, dipinta da Luigi Basiletti. Resta ancora leggibile, seppur in cattivo stato di conservazione, l’affresco circostante, realizzato da Giovan Battista Dragoni.La decorazione di gusto pompeiano è costituita da un doppio fregio che corre lungo il perimetro della volta: il primo livello è composto da bucrani a monocromo su fondo blu alternati a rombi rossi dipinti in oro con cetre tra girali o elmi entro corone d’alloro, e attorniati da motivi fitomorfi in policromia. Nel secondo motivo, sotto arcate composte da rami fogliati che partono da strutture a candelabra,  si alternano uccelli e nature morte di fiori. Il cornicione è dipinto con motivi a  anthemion e Kyma ionico, mentre il fregio sottostante è a girali d’acanto monocromi su fondo oro. Gli stipiti della porta a sud sono dipinti con motivi a candelabra in monocromo su fondo oro, mentre ai lati della trabeazione sono dipinti, sempre in monocromo, una tavolozza con pennelli e ramo di alloro (sinistra) e un tamburello, trombe e fiori (destra). Il sopraluce è ornato da motivi fitomorfi e floreali in monocromo su fondo oro.

Camera dell’alcova

A destra del salone si trova la Camera dell’alcova (Sala 5), allestita su progetto di Basiletti nel febbraio 1812. La sala, di gusto neoclassico, presenta decorazioni lignee e a stucco in bianco e oro che interessano sia le pareti che il soffitto dell’ambiente principale. La parte inferiore delle pareti maggiori è attraversata da un fregio a meandro. Nella parete confinante con il gabinetto a monte, la boiserie lignea si apre per delimitare due riquadri, un tempo rivestiti con tappezzeria celeste, che affiancano il camino e la grande specchiera neoclassici. Il camino, rivestito in maiolica, è realizzato in pietra, con mensola scolpita con triglifi alternati ad applicazioni in stucco dorato raffiguranti scudi intagliati ed elmi. Lo specchio è delimitato da lesene intagliate con motivi a candelabra e da una trabeazione con testa maschile e  femminile alle estremità, separate da un fregio con leoni alati, girali d’acanto, frecce e corona d’alloro con testa maschile centrale; le modanature sono decorate con astragalo a sole perline, kyma ionico e kyma di foglie. Le due soprapporte sono costituite da due riquadri sovrapposti e indipendenti. Il primo, di forma rettangolare, è in legno intagliato e dorato e rappresenta un busto femminile tra girali d’acanto che tiene in mano pampini d’uva, tra due aquile con rami di ulivo tra il becco; il secondo, quadrato, raffigura coppie di figure all’antica in stucco bianco (coppia di danzatrici e coppia di suonatrici). Il cornicione che separa le pareti dalla volta ha modanature lisce o decorate con astragalo a sole perline e kyma a farfalla. La fascia perimetrale del soffitto ha un fregio con nastri intrecciati a cerchio, contenenti roselline di foglie d’acanto, e agli angoli riquadri con coppie di colombe in amore. La superficie interna è tripartita da un fregio a meandro e fiori: i riquadri laterali, di dimensioni minori, presentano alle estremità riquadri con anfore e al centro coppie di putti alati in stucco bianco (una coppia con arco e freccia, l’altra con torce accese); il riquadro maggiore è dominato da un medaglione circolare a fondo azzurro, con cornicetta fogliata e rosone di foglie d’acanto, mentre lo spazio tra cornice quadrata e sezione circolare è ornato con cammei ovali tra foglie d’acanto. La camera principale è separata dall’alcova tramite un arco affiancato da lesene con fusto scanalato e capitello corinzio con abaco ionico; lo spazio tra le lesene e le mezze lesene angolari è decorato con motivo a candelabra a rilievo dorato su fondo verde. Il sottarco è decorato a losanghe e fiori dorati su fondo azzurro. L’alcova è invece dipinta ad affresco. Le pareti sono suddivise in riquadri da cornici dipinte con pampini d’uva a monocromo seppia su fondo giallo. Il finto cornicione è composto da modanature con astragalo a sole perline, kyma di foglie e anthemion. La fascia perimetrale della volta ha medaglioni circolari angolari con coppie di figure all’antica in finto stucco su fondo rosa e riquadri rettangolari con sirene dalla coda a foglie d’acanto che danno da mangiare a caproni o sostengono coppe o canestri di foglie tra girali e composizioni di foglie d’acanto. La parte centrale ha un medaglione esagonale aperto sul cielo, con un putto in volo che regge tra le mani un mazzo di fiori. Lo spazio tra la fascia perimetrale e il medaglione è dipinto con coppie di roditore, pampini e grappoli d’uva, girali d’acanto a monocromo su fondo oro. La decorazione del soffitto è stata riconosciuta di ambito del Manfredini.

