Sala 12 Sala delle Muse

L’ultima sala, dedicata alle Muse (Sala 12), è affrescata da Manfredini e Teosa. La parte inferiore delle pareti è decorata con uno zoccolo con una doppia fila di baccellature a finto rilievo, sopra il quale corre un fregio continuo con un motivo a onda (o a nastro). La parte principale delle pareti è suddivisa in nicchie a tromp l’oeil contenenti le finte sculture delle Muse (nell’ordine, a partire dalla parete di destra: Euterpe, Talia, Melpomene, Tersicore, Erato, Polinnia, Urania, Calliope, Clio). Nelle pareti maggiori, tra una nicchia e l’altra si inseriscono specchiature con rilievi monocromi raffiguranti intrecci vegetali, festoni, teste maschili o femminili, drappi; al centro di ciascuna composizione si trova un medaglione ottagonale con le storie di Ercole (Ercole uccide Anteo; Raccolta delle mele d’oro delle Esperidi; Ercole riconsegna Alcesti al marito Admeto; Ercole cattura le cavalle di Diomede; Ercole strangola il leone Nemeo). Ad ogni riquadro corrisponde una cornice orizzontale inferiore e superiore con due diversi tipi di rilievi ad anthemion, che compaiono anche nelle cornici verticali che inquadrano le nicchie delle pareti minori e nelle lesene poste negli spazi tra le porte-finestre. Nelle soprapporte si trovano le allegorie della Pace (figura femminile con abiti all’antica, che sostiene un ramo di ulivo e una torcia, usata per incendiare una catasta di armi) e della Fedeltà (figura femminile con abiti all’antica, ritratta con un cuore in mano mentre accarezza un cane accucciato ai suoi piedi). Il cornicione che separa le pareti dalla volta presenta un fregio a meandro. Al centro della volta, decorata a cassettoni esagonali con fondo blu e rosellina centrale dorata, è raffigurato l’episodio di Ercole al bivio.

Stefania Cretella

Sala 11 Sala dell’Eneide o dell’Iliade

L’attribuzione degli affreschi della Sala dell’Eneide, nota anche come dell’Iliade (Sala 11), è ancora controversa, e la critica si divide tra Manfredini e Teosa (Lechi 1974, p. 90), proponendo anche l’ipotesi di una collaborazione tra i due artisti (Tanzi 1984, p. 95; Tanzi 1985, p. 91). Le affinità stilistiche che in questa fase accomunano i due artisti e la mancanza di documenti o di firme che ne attestino con certezza la paternità, rende in effetti complesso sciogliere il dubbio attribuzionistico.

Le pareti presentano uno zoccolo inferiore con motivo a meandro. Nelle pareti più corte vi sono quattro specchiature con decorazioni a grottesca su fondo bianco (festoni di foglie, girali, foglie d’acanto, putti, grifoni, teste femminili, penne di pavone); al centro, medaglioni ovali circondati da ghirlande floreali, all’interno dei quali si inseriscono scene cavalleresche legate al tema dell’amore (parete nord) e della morte (parete sud). Le soprapporte narrano episodi tratti dall’Eneide (dalla parete nord: Uccisione di Priamo; Partenza di Enea; Enea alla corte di Didone; Fuga di Enea). Le specchiature delle pareti maggiori contengono composizioni figurate con minime variazioni, composte da un piedistallo ornato con foglie e girali d’acanto, che incastonano una patera (in origine dovevano contenere decorazioni pittoriche a monocromo seppia, come testimonia una delle patere della parete a sera, che mostra Achille e Chirone); coppie di donne con abiti all’antica che sostengono sulla testa un canestro di fiori o frutta; un cornicione semicircolare sospeso in aria con testa di satiro centrale dalla quale cade un drappo con nastri, coppia di grifoni e fontana con coppia di uccelli che si abbeverano. Tutte le specchiature sono racchiuse in cornici lineari, delimitate internamente da un motivo ad astragalo a sole perline.

