Sul medesimo lato meridionale, troviamo lo studiolo caratterizzato da una decorazione a grottesche sul soffitto, contraddistinte da candelabre con motivi di volatili, gemme e cammei, fregi di sfingi su sfondo viola e finti decori in stucco su sfondo porpora, ai quali si accompagnano putti e strumenti musicali. Perimetrale a questa decorazione sono le mezzelune con vari episodi mitologici su sfondo in finto mosaico. Vi troviamo le rappresentazioni di Ercole e Onfale, Apollo e Dafne, Nesso e Dajanira, Venere e Adone, il Ratto di Europa, Atalanta e Ippomene.
Andrea Chiocca
Sempre sul lato meridionale, al piano nobile, affacciata al salone, si incontra la Stanza di Bacco. Alle pareti, tra gli episodi riconoscibili, liberamente campiti sul fondo chiaro, è, innanzitutto, Bacco incorona Arianna, mentre gli altri episodi sono più generici, ricordati dallo stesso Novelli, che anche in questo caso è l’autore della decorazione, come varie «varie fantasie di baccanali e di Ninfe», con satiri, giovani fauni e danzatrici. In alto sopra quest’ultime, sono nature morte in trompe-l’œil affiancate da cigni.
Sul soffitto, ai quattro angoli, mascheroni, e spighe di grano su cui sono posati alcuni uccelli. Al centro di un’ampia incorniciatura verde chiaro e violetto, ai cui angoli sono posti trofei di fiori, attrezzi agresti, cappelli di paglia e gerle, strumenti musicali, allusivi al mondo bucolico e in generale ai membri del corteo di Bacco, sono presenti due «Ninfe dell’aria» come sono definite dallo stesso Novelli.
Andrea Chiocca
Sul lato meridionale, è invece una stanza dedicata alle storie di Berenice. Sul soffitto, ai lati entro una incorniciatura quadraturistica mistilinea, a monocromo grigio su sfondo verde compaiono: Minerva, Apollo, Giove, Mercurio, Venere, Diana. Al centro è rappresentata Urania trasforma la chioma di Berenice in costellazione. Tutta la decorazione è riferibile a Novelli.
Andrea Chiocca
Sul lato settentrionale troviamo una Stanza dedicata alla Gerusalemme Liberata, con affreschi attribuibili sempre a Pietro Antonio Novelli, dove si trovano alle pareti entro ottagoni, Rinaldo e Armida, Erminia tra i pastori ed Erminia incide il nome di Tancredi. Sul soffitto, invece, sono rappresentate alcune ninfe in volo, nei riquadri disegnati da una sottile intelaiatura.
Sul lato opposto all’ingresso del salone si apre un piccolo vano, al quale si accede attraverso due coppie di colonne. Sulla parete destra è ancora visibile un affresco che simula una porta, uguale a quelle che decorano anche le pareti dello scalone. Sul soffitto sono raffigurati Diana e Apollo tra le nuvole, a monocromo ocra. Il dio della luce è qui raffigurato, da Francesco Zugno, con la lira nella mano destra e la corona di alloro nella sinistra.
Andrea Chiocca
Il Salone, che si eleva per due piani in altezza, occupa tutta la larghezza dell’edificio. Lesene e finte specchiature di marmi grigi e gialli scandiscono le pareti, nella cui parte superiore si aprono tre finestre su ciascun lato maggiore. All’altezza delle finestre realmente esistenti, l’affresco simula altre sei finestre, in corrispondenza degli angoli e del centro di ogni lato breve: a due di queste si affacciano personaggi in abiti settecenteschi, ritratti nel duplice ruolo di spettatori e nello stesso tempo oggetto dello sguardo degli ospiti del salone, le rimanenti quattro finestre, angolari, danno su altrettanti interni illusionistici. Alla base di imposta delle vele, su cui si incardina la parte perimetrale del soffitto, sono dipinti otto bassorilievi a monocromo ocra, raffiguranti strumenti scientifici, musicali, armi e vessilli intrecciati a rami d’alloro.
Sul soffitto, contornata da leggeri motivi in stucco e specchiature in finto marmo grigio su fondo giallo chiaro, si apre una grande scena ambientata nello spazio celeste, popolato da un gran numero di personaggi che si dispongono variamente su cortine di nuvole. Partendo dal basso troviamo l’Estate in veste gialla accompagnata da due fanciulle; ai loro piedi alcuni putti reggono un festone di pannocchie e frutta. L’altro gruppo, a destra, raffigura un’allegoria dell’Autunno; anche in questo caso, un festone di ortaggi con cipolle e rape rende chiaro di quale stagione si tratta. Sopra l’Autunno, in lontananza, si intravede l’Inverno, nelle sembianze di una vecchia ammantata, con accanto un boscaiolo e una cacciatrice. Più al centro, in primo piano, siede la personificazione della Primavera. Da sinistra irrompe il carro di Saturno alato che passa sotto l’arco dello Zodiaco. Sulla sommità siede un giovane nudo è la personificazione del Solstizio d’estate. Poco sopra si può riconoscere la figura del Solstizio d’inverno. Conclude la triade un vecchio barbuto reggente un serpente che si morde la coda, la personificazione del Tempo ciclico ed eterno.