Sala da pranzo

La Sala da pranzo (Sala 4) è stata allestita su progetto di Rodolfo Vantini nel 1833 e rivela rimandi alla cultura neoclassica soprattutto nelle incorniciature delle porte e degli armadi a muro, in finto marmo bianco, con mensole e architravi. Il fregio a monocromo che funge da cornicione è dipinto con foglie e girali d’acanto, tra una modanatura inferiore a nastri e una doppia modanatura superiore a Kyma ionico e a cima di foglie d’acanto alternate a fiori. La volta a botte unghiata, decorata a monocromo da Giovan Battista Dragoni, è incentrata sul tema delle Arti e delle Scienze. Nelle vele dei lati maggiori sono inseriti sei lunette: nella parte orientale vi sono Dante, semisdraiato con un libro aperto e il braccio destro appoggiato su una testa all’antica con in bocca una tromba; due putti alati che sostengono un busto di profilo di Galileo, con libri e un mappamondo sullo sfondo; Shakespeare appoggiato ad una pila di libri e con una maschera tragica ai piedi. La zona prospiciente accoglie il ritratto di Virgilio, con in mano lo stilo e vari oggetti sullo sfondo (vaso cesellato, torce accese, flauto di Pan); un putto alato che incorona il ritratto di profilo di Raffaello e un secondo putto che scrive su una pergamena, tra vari oggetti simbolici (un libro, una tavolozza con pennelli, un compasso); il ritratto di Omero, con in mano una cetra e l’avambraccio sinistro appoggiato su una sfinge. L’asse centrale della volta a botte è occupato da tre medaglioni ottagonali raffiguranti Ebe, tre putti alati in volo, con corone d’alloro tra le mani, e probabilmente Flora. La quadratura architettonica che asseconda la forma reale della volta è costituta da patere con teste di aquila o leone, diversi riquadri triangolari e quadrati con cornici a kyma ionico, contenenti pigne, teste animali e composizioni allegoriche che rimandano alle varie discipline artistiche (strumenti musicali, coppe cesellate, tavolozze con pennelli, panoplie d’armi, pergamene e penne d’oca). Il resto della superficie è dipinta con fiori, girali e foglie d’acanto, civette, grifoni con corpo a foglia d’acanto e festoni di frutti.

Camera del fuoco

A sinistra del salone si trova la cosiddetta Camera del fuoco (Sala 3), caratterizzata dalla presenza di un camino con specchiera in stile neoclassico, progettato da Rodolfo Vantini nel 1838. La decorazione pittorica della volta e delle soprapporte risale invece all’intervento di Luigi Basiletti: le sopraporte con coppie di putti, ghirlande, ara e cornicetta neoclassica, sono state realizzate dallo stesso Basiletti tra il 1810 e il 1814, mentre il soffitto è considerato opera della scuola di Manfredini. Ai quattro lati si inseriscono riquadri con paesaggi, molto danneggiati e di difficile lettura. Lungo i lati corti, tra i riquadri paesaggistici, è collocata una figura maschile alata con in mano un ramo di palma, in piedi su una biga trainata da quattro cavalli. Lo spazio centrale del rettangolo della volta è occupato da un medaglione circolare sostenuto da quattro figure alate con gambe a foglie d’acanto, connesse le une alle altre da un filo di perle rosse. Anche queste figure appaiono rovinate e sbiadite. Il medaglione è articolato in riquadri determinati dalla sovrapposizione di una losanga e di quattro archi: gli spicchi lungo il perimetro circolare sono dipinti con girali d’acanto a monocromo su fondo verde; le basi degli archi presentano un decoro in finto stucco su fondo chiaro, mentre la fascia è dipinta con coppie di arieti e girali d’acanto a monocromo su fondo blu; negli angoli della losanga si trovano coppie con putto a cavallo di un centauro; i pennacchi tra gli archi e l’oculo centrale sono decorati con teste circondate da corone di vite su fondo oro in finto mosaico; l’oculo centrale, circondato da una cornice con teste e girali d’acanto a monocromo su fondo oro, mostra una scena di soggetto classico, con suonatrice di tamburello, due putti a cavallo di un caprone e figura maschile nuda con drappo che tiene in mano un lungo bastone. Il fregio continuo che corre nella parte superiore delle pareti è composto da coppie di cigni separate da fontane e bracieri accesi, dipinti in monocromo su fondo oro.

