Sala 2 Bacco e Arianna

Attraversando un andito che funge da piccolo corridoio di passaggio, si accede alla seconda sala, affrescata ancora una volta da Carloni in collaborazione con Giovanni Zanardi (Monti, Zanardi 1965, p. 27). L’articolata quadratura architettonica si sviluppa su tre livelli; sulla balaustra marmorea continua decorata con corbeilles floreali giacciono coppie di putti, ritratti con attributi legati al tema amoroso come la torcia e la freccia, gli strumenti musicali e la damigiana di vino. Alle spalle della balaustra si articola un colonnato marmoreo rosato con capitelli ionici che sostiene l’architrave mistilinea che, nei punti di snodo, poggia su colonnine binate, creando una nicchia che ospita uno stemma coronato. Infine, una struttura marmorea formata da arcate continue con trabeazione polilobata incornicia la figura di Bacco, abbigliato con un manto purpureo bordato d’ermellino e la corona di pampini d’uva, mentre con il braccio sinistro stringe le spalle di Arianna; sulla sinistra si staglia un putto con il tirso, un vaso rovesciato e una lucerna e dinnanzi alla nuvola si libra una figura con ali di farfalla che solleva un cesto di vimini ricco di pampini d’uva.

Giulia Adami

Sala 3 Zefiro e Flora

La terza stanza è dominata da articolati gruppi di colonne e pilastri marmorei rastremati con capitelli dorati a sostegno dell’architrave polilobato, impianti decorativi frutto della collaborazione tra Carloni e Carlo Molinari, ideatore delle quadrature architettoniche illusionistiche di cui è attestata la morte nel 1747 (Quecchia 2015, p. 78). Agli angoli i pilastri e le colonne sorreggono quattro architravi marmorei curvi e sporgenti, che creano quattro oculi angolari aperti sul cielo, con stemmi e decorazioni vegetali sostenuti da putti. Al centro della ridondante quadratura si trova Zefiro, intento a ornare il capo di Flora con festoni floreali dipanati da piccoli putti volteggianti.

Giulia Adami

Sala 4 Allegorie della Giustizia e della Pace

Dalla rampa destra dello scalone si accede alla quarta sala del piano superiore. La quadratura questa volta è impostata su un alto basamento dal profilo mosso e spezzato con l’alternarsi di angoli vivi, riccioli, volute e protomi leonine in finto bronzo. I quattro ovali rosati posti negli angoli della sala presentano dati stilistici disorganici, frutto di uno stato conservativo non omogeneo della pittura. Questi elementi, sormontati da drappi celesti e dorati a coppie, raffigurano quattro figure allegoriche caratterizzate da attributi non ben riconoscibili: le due figure femminili esibiscono rispettivamente uno specchio e un ramo di ulivo, che le pone in relazione con la tematica della pace; i due uomini invece, iconograficamente più affini al tema militare, sono vestiti con abiti marziali. Una balaustra continua e mistilinea sostiene alcuni vasi adorni di composizioni floreali e poggia su colonnine e pilastri in marmo rosa e capitelli dorati che, a loro volta, sostengono plinti in marmo bianco. Al centro del soffitto, nel cielo coperto da nubi rosate, si scorge il Trionfo della Giustizia e della Pace; sopra il capo delle due figure, un putto ostenta due corone, una d’alloro, l’altra di ulivo.

Giulia Adami

Sala 5 Alcova

L’ultima sala, verosimilmente l’alcova, è caratterizzata da un grande affresco di mano di Carlo Innocenzo Carloni che vede protagonista Imeneo, dio del matrimonio, che riceve un cuore e preziosi gioielli dai piccoli putti che lo accompagnano, mentre nella mano sinistra stringe un anello. La decorazione illusionistica prevede una quadratura architettonica a due volumi che sovrappone una volta con oculo centrale quadrilobato a un portico quadrato, decorati rispettivamente con festoni di frutta, scudi con profili rocaille, elementi fitomorfi e dipinti con paesaggi a monocromo.