Il cornicione superiore di raccordo tra pareti e soffitto è dipinto con un motivo a foglie d’acanto e fiori a monocromo su fondo giallo, chiuso superiormente da una modanatura a kyma di cime di foglie. Il perimetro esterno della volta è suddiviso in riquadri mediante una semplice quadratura architettonica: nei riquadri minori vi sono scene di lotta tra uomini e centauri, circondati da volute vegetali, e coppie di putti o figure femminili all’antica accanto ad anfore con racemi vegetali, incorniciate da encarpi. Al centro dei lati maggiori, due riquadri con scene legate al tema dell’amore e della morte: a mattina Angelica cura Medoro, tratta dall’Orlando Furioso; a sera Tancredi battezza Clorinda morente, tratta dalla Gerusalemme liberata. Il medaglione centrale è suddiviso in cornici di varia forma: gli angoli esterni e il primo fregio sono dipinti a monocromo con girali d’acanto, putti, cigni e teste, mentre la campitura tra la cornice ottagonale e il medaglione ellittico centrale è ornata con decori a grottesca policromi, con girali d’acanto, fili di perle e arpie. Il medaglione ellittico è occupato da un finto telo fissato alla cornice, sul quale è illustrata la Contesa tra Achille e Agamennone narrata nell’Iliade.

Stefania Cretella

Sala 10 Sala dei veli

Le pareti della Sala dei veli (Sala 10), secondo ambiente dell’enfilade a mattina, mostrano delle semplici specchiature delimitate da una stretta modanatura e da una decorazione a fiori stilizzati, mentre lo zoccolo è decorato con tre diversi fregi continui: il primo dal basso è il più ampio e comprende un pampino d’uva; la seconda greca è formata da sfere e lire stilizzate su un motivo ad astragalo a sole perline; segue un fregio a meandro.

Il soffitto è opera autografa di Manfredini (firmato e datato 1798: “Peint par Joseph Manfredini anné VI Republic”). Sul finto cornicione che separa le pareti dalla volta si imposta un fregio in finto rilievo con baccellature alternate a foglie d’acanto, chiuso da un motivo ad astragalo a sole perline e da un motivo ad anthemion. La fascia centrale della volta è suddivisa in riquadri delimitati da modanature con motivo ad astragalo a sole perline, singolo o doppio, a sua volta incorniciato da un motivo a cerchi contenenti fiori a finto rilievo. I riquadri angolari ospitano pampini d’uva, leoni e sfingi, mentre all’interno di riquadri trapezoidali sono ritratte varie divinità all’interno di portici all’antica. Il nome della sala deriva dai veli trasparenti a pois che scendono dal centro della volta e coprono solo parzialmente le scene dipinte, grazie alla presenza di putti in piedi sul finto cornicione che sollevano i drappi.

Il centro del soffitto è occupato da un medaglione rettangolare contenente un rosone circolare. Lo spazio tra la cornice lineare e il rosone è riempito da finti rilievi a monocromo raffiguranti quattro grifoni, festoni e due tondi con teste femminili alate. Il rosone è invece composto da più elementi concentrici sovrapposti alle finte cornici architettoniche: una ghirlanda vegetale, il merletto plissettato da cui partono i veli e foglie d’acanto in finto bronzo.

Stefania Cretella

Sala 9 Sala dei Trionfi

L’ultimo ambiente a mattina è denominato Sala dei Trionfi (Sala 9) in riferimento alla decorazione della volta eseguita da Giuseppe Manfredini (Lechi 1974, p. 90; Tanzi 1985, p. 84) e raffigurante un corteo trionfale, o meglio una cerimonia sacrificale, che si svolge dietro un parapetto che corre sopra il cornicione, composto da pilastrini ornati con panoplie di armi e strumenti musicali, are, teste di Medusa e bucrani; nei quattro angoli sono appoggiate ricche anfore cesellate. Il folto gruppo di partecipanti al rito pagano comprende sacerdoti, suonatori, offerenti, fedeli, buoi, pecore e mufloni.

Il cornicione alla base della volta è dipinto con un fregio in finto rilievo monocromo, raffiguranti scene cerimoniali, interrotto da medaglioni con figure all’antica.

Il centro della volta è occupato dall’aquila di Giove con le ali spiegate e le saette tra gli artigli, simbolo della famiglia Martinengo.

