Alcova

Alla destra delle scale, ricostruite in tempi recenti, si trova l’alcova, formata da un primo spazio di dimensioni ridotte separato dall’ambiente principale, a pianta quadrata, tramite un architrave sostenuto da due lesene e due colonne in stucco marmorizzato con capitelli dorati. La sala è illuminata da una finestra rivolta verso via Agostino Gallo. La decorazione pittorica, in stile neoclassico, si limita alle volte piane e al fregio che orna la trabeazione e che corre lungo la parte superiore delle pareti.

Il fregio a monocromo è composto da una fascia con un motivo continuo a foglie d’acanto e festoni vegetali; la modanatura successiva è costituita da un motivo geometrico a riccioli, mentre nella modanatura superiore si ripetono palmette alternate a foglie d’acanto.

Il perimetro del soffitto dell’ambiente principale è sottolineato da una greca a meandro che delimita la fascia esterna composta da otto medaglioni a ottagono alternati ad altrettanti medaglioni ottagonali di dimensioni minori. I medaglioni principali sono dipinti a monocromo con un’aquila appoggiata su un festone di fiori e foglie sostenuto alle estremità da protomi leonine e nastri; la cornice è dipinta con un motivo a losanghe e un motivo a palmette e fiori stilizzati. I medaglioni minori sono delimitati dal medesimo motivo a losanga: quelli angolari racchiudono una corona di alloro dorata entro la quale si trova una lira con una composizione di frutti; quelli posti al centro di ogni lato ospitano una sorta di mensola formata da due elementi a cornucopia incrociati che sostengono due farfalle e, nel punto di intersezione, un vaso cesellato contenente un mazzo di fiori. Lo spazio circostante i medaglioni è ornato a monocromo con foglie e girali d’acanto, motivi a candelabra e coppie di grifoni tra coppe di frutta; in corrispondenza dei medaglioni al centro dei lati, il decoro in finto stucco diviene più elaborato, allungandosi per creare un collegamento tra la fascia perimetrale e il decoro al centro della volta; la candelabra in questo caso è composta da teste di ariete, girali d’acanto, grifoni, cornucopie dalle quali fuoriescono frutti, un vaso cesellato su piedistallo, palmetta e coppa contenente foglie d’acanto. Il vertice della candelabra si unisce alla cornice a foglie e fiori che circonda il medaglione centrale del soffitto. In prossimità di due delle quattro candelabre, dalla cornice pendoni anfore e grappoli d’uva, che vengono beccati da uccelli con ali spiegate.

La zona compresa tra la fascia perimetrale, il centro e le candelabre, è occupata da una composizione comprendente un’anfora, un vassoio e una coppia di lance in bronzo, inserita entro una cornice vegetale; sulle lance sono appoggiati due cigni. Il medaglione centrale ottagonale è riempito a monocromo con una fitta composizione di girali e foglie d’acanto.

Il soffitto dell’ambiente minore riprende alcuni motivi semplificati già presenti nella volta principale. Il profilo esterno è segnato dalla greca a meandro, mentre la fascia perimetrale mantiene i medaglioni ottagonali con lira e corona d’alloro, collocati ai quattro angoli, e sei medaglioni con le aquile e i festoni a monocromo, il tutto incorniciato solo dal motivo a losanga. Il profilo interno della fascia perimetrale, che assume ora una forma a croce, è ripreso da una leggera cornicetta a palmette e foglie stilizzate. Nel punto centrale si trova una composizione a monocromo formata da rosone centrale, balaustrini, fasci littori con corone d’alloro, coppe con coperchio, foglie d’acanto.

Stefania Cretella

Scalone

Il grande Scalone a doppia rampa è dotato di balaustra con al centro una scultura raffigurante un leone accovacciato, secondo il modello dello scalone di Villa Lechi a Montirone e di Palazzo Barbisoni a Brescia; le statue poste alle estremità, rappresentanti due angeli atteri, sono opera di Sante Calegari il Vecchio e provengono dalla Parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo di Offlaga.

Il soffitto è ornato da decorazioni a stucco beige su fondo bianco che si sviluppano lungo il perimetro e al centro della volta botte, delimitando i tre medaglioni affrescati con soggetti mitologici. Gli stucchi perimetrali formano delle cartouche movimentate da elementi vegetali, con l’interno occupato da un motivo a grata. Sulla sommità di alcune cartouche si posano dei volatili, mentre in altri casi vi sono vasi ricolmi di fiori. Al centro di ogni lato, un putto seduto sul cornicione solleva le braccia per afferrare i festoni che partono dalle cornici degli affreschi, creando così un legame tra la zona periferica e il centro della volta. Ai quattro angoli si collocano panoplie d’armi con al centro uno stemma dipinto, probabilmente in epoca successiva (castello nero; Cristo tra due santi; aquila con corona su strisce rossa, nera e gialla, con tre fiori sovrapposti; centauro con arco e albero su fondo blu). Le cornici mistilinee sono arricchite da cartoche simili a quelle del perimetro, da riccioli vegetali, tralci di foglie, fiori e teste. Il medaglione centrale, di dimensioni maggiori rispetto ai due laterali, rappresenta un gruppo di divinità sedute su corpose nuvole grigio-rosate. Al centro si trova Giove, con corona, scettro e aquila ai suoi piedi, che si rivolge verso Venere, con accanto Cupido. Sotto Giove si riconosce Saturno, con incudine e martello, vicino a uno scudo e a un’armatura d’oro, mentre sulla nuvola superiore sopraggiunge Mercurio. Completano la scena alcune figure senza attributi specifici, amorini e teste alate. Il primo medaglione raffigura invece il Tempo, incarnato da un vecchio con le ali, che afferra la Verità, giovane donna avvolta in un panno giallo che allarga le braccia e guarda verso l’alto. In basso a sinistra si trovano altre due donne, una delle quali si è appena tolta una maschera nera, allusione al disvelamento della Verità; nella metà destra ci sono invece un putto con la clessidra e la falce e un amorino con ali di farfalla, che tiene tra le mani un uroburo, tutti attributi del Tempo. Nella parte superiore si collocano altri tre putti alati, uno dei quali tiene un ramo di palma, altro simbolo della Verità (secondi l’Iconnologia di Cesare Ripa). I protagonisti dell’ultimo riquadro sono Cerere, con una fascina di spighe in mano e fiori e spighe tra i capelli, e Bacco, vestito con un mantello giallo con bordo di pelliccia, corona di pampini d’uva sul capo e il tirso nella mano sinistra, al quale è intrecciato un pampino d’uva, la cui estremità è trattenuta da un putto. Sotto la nuvola che li sostiene vi sono un putto con grappoli d’uva e uno con una torcia accesa. Altri due amorini sono dipinti su una nuvola che occupa la parte superiore.

Le soprapporte, inserite in cornici in stucco con ornati e volute fitomorfi, rappresentano paesaggi: quelli a mattina sono originali, mentre quelli a sera sono copie post-belliche.