Giulia Adami

Sala 12 Sala delle Muse

L’ultima sala, dedicata alle Muse (Sala 12), è affrescata da Manfredini e Teosa. La parte inferiore delle pareti è decorata con uno zoccolo con una doppia fila di baccellature a finto rilievo, sopra il quale corre un fregio continuo con un motivo a onda (o a nastro). La parte principale delle pareti è suddivisa in nicchie a tromp l’oeil contenenti le finte sculture delle Muse (nell’ordine, a partire dalla parete di destra: Euterpe, Talia, Melpomene, Tersicore, Erato, Polinnia, Urania, Calliope, Clio). Nelle pareti maggiori, tra una nicchia e l’altra si inseriscono specchiature con rilievi monocromi raffiguranti intrecci vegetali, festoni, teste maschili o femminili, drappi; al centro di ciascuna composizione si trova un medaglione ottagonale con le storie di Ercole (Ercole uccide Anteo; Raccolta delle mele d’oro delle Esperidi; Ercole riconsegna Alcesti al marito Admeto; Ercole cattura le cavalle di Diomede; Ercole strangola il leone Nemeo). Ad ogni riquadro corrisponde una cornice orizzontale inferiore e superiore con due diversi tipi di rilievi ad anthemion, che compaiono anche nelle cornici verticali che inquadrano le nicchie delle pareti minori e nelle lesene poste negli spazi tra le porte-finestre. Nelle soprapporte si trovano le allegorie della Pace (figura femminile con abiti all’antica, che sostiene un ramo di ulivo e una torcia, usata per incendiare una catasta di armi) e della Fedeltà (figura femminile con abiti all’antica, ritratta con un cuore in mano mentre accarezza un cane accucciato ai suoi piedi). Il cornicione che separa le pareti dalla volta presenta un fregio a meandro. Al centro della volta, decorata a cassettoni esagonali con fondo blu e rosellina centrale dorata, è raffigurato l’episodio di Ercole al bivio.

Stefania Cretella

Sala 11 Sala dell’Eneide o dell’Iliade

L’attribuzione degli affreschi della Sala dell’Eneide, nota anche come dell’Iliade (Sala 11), è ancora controversa, e la critica si divide tra Manfredini e Teosa (Lechi 1974, p. 90), proponendo anche l’ipotesi di una collaborazione tra i due artisti (Tanzi 1984, p. 95; Tanzi 1985, p. 91). Le affinità stilistiche che in questa fase accomunano i due artisti e la mancanza di documenti o di firme che ne attestino con certezza la paternità, rende in effetti complesso sciogliere il dubbio attribuzionistico.

Le pareti presentano uno zoccolo inferiore con motivo a meandro. Nelle pareti più corte vi sono quattro specchiature con decorazioni a grottesca su fondo bianco (festoni di foglie, girali, foglie d’acanto, putti, grifoni, teste femminili, penne di pavone); al centro, medaglioni ovali circondati da ghirlande floreali, all’interno dei quali si inseriscono scene cavalleresche legate al tema dell’amore (parete nord) e della morte (parete sud). Le soprapporte narrano episodi tratti dall’Eneide (dalla parete nord: Uccisione di Priamo; Partenza di Enea; Enea alla corte di Didone; Fuga di Enea). Le specchiature delle pareti maggiori contengono composizioni figurate con minime variazioni, composte da un piedistallo ornato con foglie e girali d’acanto, che incastonano una patera (in origine dovevano contenere decorazioni pittoriche a monocromo seppia, come testimonia una delle patere della parete a sera, che mostra Achille e Chirone); coppie di donne con abiti all’antica che sostengono sulla testa un canestro di fiori o frutta; un cornicione semicircolare sospeso in aria con testa di satiro centrale dalla quale cade un drappo con nastri, coppia di grifoni e fontana con coppia di uccelli che si abbeverano. Tutte le specchiature sono racchiuse in cornici lineari, delimitate internamente da un motivo ad astragalo a sole perline.

Il cornicione superiore di raccordo tra pareti e soffitto è dipinto con un motivo a foglie d’acanto e fiori a monocromo su fondo giallo, chiuso superiormente da una modanatura a kyma di cime di foglie. Il perimetro esterno della volta è suddiviso in riquadri mediante una semplice quadratura architettonica: nei riquadri minori vi sono scene di lotta tra uomini e centauri, circondati da volute vegetali, e coppie di putti o figure femminili all’antica accanto ad anfore con racemi vegetali, incorniciate da encarpi. Al centro dei lati maggiori, due riquadri con scene legate al tema dell’amore e della morte: a mattina Angelica cura Medoro, tratta dall’Orlando Furioso; a sera Tancredi battezza Clorinda morente, tratta dalla Gerusalemme liberata. Il medaglione centrale è suddiviso in cornici di varia forma: gli angoli esterni e il primo fregio sono dipinti a monocromo con girali d’acanto, putti, cigni e teste, mentre la campitura tra la cornice ottagonale e il medaglione ellittico centrale è ornata con decori a grottesca policromi, con girali d’acanto, fili di perle e arpie. Il medaglione ellittico è occupato da un finto telo fissato alla cornice, sul quale è illustrata la Contesa tra Achille e Agamennone narrata nell’Iliade.

Stefania Cretella

Sala 10 Sala dei veli

Le pareti della Sala dei veli (Sala 10), secondo ambiente dell’enfilade a mattina, mostrano delle semplici specchiature delimitate da una stretta modanatura e da una decorazione a fiori stilizzati, mentre lo zoccolo è decorato con tre diversi fregi continui: il primo dal basso è il più ampio e comprende un pampino d’uva; la seconda greca è formata da sfere e lire stilizzate su un motivo ad astragalo a sole perline; segue un fregio a meandro.