Stefania Cretella

Sala 8 Sala delle lunette – Alcova

L’ultima sala dell’enfilade a sera (Sala 8), utilizzata come alcova e affrescata da Giuseppe Manfredini (Tanzi 1985, p. 89), finge un porticato formato da colonne singole o binate, con fusti scanalati e capitelli a foglie d’acanto e volute, sostenute da un cornicione inciso con un motivo a onda continua, a sua volta poggiante su uno zoccolo con riquadri in finto rilievo: i riquadri posti sono le colonne binate, presenti nelle pareti aperte dalle porte di passaggio tra i vari ambienti, sono ornati con girali in finti rilievi monocromi, mentre i riquadri di maggiori dimensioni sono dipinti con una doppia baccellatura divisa da cerchi. Nella parete rivolta verso il cortile, il motivo del porticato si interrompe per lasciare spazio alle due finestre. Sulle altre tre pareti, il porticato si apre su un cielo stellato, parzialmente oscurato da drappi bianchi ricamati con motivi vegetali e floreali. I tessuti sono fissati alle colonne e al cornicione, in modo da rimanere distesi e mostrare i medaglioni ottagonali centrali, raffiguranti personaggi della mitologia classica: Vesta, Diana ed Endimione, Orfeo e Euridice, Arianna abbandonata da Teseo sull’isola di Nasso (interpretata anche come Medea che attende la nave di Giasone. Cfr. Tanzi 1985, p. 91). Nell’apertura centrale dell’unica parete priva di porte e finestre il drappo è nascosto da un baldacchino dipinto, decorato al suo interno da encarpi. Lo spazio tra le colonne binate è occupato da teste femminili e festoni di fiori e foglie intrecciati con nastri turchesi. Il cornicione di raccordo tra pareti e soffitto, ornato con grottesche, contiene medaglioni con scene mitologiche legate al tema dell’amore e del sonno: Amore e Psiche, Ero e Leandro, Venere e Adone e Eos e Titone. Le soprapporte raffigurano paesaggi (allegorie delle quattro stagioni). Le quadrature architettoniche della volta fingono aperture a doppio arco a sesto acuto e ogivale al centro dei lati, aperture ad arco negli angoli e un oculo centrale, sempre affacciati sul cielo stellato. Nelle aperture angolari sono posti incensieri di varia forma, sotto gli archi al centro delle pareti vi sono figure femminili, putti e uccelli legati al tema della notte (gallo e civette), mentre nell’oculo ottagonale campeggia un ibis con le ali spiegate. Le cornici che formano la struttura architettonica sono dipinte con motivi a candelabra monocromi a finto rilievo e con rami fiorati e fogliati in policromia.

Stefania Cretella

Sala 7 Sala dei paesaggi

La Sala dei paesaggi (Sala 7) si deve a Giuseppe Manfredini (Manzoni s.d., p. 7; Lechi 1974, p. 89; Tanzi 1985, p. 83; Il Palazzo Martinengo… 2003, p. 118). Lo zoccolo delle pareti è dipinto con riquadri contenenti aperture circolari a trompe l’oeil divise da foglie d’acanto; lo zoccolo è separato dalla parte superiore della parete tramite una cornice con motivo a corda. Le pareti sono scandite da una serie di lesene ornate da candelabre a monocromo su fondo blu. La parete confinante con la sala 6 e quella antistante le finestre hanno al centro un riquadro raffigurante capricci architettonici con rovine ed edifici classici, di gusto piranesiano, mentre la parete confinante con la sala 8 conserva un camino in marmo. La specchiatura sopra il camino, attualmente coperta da una tela bianca, è delimitata da una cornice in stucco dipinto: le modanature verticali sono decorate con foglie e nastri intrecciati intorno a tondi con ritratti di profilo (uno di questi ritratti è accompagnato da un’iscrizione: “Re di Danimarca”). La modanatura si raccorda alla trabeazione con una mensola a ricciolo su cui si appoggia una foglia d’acanto, mentre la trabeazione ha quattro tondi con ritratti di profilo separati da festoni di fiori e nastri. La fascia superiore della parete è ornata da un fregio continuo con girali d’acanto, putti e teste su cartiglio su fondo rosso mattone, separato dalla volta da un’ulteriore modanatura a monocromo con motivo a kyma di foglie. Nelle sei soprapporte sono rappresentati paesaggi. La fascia esterna della volta è suddivisa in riquadri separati da lesene analoghe a quelle delle pareti. I riquadri angolari, dipinti in rosso mattone, ospitano teste dalla cui bocca pende un encarpo. Dalla testa si apre un velo plissettato con fasce colorate e ghirlande verdi che sottolineano la forma triangolare del riquadro. I riquadri principali sono dipinti con girali d’acanto, encarpi e uccelli su fondo bianco, distribuiti intorno a un medaglione triangolare con i lati curvilinei, all’interno del quale sono raffigurati paesaggi. Al centro della volta, entro una cornice rettangolare, si inserisce una cupola a trompe l’oeil profilata da una ghirlanda di foglie e piccoli fiori bianchi e azzurri, decorata con un rosone di foglie d’acanto e composizioni a girali d’acanto in finto stucco, separate da frasche verdi. Lo spazio tra la finta cupola e la cornice rettangolare è dipinto con decori vegetali e cartigli su fondo rosso mattone. Gli spazi tra le lesene, le specchiature e le soprapporte sono occupate da una ghirlanda continua e lineare di foglie.

