Questo ambiente a pianta quadrata si trova nell’ala ovest del palazzo, adiacente e a sud della grande sala da ballo. Di ciò che doveva essere la decorazione delle pareti non vi è più traccia, ad eccezione di qualche piccolo frammento che, nonostante non sia sufficiente a ricostruire l’intero impianto ornamentale, lascia tuttavia intuire che dovesse essere dipinto con motivi di gusto rococò. Al medesimo stile appartiene anche la volta, la quale è stata immaginata dall’anonimo artista che vi lavorò come una fitta ricamatura di finti stucchi color rosa, verde e azzurro pastello.
Edoardo Lo Cicero
La sala, accessibile attraverso le tre porte centrali della galleria e posta a metà lunghezza del piano nobile del corpo occidentale del palazzo, è decorata da pregevoli stucchi in stile rococò e tenui tinte color rosa e verde.
Le pareti sono scandite da una regolare divisione in specchiature, movimentate al loro interno da cornici in stucco con motivi fitomorfi. In maniera simile è decorata anche la grande volta a schifo. Nelle cornici del soffitto, realizzate tramite le linee sinuose e mosse tipiche del gusto barocco, sono infatti facilmente individuabili motivi vegetali realizzati tramite pampini, grappoli d’uva e racemi di quercia e ulivo. Nei lati corti della volta, inoltre, trovano posto “le «pezze» dei Martinengo Colleoni” (Lechi 1977, p. 136), mentre, nei lati lunghi, vi sono quattro composizioni formate da strumenti musicali e spartiti, le quali rendono evidente la destinazione d’uso di questo ambiente, che, al tempo, era adibito a grande salone da ballo del palazzo. In una di queste composizioni è presente l’acronimo dello stuccatore (“C.Sni.Sve”) e la data di realizzazione della decorazione (1760).
Edoardo Lo Cicero
Addossato al lato sud-ovest del cortile si trova il grande scalone d’onore a due rampe divise da balaustra, illuminato con luce zenitale proveniente da un lucernario ovale aperto nel soffitto, che, come ricorda Lechi (1977, p. 136), rappresenta un caso unico all’interno del contesto bresciano.
La decorazione è in stile neoclassico, in linea con il gusto diffusosi a Brescia negli ultimi decenni del Settecento. Sono presenti diverse lesene a stucco con capitello ionico e due affreschi rappresentanti entrambi una nicchia dove, sopra ad un alto piedistallo, sono poste due finte statue. La prima di queste, posizionata sul piano d’arrivo, raffigura Giove con gli attributi dell’aquila e dei fulmini, intento a indicare agli ospiti del palazzo la galleria, ambiente che si sviluppa senza soluzione di continuità a nord dello scalone. La seconda statua, posizionata nella parete est del primo pianerottolo, raffigura Ercole con l’Idra ai suoi piedi, la clava tenuta in equilibrio sulla spalla destra e la pelliccia del leone di Nemea tenuta stretta con il braccio sinistro. Le ombre di entrambe le finte statue sono state accordate dal pittore con la direzione della luce naturale che illumina l’ambiente.
Edoardo Lo Cicero
La decorazione delle pareti di questo ambiente, posto nel corpo meridionale del palazzo a mattino della Sala 8, risulta alquanto rovinata, ma, grazie ai lacerti ancora presenti, è comunque possibile osservare che la sala venne decorata con una divisione in specchiature ornate al loro interno da composizioni color oro formate da racemi, candelabre, uccelli e torce.
Similmente, il soffitto piano è suddiviso in tre sezioni comprendenti una finta cupola centrale e due campiture laterali occupate da ornati dorati analoghi a quelli presenti nelle pareti.
Edoardo Lo Cicero
L’impianto decorativo che coinvolgeva le pareti di questa sala, posta nel corpo sud del palazzo, è oggi quasi del tutto assente a causa di successive ridipinture, sebbene le prove di pulitura eseguite nella parte superiore della parete durante i recenti restauri abbiano permesso di riportare alla luce un dettaglio della quadratura architettonica originale, composta da un finto cornicione e da fregi policromi con girali e motivi vegetali.
La volta, meglio conservata, presenta una divisione in specchiature di gusto neoclassico dalle tenui campiture color viola, verde e giallo. Al loro interno trovano posto diversi motivi ornamentali quali foglie d’acanto, composizioni a candelabra e grottesche. A metà altezza delle quattro vele che compongono la volta a schifo vi sono quattro medaglioni ottagonali con le raffigurazioni policrome della Fortezza, della Liberalità, della Magnanimità e della Nobiltà. Gli attributi tipici di quest’ultima allegoria sono ribaditi anche nel grande medaglione che occupa il centro del soffitto, ove uno dei due putti raffigurati esibisce lo scettro e la corona.