Il soffitto è opera autografa di Manfredini (firmato e datato 1798: “Peint par Joseph Manfredini anné VI Republic”). Sul finto cornicione che separa le pareti dalla volta si imposta un fregio in finto rilievo con baccellature alternate a foglie d’acanto, chiuso da un motivo ad astragalo a sole perline e da un motivo ad anthemion. La fascia centrale della volta è suddivisa in riquadri delimitati da modanature con motivo ad astragalo a sole perline, singolo o doppio, a sua volta incorniciato da un motivo a cerchi contenenti fiori a finto rilievo. I riquadri angolari ospitano pampini d’uva, leoni e sfingi, mentre all’interno di riquadri trapezoidali sono ritratte varie divinità all’interno di portici all’antica. Il nome della sala deriva dai veli trasparenti a pois che scendono dal centro della volta e coprono solo parzialmente le scene dipinte, grazie alla presenza di putti in piedi sul finto cornicione che sollevano i drappi.

Il centro del soffitto è occupato da un medaglione rettangolare contenente un rosone circolare. Lo spazio tra la cornice lineare e il rosone è riempito da finti rilievi a monocromo raffiguranti quattro grifoni, festoni e due tondi con teste femminili alate. Il rosone è invece composto da più elementi concentrici sovrapposti alle finte cornici architettoniche: una ghirlanda vegetale, il merletto plissettato da cui partono i veli e foglie d’acanto in finto bronzo.

Stefania Cretella

Sala 9 Sala dei Trionfi

L’ultimo ambiente a mattina è denominato Sala dei Trionfi (Sala 9) in riferimento alla decorazione della volta eseguita da Giuseppe Manfredini (Lechi 1974, p. 90; Tanzi 1985, p. 84) e raffigurante un corteo trionfale, o meglio una cerimonia sacrificale, che si svolge dietro un parapetto che corre sopra il cornicione, composto da pilastrini ornati con panoplie di armi e strumenti musicali, are, teste di Medusa e bucrani; nei quattro angoli sono appoggiate ricche anfore cesellate. Il folto gruppo di partecipanti al rito pagano comprende sacerdoti, suonatori, offerenti, fedeli, buoi, pecore e mufloni.

Il cornicione alla base della volta è dipinto con un fregio in finto rilievo monocromo, raffiguranti scene cerimoniali, interrotto da medaglioni con figure all’antica.

Il centro della volta è occupato dall’aquila di Giove con le ali spiegate e le saette tra gli artigli, simbolo della famiglia Martinengo.

Stefania Cretella

Sala 8 Sala delle lunette – Alcova

L’ultima sala dell’enfilade a sera (Sala 8), utilizzata come alcova e affrescata da Giuseppe Manfredini (Tanzi 1985, p. 89), finge un porticato formato da colonne singole o binate, con fusti scanalati e capitelli a foglie d’acanto e volute, sostenute da un cornicione inciso con un motivo a onda continua, a sua volta poggiante su uno zoccolo con riquadri in finto rilievo: i riquadri posti sono le colonne binate, presenti nelle pareti aperte dalle porte di passaggio tra i vari ambienti, sono ornati con girali in finti rilievi monocromi, mentre i riquadri di maggiori dimensioni sono dipinti con una doppia baccellatura divisa da cerchi. Nella parete rivolta verso il cortile, il motivo del porticato si interrompe per lasciare spazio alle due finestre. Sulle altre tre pareti, il porticato si apre su un cielo stellato, parzialmente oscurato da drappi bianchi ricamati con motivi vegetali e floreali. I tessuti sono fissati alle colonne e al cornicione, in modo da rimanere distesi e mostrare i medaglioni ottagonali centrali, raffiguranti personaggi della mitologia classica: Vesta, Diana ed Endimione, Orfeo e Euridice, Arianna abbandonata da Teseo sull’isola di Nasso (interpretata anche come Medea che attende la nave di Giasone. Cfr. Tanzi 1985, p. 91). Nell’apertura centrale dell’unica parete priva di porte e finestre il drappo è nascosto da un baldacchino dipinto, decorato al suo interno da encarpi. Lo spazio tra le colonne binate è occupato da teste femminili e festoni di fiori e foglie intrecciati con nastri turchesi. Il cornicione di raccordo tra pareti e soffitto, ornato con grottesche, contiene medaglioni con scene mitologiche legate al tema dell’amore e del sonno: Amore e Psiche, Ero e Leandro, Venere e Adone e Eos e Titone. Le soprapporte raffigurano paesaggi (allegorie delle quattro stagioni). Le quadrature architettoniche della volta fingono aperture a doppio arco a sesto acuto e ogivale al centro dei lati, aperture ad arco negli angoli e un oculo centrale, sempre affacciati sul cielo stellato. Nelle aperture angolari sono posti incensieri di varia forma, sotto gli archi al centro delle pareti vi sono figure femminili, putti e uccelli legati al tema della notte (gallo e civette), mentre nell’oculo ottagonale campeggia un ibis con le ali spiegate. Le cornici che formano la struttura architettonica sono dipinte con motivi a candelabra monocromi a finto rilievo e con rami fiorati e fogliati in policromia.

Stefania Cretella