Stefania Cretella

Sala 6 Sala di Apollo

Nella seconda sala a sera, detta Sala di Apollo, Giuseppe Teosa ha suddiviso le pareti in campiture rettangolari, strette e slanciate, inserite su superfici verdi e sopra una zoccolatura in finto marmo, separata da un cornicione. All’interno della zoccolatura si inseriscono riquadri dipinti con girali d’acanto e fiori a monocromo. In base allo spazio a disposizione, Teosa ha alternato campiture rettangolari di diversa larghezza e di differenti decori. Le pseudo-lesense di dimensioni minori sono dipinte con motivi vegetali a monocromo su fondo marrone, mentre quelle di medie dimensioni presentano riquadri romboidali contenenti vedute con rovine ed edifici all’antica (secondo Tanzi di mano del Manfredini. Cfr. Tanzi 1984, p. 95) alternati a riquadri con profili a monocromo, circondati da cornicette lineari arricchite da riccioli e piccoli cammei a mandorla. Le specchiature più ampie sono dipinte con grottesche su fondo bianco, intervallate da cornici ottagonali o esagonali con storie di Annibale (Incontro tra Annibale e Scipione prima della battaglia di Zama; Morte del fratello Asdrubale; Apparizione ad Annibale della guida celeste verso l’Italia; Annibale sulle Alpi che osserva l’Italia; Giuramento di eterno odio nei confronti dei Romani; Suicidio di Annibale). Nella porzione di muro tra le finestre e nella parete confinante con la sala 5 sono raffigurate complesse composizioni costituite da un riquadro orizzontale con vedute architettoniche, sostenuto da putti o creature di fantasia, sul quale si impostano esili colonne binate con arco a tutto sesto; sotto l’arco si trovano Ercole (tra le finestre) e Deianira, con in mano il drappo macchiato del sangue del centauro Nesso (sulla parete di sinistra).

In origine, la parete di destra, confinante con la sala 7, accoglieva il camino: resta ancora la cornice in stucco bianco e dorato della specchiera, con motivi a foglia, girali d’acanto e due cammei con ritratti di profilo. Le sei soprapporte riprendono il tema delle vedute con rovine e architetture classiche.

Il nome della sala deriva dall’errata interpretazione del riquadro posto al centro della volta, in passato considerato Apollo alla guida del carro del sole o Apollo e Fetonte (Manzoni 2003, p. 118; Falconi 2006, p. 187); la scena rappresenta in realtà Aurora e Cefalo, con la dea seduta sul carro trainato dai cavalli Lampo e Fetonte, mentre tenta di rapire Cefalo durante una battuta di caccia.

mentre il resto della volta è ornato con lesene angolari e riquadri a grottesche, figurine femminili all’antica, cigni, festoni di foglie, girali d’acanto e fiori su fondo bianco.