Tutta la decorazione è opera di Francesco Zugno, realizzata intorno al 1764.
Andrea Chiocca
In questo ambiente sul soffitto, entro ovale, è presente la raffigurazione di Mercurio e Minerva a monocromo. L’affresco è immaginato come un bassorilievo ocra, opera di Francesco Zugno.
Andrea Chiocca
Il vano scale occupa tutta l’altezza della fabbrica e nel lato verso il cortile interno si apre con un doppio ordine di finestre. Il lato breve risulta affrescato con una serie di finestre in trompe-l’œil, in tutto simili a quelle reali: le due superiori più piccole simulano l’una un paravento in paglia di Vienna, appeso a un cordone, l’altra una gabbietta; le due inferiori lasciano immaginare altri ambienti con partiture architettoniche bianco-rosate. Due porte-finestre agibili e due finestre dipinte, di cui una con un pappagallo, caratterizzano la terza parete, prospiciente quella finestrata.
La scena, a contorno mistilineo delimitata da specchiature di finti marmi gialli e grigi, che occupa la parte centrale del soffitto dello scalone, è suddivisa in tre zone: quella superiore mostra il carro del Sole, trainato da due destrieri, che squarcia le tenebre della notte. Immediatamente sopra appare in volo una figura femminile alata, con gonna rossa e sopravveste blu, recante nella mano destra il disco solare, forse la Virtù, a cui manca tuttavia, per una puntuale raffigurazione allegorica, l’asta e la corona di alloro. Potrebbe trattarsi anche di una presenza legata al mito di Apollo-Febo, al pari del personaggio seduto sulle nuvole poco più in basso con un girasole in mano, elemento che talvolta contraddistingue la seconda e la quinta Ora del giorno. La sezione centrale della scena è occupata da Flora, in manto rosa su veste bianca, che stringe la mano a Zefiro: la dea sparge i fiori portati entro un cesto da tre putti ai suoi piedi. Li accanto è plausibilmente riconoscibile la raffigurazione del Crepuscolo del mattino, dal momento che regge un vaso da cui esce rugiada, l’altra figura, ripresa di spalle sullo sfondo del globo terrestre, si può identificare con la Terra, poiché porta sul capo una corona turrita. Nella parte inferiore della composizione un putto con la fiaccola rovesciata fa precipitare una figura muliebre provvista di una pianta di papavero: è la Notte.
Andrea Chiocca
La stanza, rivestita alle pareti di tessuto damascato, con il soffitto a travature è decorata con in finto cornicione con vari ornati. Un lungo mensolone ad andamento ricurvo accoglie al centro di ogni lato quattro cartouches color rosa entro cui sono collocati ovali con paesaggi. Agli angoli compaiono finti busti di personaggi maschili e femminili, mentre tutta la decorazione è percorsa da piccoli satiri con ramoscelli o strumenti musicali.
Andrea Chiocca
Adagiate sui mensoloni di raccordo tra le pareti e il soffitto sono dipinte, due per lato, le allegorie delle Arti e delle Scienze: Pittura e Scultura, Medicina e Musica, Matematica e Retorica, Geometria e Astronomia. Lungo i lati del soffitto una quadratura finge di reggere la volta, mentre agli angoli si aprono balaustre dalle quali si affacciano svariati personaggi tratti dal mondo quotidiano del Settecento. Nel mezzo di ogni lato, sopra mensoloni convessi o spezzati immaginati in marmo verde, entro cartouches sagomati con asimmetrici e complicati giochi di volute, sono quattro medaglioni a monocromo, in finto oro, con le Stagioni.
Nel soffitto, ad Affresco, campeggia un grande ovale tradizionalmente noto come Apoteosi della famiglia Buzzacarini, ma, forse, tramite la decifrazione delle allegorie, meglio precisabile come Allegoria del Decoro e dell’Onore della famiglia Buzzacarini. Al centro, su una nuvola, una figura allegorica reggente uno scudo entro cui compare l’immagine della facciata del palazzo secondo il progetto originario, è attorniata da allegorie interpretabili puntualmente sulla scorta dell’Iconologia di Cesare Ripa: a destra, grande risalto è conferito alla figura del Decoro; a sinistra, un poco discosto l’Onore. Ai lati di questi personaggi posti al centro su una nuvola trasversale, compaiono altri gruppi: due coppie di figure femminili, la prima, a sinistra, composta dall’Onestà e dalla Modestia; la seconda coppia, a destra, è invece formata dalla Temperanza e dalla Giustizia. Nella parte inferiore dell’ovale, in primo piano sulla destra, un gruppo di tre figure formato da lo Splendore del Nome, la Prudenza e la Sapienza.
Completano la complessa rappresentazione allegorica due figure alate: la Fama, nell’angolo inferiore del dipinto, e la Virtù, nel margine superiore.
Andrea Chiocca