Edoardo Lo Cicero
La decorazione che doveva coinvolgere le pareti di questo ambiente, posto nel corpo meridionale del palazzo, è oggi quasi del tutto scomparsa, ad eccezione di una piccola porzione comprendente una lesena con capitello dorico emersa durante le prove di pulitura eseguite in occasione del recente restauro che ha coinvolto l’intero edificio.
La quadratura architettonica ideata per il soffitto, ancora perfettamente leggibile, suddivide la superficie in specchiature di gusto neoclassico, ornate da foglie d’acanto, festoni, vasi e creature di fantasia dipinti in oro o grisaille su fondi monocromi. Le specchiature negli angoli della volta sono inoltre arricchite da quattro piccoli medaglioni circolari raffiguranti le allegorie dell’Astronomia, della Pittura, dell’Architettura e della Musica.
Edoardo Lo Cicero
La sala, posta nell’angolo sud-ovest del corpo principale del palazzo, è l’ultimo ambiente dell’enfilade di stanze che si sviluppa a destra dell’entrata principale. Rispetto alle altre sale del pian terreno, questo ambiente si distingue per la ricca decorazione pittorica, ancora perfettamente leggibile, che interessa sia le pareti, sia la volta.
Ad eccezione di due lunette ospitanti le finestre, situate in corrispondenza delle pareti meridionale e occidentale, tutte le altre sono decorate con composizioni formate da strumenti musicali, spartiti e racemi di alloro o quercia e, nell’unghia che viene a formarsi tra l’intersezione delle lunette con la volta della sala, da foglie d’acanto.
Le pareti vedono l’inserimento di decorazioni a candelabra e, a metà dei trametti settentrionali e meridionali, la raffigurazione di Apollo e Mercurio. Al di sopra delle due divinità, si sviluppa una larga composizione formata da foglie d’acanto, una piccola trabeazione dai profili curvi e, appesi a quest’ultima, due grandi festoni con rose.
Nello spazio ovale al centro della volta il medesimo pittore coinvolto nell’allestimento delle sale 4 e 5 dipinse, tra la fine del XVIII e i primi anni del XIX secolo, un velario con la rappresentazione di Euterpe intenta a suonare il flauto in compagnia di un amorino.
Edoardo Lo Cicero
La sala, inserita nell’enfilade che si sviluppa a destra dell’androne principale, è formata da due ambienti comunicanti e separati tra loro da un arco a sesto ribassato. In entrambi la decorazione delle pareti non è più visibile, ad eccezione di un piccolo lacerto attraverso il quale risulta comunque impossibile ricostruire l’impianto decorativo generale.
L’ambiente più piccolo, posto verso il cortile interno del palazzo, presenta una volta a schifo decorata, sia nella parte piana che nei fusi, con una sobria divisione in specchiature ornate da leggeri racemi di quercia.
La volta dell’ambiente principale è anch’essa suddivisa in specchiature, arricchite da girali d’acanto, mascheroni, vasi e ippogrifi. Nella parte centrale della volta, infine, si trova un grande medaglione circolare con la rappresentazione, in grisaille, del tema mitologico di Psiche che scopre Amore. L’esecuzione di questa raffigurazione è attribuibile, per affinità stilistiche, allo stesso pittore che lavorò nelle sale 4 e 6 del palazzo.
Edoardo Lo Cicero
Le pareti di questa sala, posta nell’enfilade a destra dell’ingresso principale, benché rovinate conservano un alto zoccolo sopra al quale si trova una divisione in specchiature contenenti motivi a candelabra. Rispetto all’impianto regolare delle pareti, la quadratura architettonica ideata nella volta risulta più movimentata grazie all’uso di quadrature di diversa forma e dimensione, all’interno delle quali trovano posto foglie d’acanto e quercia, putti, animali e creature di fantasia. Infine, nel medaglione ottagonale posto al centro della volta si trova la raffigurazione di Bacco e Arianna, eseguita tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo da un anonimo artista legato alla bottega di Teosa che, probabilmente, lavorò anche nelle sale 5 e 6 del palazzo.
Edoardo Lo Cicero
Dell’originaria decorazione delle pareti di questo ambiente, posto nell’enfilade di stanze a destra dell’ingresso principale, rimane solo un piccolo frammento che suggerisce la presenza, al di sotto delle attuali ridipinture monocrome, di una semplice quadratura architettonica. Il soffitto, invece, è suddiviso in nove specchiature campite, alternativamente, di rosa e verde. Nel riquadro centrale è presente un finto stucco di gusto barocchetto raffigurante il Giudizio di Paride.
Edoardo Lo Cicero