Stefania Cretella

Sala 5 Sala degli antefatti della guerra di Troia

La prima sala a sera, detta Sala degli antefatti della guerra di Troia (Sala 5), è opera di attribuzione controversa: se per Manzoni e Lechi gli affreschi sono da attribuire al solo Giuseppe Teosa (Manzoni s.d., p. 8; Lechi 1974, p. 89), per Tanzi l’opera sarebbe frutto della collaborazione tra Teosa e Manfredini (Tanzi 1984, p. 95; Tanzi 1985, p. 91); al primo spetterebbero le storie del soffitto e le sopraporte, mentre al secondo si dovrebbe l’invenzione del progetto generale e l’esecuzione della volta e delle specchiature.

Le pareti sono scandite da coppie di lesene sovrapposte, con capitello ionico e fusto scanalato, in parte ornato da cascate di boccioli. Le lesene sostengono un cornicione continuo, posto tra le pareti e la volta, decorato con modanature con diversi motivi di derivazione classica (astragalo a sole perline, kyma di cime di foglie, dentelli e kyma ionico) e un fregio centrale con finti rilievi raffiguranti coppie di grifoni, anfore, girali vegetali. All’interno delle quadrature, poste tra le lesene e circondate da una cornice con meandri, sono raffigurate composizioni a grottesche con animali, mostri, erme, teste, neonati in fasce, tondi e mandorle con vedute e rovine, drappi, rilievi a monocromo con putti, volute e composizioni vegetali, collane e cammei. Lo zoccolo inferiore delle pareti è dipinto con riquadri contenenti una serie di delfini con code intrecciate e foglie. Al centro della parete prospiciente le finestre si trova un grande specchio inserito in una cornice in stucco dipinto, con foglie e fiori stilizzati. Le due sovrapporte raffigurano Orfeo e Diana.

Il soffitto è affrescato con una ricca quadratura architettonica. La cornice esterna è suddivisa da mensole scolpite nella parte superiore con teste e foglie d’acanto. I quattro angoli presentano nicchie circolari contenenti finti vasi in stucco, superfici con motivi a grottesca su fondo blu, cornici con motivo a meandro e fregi con corone d’alloro in monocromo su fondo azzurro. Nei riquadri rettangolari sono invece raffigurati episodi della mitologia greca: il Giudizio di Paride, il Banchetto di nozze di Peleo e Teti, Achille nell’isola di Sciro e il Sacrificio di Ifigenia. La cornice esterna determina un oculo esagonale che dilata illusionisticamente lo spazio, mostrando un soffitto a trompe l’oeil costituito da: cornice a cassettoni; panoplie di strumenti musicali ai quattro angoli; doppia cornice circolare con diverse modanature (meandro, kyma, astragalo a solo sole perline); teoria di sirene con coda a foglie d’acanto alternate a medaglie a mandorla con vasi e statue a monocromo, tra festoni di fiori e nastri; oculo centrale aperto sul cielo, chiuso da un drappo a ombrello fissato al bordo dell’oculo, con foglie sovrapposte a formare il rosone centrale.

Stefania Cretella

Sala 4 Sala della Gloria

Al termine della galleria si trova una grande sala, detta Sala della Gloria (Sala 4), completamente affrescata con quadrature architettoniche di gusto neoclassico, sebbene con ancora qualche persistenza barocchetta. La complessa quadratura architettonica, arricchita da una straordinaria profusione di elementi decorativi rivela l’abilità del quadraturista attivo all’interno del salone, con ogni probabilità da individiare in Saverio Gandini, tenendo conto delle analogie esistenti tra i motivi a candelabra presenti nelle specchiature del salone in esame e gli elementi decorativi realizzati dall’artista cremonese nella sala del piano terreno di palazzo Averoldi. Le pareti sono scandite da lesene con capitelli ionici: quelle angolari hanno fusto scanalato, mentre le lesene poste lungo le pareti sono decorate con motivi a candelabra a monocromo su fondo blu. Le specchiature tra le lesene, delimitate da cornici con motivo a catena, sono dipinte a monocromo con candelabre e panoplie di armi. La specchiatura della parete confinante con la sala 3 contiene invece uno scorcio della locale piazza del Duomo, con la fontana di Brescia Guerriera, il Broletto e la torre civica. Lo scorcio, posto sopra il camino in marmo giallo, è inserito in una cornice in stucco con girali d’acanto ed è sormontato da un riquadro con panoplia di armi e rami di quercia, sempre in stucco. Le soprapporte sono sostituite da finte trabeazioni con mensole a foglia d’acanto e festone vegetale con fiocco, sopra le quali si innesta un timpano spezzato con conchiglia in rilievo e tralci di foglie. Al centro del timpano campeggia un vaso in bronzo brunito e dorato. Nella zona inferiore delle pareti è dipinta una finta zoccolatura con riquadri marmorei in corrispondenza delle lesene e riquadri con festoni vegetali e nastri in finto rilievo sotto le specchiature.