Salone delle adunanze

Le porte del lato nord della galleria conducono nell’ala settentrionale del palazzo, sempre allestita durante gli interventi di Basiletti. Il primo ambiente che si incontra è detto Salone delle adunanze (Sala 2), ed è formato dall’unione di due sale distinte, che presentano differenti pavimenti e affreschi nei soffitti, mentre la tappezzeria rossa che riveste le pareti di tutta la sala risale al 1926-1927. Il soffitto della prima metà della sala è dominato da una finta cupola in monocromo grigio inserita in un soffitto con cassettoni a losanga. Lo spazio tra la cassettonatura e la fascia circolare della cupola è occupato da leonesse e girali di pampini d’uva in monocromo su fondo ocra. La fascia circolare presenta un delicato fregio a grottesche, con girali d’acanto, drappi e sirene senza braccia con coda a foglie d’acanto, separate da quattro tondi con putti e figure femminili all’antica. La superficie della cupola emisferica è dipinta a cassettoni ottagonali con rosone. La quadratura architettonica è circondata da una fascia con motivi vegetali e girali d’acanto su fondo verde acqua, interrotti da riquadri con fiore in monocromo su fondo oro. Le tele delle soprapporte, realizzate da Basiletti e in parte rifatte da Arturo Castelli, rappresentano soggetti classici: Le tre Parche; ???; Venere, Adone e Cupido.

La composizione del soffitto della metà successiva riprende lo stesso schema del primo e il medesimo riquadro centrale con finta cupola. La fascia circostante è invece più ricca ed è eseguita con colori vivaci e brillanti. I riquadri angolari fingono delle nicchie con bruciatori dai quali fuoriesce del fumo, mentre quelli lungo i lati, delimitati da tralci d’uva a monocromo su fondo blu, fingono drappi bianchi dipinti con grottesche (erme, putti, drappi, collane di perle rosse, girali d’acanto, sfingi, serpenti, motivi vegetali, centauri, leonesse con i cuccioli, rilievi all’antica, mostri e creature fantastiche, canestri di fiori e di frutta, anfore, spighe di grano) e due lunette a paesaggio. Entrambi i soffitti sono ascrivibili a Giuseppe Manfredini. Le tele delle soprapporte, sempre di Basiletti, raffigurano: La madre dei Gracchi; Pericle e Asperia; Faone e Saffo.

Galleria

Dallo scalone si accede alla Galleria (Sala 1) con volta affrescata in concomitanza con i lavori eseguiti tra il 1810 e il 1814, sotto la direzione di Luigi Basiletti. Il soffitto è decorato con una quadratura architettonica neoclassica, che suddivide la superficie in tre campate divise da fasce. Lo spazio tra i vari elementi architettonici è occupato da finti stucchi con motivi a grottesca, mentre le finte travi divisorie sono ornate da cassettoni esagonali contenenti elementi floreali. Al centro di ciascuna campata si inserisce un oculo, prospetticamente scorciato, aperto su un cielo con nubi rosate. L’opera è stata attribuita alla scuola di Giuseppe Manfredini.

Galleria

Dallo scalone si accede alla Galleria (Sala 1) con volta affrescata in concomitanza con i lavori eseguiti tra il 1810 e il 1814, sotto la direzione di Luigi Basiletti. Il soffitto è decorato con una quadratura architettonica neoclassica, che suddivide la superficie in tre campate divise da fasce. Lo spazio tra i vari elementi architettonici è occupato da finti stucchi con motivi a grottesca, mentre le finte travi divisorie sono ornate da cassettoni esagonali contenenti elementi floreali. Al centro di ciascuna campata si inserisce un oculo, prospetticamente scorciato, aperto su un cielo con nubi rosate. L’opera è stata attribuita alla scuola di Giuseppe Manfredini.