Sul cornicione che separa le pareti dalla volta si imposta un finto porticato costituito da pilastri polistili con capitelli corinzi: il lato esterno del fusto, rivolto verso la sala, è decorato con motivi a candelabra in monocromo su fondo blu, mentre gli altri sono scanalati. I pilastri poggiano sulla balaustra in finti marmi che delimita il camminamento del porticato e sostengono la trabeazione. Ai quattro angoli si trovano edicole con nicchia emisferica e timpano triangolare. Sul cornicione, fuori dalla balaustra, sono dipinte statue sedute accanto alle edicole e medaglioni posti al centro dei singoli lati, con teste e volute scolpite, cornice interna ovale contenente una figura all’antica in finto rilievo, una ghirlanda di fiori in policromia e frasche dorate. Le volte delle campate della galleria sono ornate con motivi rocaille. Sulla trabeazione che separa il porticato dal centro della volta sono inseriti quattro stemmi con l’aquila dei Martinengo, sormontati da una corona e circondati da armi e bandiere dorate. Al centro della volta, il soffitto dipinto si apre su un cielo coperto di nubi, delimitato da un cornicione quadrato con angoli smussati. Tra le nubi rosate si inserisce il Trionfo dell’Onore, secondo Fausto Lechi, attribuibile a Pietro Scalvini (Lechi 1974, p. 86). La figura centrale, probabilmente un membro della famiglia Martinengo, stringe nella mano destra lo scettro, indossa una corazza dorata ed è avvolta in un manto rosso. Sopra di lei la Virtù, incarnata da una figura femminile alata con un sole sul petto, ritratta mentre solleva la corona d’alloro. Sulla sinistra, la Fama suona la tromba, mentre sulla destra si trovano altre due figure femminili: la Scienza, con il capo alato e uno specchio tra le braccia, e la Ragione, con in mano la sferza e il freno. L’apoteosi è completata da alcuni putti in volo, due dei quali, tenendo una bandiera e uno scudo, allusione al valor militare, fuoriescono dalla scena invadendo illusionisticamente lo spazio reale della sala.

Stefania Cretella

Sala 3 Quadratura

La parte superiore delle pareti è ornata da un fregio continuo sui toni del verde, dipinto probabilmente in epoca successiva, composto da tralci di rose e pampini d’uva che si ripetono schematicamente. Il passaggio tra parete e volta è sottolineato da un cornicione dipinto in finto marmo, sul quale si imposta il primo elemento decorativo della volta, costituito da otto decori architettonici dai profili curvilinei ornati da riccioli vegetali, collegati tra loro formando una cornice continua che marca la base della volta. Gli elementi angolari accolgono al loro interno una foglia d’acanto in finto stucco, mentre quelli posti al centro di ogni lato presentano una cupoletta emisferica. Da questi ultimi partono brevi elementi di raccordo con la successiva cornice quadrilobata, anch’essa movimentata da analoghi ornamenti a ricciolo e foglie d’acanto. Tutti questi elementi architettonici, dipinti in monocromo, sono decorati da tralci e racemi vegetali dorati. Le campiture formate tra la decorazione architettonica della base e la cornice quadrilobata sono occupate da un motivo a grata con tondi e fiori in rilievo, il tutto dipinto in azzurro. La cornice apre illusionisticamente lo spazio su un’ulteriore volta, formata da quattro nicchie emisferiche costolonate e da un medaglione ellittico centrale. Il rosone del medaglione e la sommità delle nicchie presentano decori a foglie d’acanto e tralci vegetali in finto rilievo simili a quelli della prima fascia.

Iscrizione alla base del cornicione: “C. CAT. 435”.

Stefania Cretella